Il mortaio
Vinitaly. Che ci fa il vino sfuso americano in Italia? 
Una domanda (e un pro-memoria) dell'Aduc all’industria italiana del vino
02 Aprile 2008
 

Roma, 1 Aprile 2008. Importiamo vino americano (Usa), ovvero californiano, sfuso per 620mila ettolitri, ovvero 62 milioni di litri, vale a dire più di una bottiglia (a 0,75 litri fanno 77,5 milioni di bottiglie) di vino per tutti gli italiani, neonati, novantenni e astemi compresi. I dati si riferiscono al 2007. Incredibile, ma vero. Aggiungiamo che il vino sfuso americano è il primo per quantità importato in Italia, superiore a quello proveniente dalla Spagna e dalla Francia.

Che ci fa il vino sfuso americano in Italia? Vediamo le diverse ipotesi.

* Il vino sfuso trasportato costa di meno di quello spostato in bottiglia, il dollaro è deprezzato rispetto all'euro, quindi si imbottiglia in Italia.

* Il vino sfuso serve a fare aceto.

* Il vino sfuso finisce nelle bottiglie di vino italiano.

 

L’occasione della apertura di “Vinitaly” di Verona, ci offre lo spunto per chiedere all'industria del vino informazione e trasparenza su un commercio che ci ha lasciati perplessi. La domanda è semplice: che vino beviamo in Italia? Sul Brunello sono in corso le indagini della magistratura. Attendiamo. Sul vino americano vorremmo sapere se finisce in bottiglie “Made in Usa” o in quelle “Prodotto in Italia” o in entrambe e in che percentuale. Poco probabile che si faccia aceto.

Aspettiamo una risposta.

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc

 

 

In un comunicato diffuso oggi, l'Aduc ripropone poi – in occasione della nuova edizione della manifestazione (Verona, 3-7 aprile 2008) – le richiesta ai viticoltori e alla Autorità interessate già avanzate in occasione del “Vinitaly” dello scorso anno (vedi articolo correlato), ma rimaste senza risposta alcuna.


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