Lisistrata
Lidia Menapace. La Sinistra c'è! (diario post elettorale)
27 Maggio 2008
 

Dopo l'alluvione elettorale ho svolto varie iniziative, alle quali sono stata invitata e non organizzate da me, a dimostrazione del fatto che nel microcosmo che conosco, l'attività è stata mantenuta e gestita molto bene.

 

A Padova il 23 aprile per i Beati i costruttori di pace, nell'aula magna di una scuola, molto partecipata e ben riuscita, dal gradevole titolo: “La tigre non era di carta, ma è molto malata”.

 

A Civitanova Marche, la commemorazione del 25 aprile nell'ambito di quelle previste e organizzate dalla Regione, con buonissima affluenza e adesione pubblica e popolare spontanea, con qualche mugugno di giovani di un centro sociale che volevano la tribuna per parlare di una loro questione non legata al 25 aprile, senza conseguenze se non una litigata in pubblico con me. A parte questa marginale scemenza, si rivela sempre più utile la decisione dell'Anpi di iscrivere i giovani antifascisti per dare continuità all'associazione e all'antifascismo.

 

A Bovolone (Verona) il 27 per il Gruppo per il pluralismo e il dialogo una giornata dedicata a “Il linguaggio violento della politica” una iniziativa molto bella con presenza di persone di Locri: vi è una specie di gemellaggio tra Bovolone e Locri data la lunga attività in Calabria di mons. Bregantin Vescovo, da Trento, conosciuto nel Veneto e non solo, per la sua coraggiosa pastorale antimafia e di recente trasferito dalla diocesi di Locri-Gerace in Molise e si ha difficoltà a credere che non sia un esilio. Il gruppo gestisce numerose iniziative sociali come i Gas e viaggi di memoria e solidarietà con popoli dell'America latina. Insomma un pezzo di Italia che resiste in Veneto nel cuore della Lega e peggio. Con tenacia e intelligenza. E molta apertura verso gli e le immigrate.

 

A Rivalta di Torino l'8 maggio un dibattito promosso dal Comune (una sindaca Pd con molte assessore) sulla 194 con invito anche al Movimento per la vita, nella persona del suo presidente torinese, pure una bella serata con vivace dibattito, presenza attiva di donne immigrate che frequentano il consultorio con molto favore, e la fondata prova che la 194 è ancora salda, ma non bisogna mollare.

 

Il 9 a Savona per l'Udi locale: in una vivace libreria (organizza dibattiti mostre ecc.) la cui inequivocabile “tendenza” è dimostrata da foto manifesti e insegne resistenziali, si proiettava un video sulle donne savonesi della Resistenza, un bellissimo dibattito con affettuose espressioni e ragazze e ragazzi presenti anche con testimonianze derivanti da ricerche fatte. Durante la cena e oltre fino a che non dovevo partire, mi è stato chiesto che farò da grande e ho raccontato le nostre attività e speranze.

 

Il 10 a Roma dove compagni e compagne della ex federazione romana del Pdup volevano ritrovarsi per una rimpatriata e anche per saggiare un po' gli stati d'animo e il futuro. Erano più di un centinaio nel bel parco di una villa romana, sede di municipalità ed è stata una cosa gloriosa, di grande respiro e di molta preoccupazione, insomma bene.

 

L'11 ad Albenga, una cosa che fanno da alcuni anni come Social Forum del ponente savonese, una cosa che si chiama “Domandare camminando”, camminata lenta che attraversa il territorio da Ceriale ad Albenga e lì, giunta nella piazza del Comune, dalle 16 alle 19 si svolge una intera serata con discorsi dibattito festa musica danze (di donne immigrate anche) e insomma un bell'intrattenimento che mi piace particolarmente perché il tutto si svolge con calma e lentezza per alternatività alla competizione e corse selvagge cui siamo invitati sempre. Anche in questo caso le persone erano tante ma i partiti non si sono visti. Anche qui un intervento da Locri. Il tema principale era l'informazione dato che quest'anno si ricordava Enzo Baldoni ed era presente anche il fratello.

 

Il 15 sera a Bolzano nella sala della biblioteca di una circoscrizione lo spettacolo Racconti di vita di donne migranti tratto dal libro di pari titolo scritto da una compagna di Bolzano e presentato per la seconda volta in città dopo una trionfale première nella sala di rappresentanza del Comune. Importantissimo lavoro, dato che anche a Bolzano sta alzandosi sordamente una ondata di paura e di ostilità verso gli stranieri.

 

Il 16 a Modena per la commemorazione nella sala del Consiglio comunale di una carissima compagna dell'Udi, morta pochi mesi fa e che era la esponente più in vista della Sinistra democratica modenese. Renata Bergonzoni è stata anche una grande avvocata, tenace difensora di donne e attiva nelle istituzioni, nel predisporre interventi e uffici ad hoc, soprattutto per la riforma del diritto di famiglia, contro la violenza domestica sulle donne e per l'attuazione della 194. Anche lì, mentre si pranzava sono stata richiesta di illustrare le nostre iniziative.

