Spinus
G. D’Agata. I comuni adottino ordinanze per vietare l’accattonaggio con animali
26 Aprile 2008
 

Nei nostri comuni e non solo nelle grandi città non è raro imbattersi in mendicanti che utilizzano gli animali, generalmente cani, il più delle volte cuccioli, ma anche scimmie, gatti ed altri piccole bestioline al fine di ingenerare nei passanti sentimenti di pietà durante la pratica dell’accattonaggio, della raccolta di elemosine od altre utilità, facendo leva sulla sensibilità dei cittadini.

Nella stragrande maggioranza dei casi, gli animali impiegati per questo tipo di attività sono cuccioli o femmine in avanzato stato di gravidanza e proprio per queste loro caratteristiche inteneriscono i passanti suscitando pietà ed inducendo ad elargire l’elemosina.

Non contestiamo che questi animali siano spesso trattati con affetto, ma non può essere messo in dubbio che non di rado essi siano dei veri e propri “strumenti” di accattonaggio, utilizzati unicamente al fine di far aumentare le donazioni e che comunque possano risultare custoditi in condizioni non consone al benessere degli animali e contrarie alla tutela della salute pubblica ed alla profilassi delle malattie infettive.

Ma v’è di più, pare che siano stati riscontrati casi in cui le bestiole presentavano evidenti segni di denutrizione o erano state narcotizzate con potenti tranquillanti, sonniferi ed addirittura alcolici.

Tale assurdo fenomeno è in costante aumento, anche perché scarseggiano i controlli e gli stessi strumenti normativi per permetterli, da parte delle Autorità addette alla vigilanza.

A tal fine ritengo opportuno che anche ai fini dell’igiene pubblica, oltreché per ovvie ragioni morali, i Comuni adottino ordinanze e delibere per mettere al bando questo cinico utilizzo degli animali che prevede l’esposizione al pubblico degli stessi al fine di trarne profitto, vietando e sanzionando l’esibizione di animali durante la pratica dell’accattonaggio.

 

Giovanni D’Agata

Dipartimento tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori


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