Sono ormai decine di migliaia le persone in Italia che hanno partecipato e vinto un concorso pubblico, ed aspettano da anni, a volte anche più di 6, di essere assunti. La causa di questi ritardi riguarda il “blocco delle assunzioni” che oramai viene reiterato in Italia da quasi 15 anni a varie riprese; il “blocco” attuale è in vigore dal 2001. Un problema che riguarda indistintamente ogni tipo di amministrazione pubblica: ministeri, sanità, enti locali, scuole, amministrazioni provinciali e comunali, forze armate, enti di ricerca.
La domanda nasce spontanea: se la Pubblica Amministrazione non può assumere, perché indice continuamente nuovi concorsi pubblici?
In Italia la macchina concorsuale invece lavora incessantemente creando graduatorie di vincitori che saranno assunti dopo molti anni, nonché liste di idonei cui la pubblica amministrazione dovrebbe attingere nel caso di bisogno, ma che nella realtà vengono lasciate scadere per poter fare nuovi concorsi.
I vincitori di concorso, però, hanno acquisito un diritto a ricoprire un incarico lavorativo nella P.A. (sancito dall'Articolo 97 della Costituzione), e dovrebbero avere la precedenza nell'assunzione rispetto ai lavoratori precari, e, cosa altrettanto importante, i costi di tanti concorsi pubblici inutili, continuano a pesare in modo non indifferente sulla spesa pubblica.
Per queste ragioni insieme al senatore Marco Perduca ho depositato un'interrogazione parlamentare, per sapere per quali ragioni vengano banditi concorsi se i vincitori degli stessi non vengono poi assunti, e quali iniziative il Ministro intenda assumere a tutela dei vincitori di pubblici concorsi, al fine di garantire il loro diritto ad essere assunti.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione