Bimbi in carcere. Bene ministro Alfano, avrà il nostro sostegno!
28 Agosto 2008
 

A fronte delle dichiarazioni del ministro della Giustizia Angelino Alfano (foto) di costruire strutture idonee ad ospitare le madri detenute con i loro figli e di porre fine allo scempio dei bimbi in carcere, posso solo fargli i nostri complimenti e dichiararmi fin d'ora al suo fianco su questa iniziativa.

Solo pochi giorni fa con il senatore Marco Perduca avevamo indirizzato al Guardasigilli e alla ministra per le Pari Opportunità una interrogazione parlamentare per cercare di capire come risolvere la questione, preannunciando anche la presentazione di un disegno di legge.

In occasione delle visite di Radicali Italiani il giorno di ferragosto in alcuni Istituti Penitenziari, avevamo verificato la presenza di detenute madri e dei loro figli, come i due bimbi presenti nel nido di Sollicciano/Firenze, rispettivamente di 6 e 14 mesi. Dai dati emersi dal “V Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia”, redatto dall’Associazione Antigone e presentato lo scorso luglio, sarebbero 2.385 le donne detenute, di cui 68 madri con 70 bimbi con meno di tre anni reclusi con loro, mentre altre 23 detenute risultavano in gravidanza. In Europa i bambini con genitori detenuti sono 800.000, 43.000 dei quali italiani.

Una situazione intollerabile, che contraddice la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, e che doveva essere risolta con la legge Finocchiaro (40/2001): misure per evitare la pena detentiva carceraria alle donne con figli minori di 10 anni (e quindi ai loro bimbi sotto i tre anni); per fruirne, la mancanza di pericoli di commettere ulteriori delitti. La maggior parte delle detenute-madri sono in carcere per stupefacenti e prostituzione, reati con alto tasso di recidiva e che, quindi, le terrebbero fuori dai benefici della legge.

Più in generale la normativa è stata disapplicata e presenta questi limiti, soprattutto per chi è in attesa di giudizio. Le straniere, inoltre, non avendo spesso un’abitazione dove scontare gli arresti domiciliari, sono costrette a tenere i bimbi in carcere fino al compimento dei tre anni, per poi soffrire del trauma della separazione. Bimbi innocenti, prima reclusi in carcere, e poi -in molti casi- “reclusi” in orfanotrofio.

Nella passata legislatura, la Commissione Giustizia della Camera aveva approvato una proposta di legge di Enrico Buemi (Rosa nel Pugno, firmata anche da me) che realizzando case-famiglia protette, tentava di rimediare ai limiti della legge Finocchiaro.

Se le loro madri sono colpevoli di delitti puniti con la detenzione, occorre salvaguardare lo sviluppo armonico della personalità di questi bimbi.

 

Donatella Poretti


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