Avviso
Poiché ogni definizione può contenere soltanto ciò che è definibile, non definiamo Bosich.
Poiché il bello non è tale soltanto se espressione di frasi belle, immagini belle, forme belle, colori belli, è bello anche ciò che Bosich esprime.
L’immaginario di molti (tanti) finisce dove l’immaginario di un singolo (Bosich) comincia.
Extravagante, vagante in zona extra, a Bosich si addicono approcci extra, rapporti estetici extra, esegesi extra. (…)
Bosich è un artista capriccioso ed occupa con la sua capricciosità tutti gli spazi circostanti la capricciosità di ogni altro.
I suoi capricci sono compositi, sono mosaici, sono musei dell’immaginario più recondito (e inconfessabile), malgrado siano capricci di un artista, che di essere capriccioso si compiace.
Ognuno di noi ignori ciò che sa (anche ciò che ha visto) e si appagherà del vedere tali capricci.
In Bosich non si registrano cadute di desiderio nel suo rapporto con l’immaginazione, per cui la libido creativa continuamente lo pervade e lo attiva a disegnare, dipingere, scolpire.
L’immaginazione di Bosich è sempre incinta e partorisce con facilità.
E. Rossi-Ròiss (1990)
Intervista a Giuseppe Bosich
D. – Come vivi la tua esperienza artistica, ti realizza, ti tormenta?
R. – Attraverso la componente immaginifica visualizzo le idee che più mi stimolano e subitamente, col disegno, le traspongo, rappresentandole. Può capitarmi di voler rielaborare la prima forma che fissa l’immagine, per me quasi un pro-memoria, per cui realizzo sul tema altri disegni cercando eventuali varianti usando anche tecniche più complesse, quali la pittura e la scultura. (…) Cerco continuamente di trovare l’essenza dell’uomo, che si esprime e si articola in continue metamorfosi. (…) Agisco spesso a livello inconscio (“sub” o “super”) e in queste operazioni uso, alternatamente, la trivella per scavare nella memoria ancestrale o le ali per ascendere alle intuizioni illuminative. Con questa mia ricerca opero contestualmente una sorta di “esorcizzazione” del negativo o di “fissazione” del positivo, attraverso il mezzo della rappresentazione artistica. Più che un pittore preferisco definirmi un “pensatore, che si esprime per immagini, rappresentate con i supporti dell’arte visiva. Guardarsi dentro, avere una visione esoterica, può essere esaltante, ma spesso, attraverso questo procedere, si ottengono risultati coscienziali e consapevolezze sgradevoli, dolorose… Chi va in miniera può trovare di tutto, anche se vorrebbe trovare l’oro.
D. – Quale spazio ha nel tuo vissuto?
R. Il mio è un rapporto totale (…). Talvolta ho la sensazione di essere in “questo mondo”, in cui mi riconosco per le mie componenti caduche, ma di essere di un “altro mondo” per quanto attiene alla mia individuazione più immateriale. Vivo questa duplice realtà, che nel Mito è simboleggiata dai gemelli Castore e Polluce, nel difficile equilibrio del Doppio, delle contrarie sollecitazioni, cercando di dare a Cesare quello che è di Cesare e al Creatore quanto gli è dovuto; in quest’ultimo dovuto sono in perenne debito, ma ho la speranza (che mai muore) di riscattarmi. La “manifestazione” del pensiero immaginifico rappresenta una dicotomia che scinde l’origine creativa dell’impulso intuitivo dalla raffigurazione, che implicitamente si relativizza, contestualmente al suo formarsi. Per risalire al principio generativo, all’idea creativa, occorre effettuare il percorso a ritroso (…) che riconduce nell’ambito originale, ove continuamente rinasce lo stato illuminativo, in sé immanente.
M. Casalini (1990)
Sito: www.giuseppebosich.com