Diario di bordo
Benedetto Della Vedova. Col Dalai Lama: pacificazione, autonomia
05 Aprile 2008
 

La Cina soffocherà nel sangue la protesta della popolazione tibetana, come avvenne, 19 anni fa, con le proteste di Tien An Men? Magari per tentare di preservare, a pochi mesi per le Olimpiadi, una immagine internazionale che sarebbe ancora più compromessa da settimane e mesi di protesta di piazza?

La sola possibilità che in Tibet non avvenga quanto è prevedibile e previsto è che la comunità internazionale e l’Unione Europea (sulla scia di quanto già è stato fatto dall’amministrazione statunitense) riconoscano e sostengano la leadership nonviolenta del Dalai Lama, opponendosi alla sua criminalizzazione e aderendo alla sua proposta di pacificazione, che non prevede affatto “l’indipendenza” del Tibet, come si sostiene da parte di Pechino, ma la sua autonomia religiosa e culturale, nell’ambito dei confini e della sovranità della Repubblica Popolare Cinese.

Il governo italiano, che in questi due anni ha trattato il Dalai Lama come un reprobo indesiderato, rifiutando qualunque relazione con la massima autorità politica della diaspora tibetana, è chiamato a cambiare velocemente rotta e a sposare la linea di Merkel e Bush. Non basta chiedere, come fa il governo italiano, la fine della violenze. Bisogna impedire, che come avvenne a Tien An Men, la violenza appaia alle autorità di Pechino la scelta politicamente meno costosa.

Su questo, a proposito di Olimpiadi, penso abbia ancora una volta ragione il Dalai Lama: non parliamo - ora - di boicottaggio, ma sfruttiamo il clamore e l'attenzione intorno ai giochi per dare ancora maggior forza e risonanza alle rivendicazioni pacifiche e ragionevoli dei tibetani. Oggi Pechino, in prossimità delle Olimpiadi, è sotto scacco più di quanto non sia mai stata. Se nemmeno ora accadrà nulla di positivo per l'autonomia tibetana e continuerà il genocidio culturale, allora la cosa da aspettarsi è una sola: l'emergere di una linea alternativa a quella del Dalai Lama: quella della violenza terroristica.

 

Benedetto Della Vedova

(da 'l Gazetin, aprile 2008
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