 

Il 18 a Pescara in una piacevolissima giornata di relax sono andata con Luciano e Loredana ad ascoltare un dibattito sulla deportazione e prigionia, con passioni ancora scatenate e un intelligente editore che ha pubblicato un romanzo quasi storico su Cefalonia.

 

Il 22 a Firenze una importante sessione presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università, organizzata da Enzo Orlanducci e dal prof. Bechelloni sulla trasmissione della memoria “Oltre la vendetta”, dedicata alla vicenda degli IMI. Una cosa addirittura solenne con vari accademici presenti. Infine, anche per l'autorevole presenza e appoggio della preside di Facoltà, l'impegno a continuare. Mi sono molto stupita perché uno degli accademici (credo di destra) ha fatto una lettura degli eventi di quei giorni (8 settembre 1943) molto puntata sul patriottismo e con piglio militare e ha commentato quasi con disprezzo il comportamento delle truppe italiane dopo l'8 settembre. Mi ha molto colpito che abbia detto, pressappoco, che quando i militari ricevono l'ordine di cambiare fronte, stanno fermi in caserma con le armi al piede pronti a combattere contro il nuovo nemico. L'8 settembre molti militari scapparono da una guerra che non potevano più sopportare, gli ufficiali furono radunati nelle caserme dai nazi che per tutta l'estate, dal 25 luglio in poi, erano scesi in gran numero in Italia occupando il nord. Una volta chiusi nelle caserme, fu detto loro che se fossero fuggiti sarebbero state catturate le loro famiglie; chi aveva la famiglia lontana scappò, chi l'aveva vicina rimase prigioniero.

Si direbbe che a Firenze echeggi la lettura di Flores, 8 settembre = morte della patria e si avverta un tentativo di respirazione bocca a bocca per rianimarla ecc. Ripeto ciò che ho scritto: durante il fascismo lo spaccio di cultura patriottarda era così pesante incombente e incredibile che ci si difendeva definendo le battute di poco sugo: sceme ma patriottiche. Noi della Resistenza poi lottavamo perché l'Italia fascista e la Germania nazista perdessero la guerra e questo era il nostro “patriottismo”, che i codici militari definiscono invece alto tradimento.

 

Il 23 (e qui mi fermo e chiudo) vicino a Trento, a Pergine «'l paès dei mati», perché fu a lungo sede del manicomio regionale fin dai tempi dell'Austria e anche un bel luogo all'imbocco della Valsugana, sormontato da un imponente castello, e disposto su strade di bella fattura con case antiche e nobili, un luogo politicamente bianco come il latte (Degasperi nacque in Valsugana benché non a Pergine); ora il bianco sfuma verso il grigioverde e il nero di Lega e peggio.

Lì da tre anni organizzano una singolare manifestazione, per ricordare un evento non noto fuori dei confini della regione. In breve in corteo e con insegne striscioni volantini fiaccole si attraversa il paese dal manicomio fino alla stazione della ferrovia della Valsugana in memoria della tragica “passeggiata coatta” di 299 ricoverati nel manicomio di Pergine. In conseguenza dell'operazione di pulizia etnica concordata tra Mussolini e Hitler per “risolvere” la questione delle popolazioni di lingua tedesca entro i confini italiani, erano stati “inclusi” tra gli optanti per il Terzo Reich. La cosa fu drammatica in Sudtirolo, ma colpì anche gli abitanti di lingua tedesca della provincia di Bolzano che erano ricoverati a Pergine e gli abitanti della vallata trentina dei Mocheni, che parlano cimbro e quelli del Friuli della Valcanale, pure di lingua tedesca. I 299 ricoverati in verità non erano in grado di esprimere una opzione giuridicamente valida, ma la legge nazista prevedeva il voto del capofamiglia per tutto il nucleo famigliare.

In ogni modo siccome il Reich doveva pagare le spese di mantenimento e cura all'Italia, preferì portarseli via ed eliminarli eventualmente come vite inutili e geneticamente pericolose per la purezza della razza ariana. Vi è ancora un testimone di quella marcia che avvenne il 26 maggio del 1940 e ha rilasciato un bel racconto di denuncia.

La fiaccolata della memoria si intitola “contro ogni discriminazione passata presente e futura” e ad ogni partecipante è stato distribuito un foglietto da mettere sulla giacca coi famosi triangoli che indicavano ebrei zingari comunisti omosessuali testimoni di Geova ecc. da mandare nei campi di sterminio.

Una bella fila di persone, più del previsto, più di quelle degli altri anni hanno sfilato con calma e chiacchierando per le strade fino alla monumentale stazione della ferrovia e lì in una grande sala seduti in circolo abbiamo discusso dialogato allargato il discorso fino ad esaurimento (per quella sera). Alla fine sono andata a casa di chi mi avrebbe ospitata e lì chiacchiera chiacchiera abbiamo fatto le tre.

 

Lidia Menapace


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