Itaca
Bevilacqua e Osti. Merci e disfunzioni (d’Oriente). 2
28 Settembre 2008
 

Di qua, la giovane comitiva di facce quadrate, allungata sulle seggiole del caffè Teatro, talmente svogliata da far pensare la vita un rebus insolubile; di là, commessi dell’Iper d’Oriente fra marosi ed un entroterra d’oggetti, nella più cerimoniosa delle indifferenze: disegnano una loro parte, nelle brevi traiettorie dell’attesa…

Americani… cinesi… ed il tizio che passa con un’anatra di gomma…

Francesco Osti

 

 

E ancora niente sembrava scalfirgli il sorriso

come un piano mono-nota i nomi sbagliati

sulle pizze, lei pronunciava e rideva nella luce.

E tornava al tavolo, quello all’angolo sulla sinistra

una vita gli aveva aperto colori tra le ordinazioni

così planava sui valligiani parcheggiati e spenti

nella pizzeria misto cinese. C’erano i camion,

quelli che corrono sotto la pelle quando si affaccia

la strada statale. I piatti, le posate, gelato fritto

la salsa rossa quasi fosforescente come sangue

lucidato e tirato a nuovo. La cera, ecco la cera,

qualcosa di opalescente riluceva dai discorsi

nostri come se qualcos’altro d’oriente voleva

amabilmente incastonarsi e spremersi sui vestiti

perenne, e spezzarci il concetto di tavola e sorrisi.

Massimo Bevilacqua

 

 

Materiali per la manutenzione. –Alexi Murdoch, album Time without consequence. –Antony and the Johnsons, album I am a bird now.

 

(da 'l Gazetin, marzo 2007)


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