E l'illusione manca
26 Marzo 2008
 

Il bancone di frutta si svegliava la mattina presto, a Les Halles, affacciando il proprio mix di colori su una finestra annoiata, appena di fronte.

Lì, Guillaume osservava, ogni giorno, il volto di una ragazza pensosa, che guardava fuori. Come catturare la sua attenzione? Era così bella e sola.

Guillaume si guardò intorno e cominciò un corteggiamento alla frutta: come su una tavolozza, la mattina arrivava e disponeva colori puntandoli verso la finestra. Una legione di limoni battaglieri il lunedì; una schiera di arance e pompelmi il martedì. Il mercoledì fu la volta di una ghirlanda di banane.

Ma la ragazza si affacciava e sembrava sempre pensosa e distante, con lo sguardo spento verso Sainte Eustache.

Un ananas tagliato a fette, il giovedì, disponeva anelli come promesse da realizzare. Venerdì fu la volta di un mazzo di gerbere, orgogliose, puntate verso la finestra distratta. Sabato, infine, Guillaume diresse un concerto di mandarini e mele Golden. Come in un pentagramma, nelle cassette, intonò un ultimo pomo a completare l'accordo di quinta.

 

Mentre, a sera, svuotava il bancone e sdraiava la serranda per il fine settimana, vide uscire dal portone la ragazza della finestra.

Lei fissò gli occhi lontano, occhi che attraversarono Guillaume senza incontrarlo. La vide puntare un bastone al suolo e accompagnarsi con cadenza ritmata. I suoi passi ciechi svegliarono Guillaume dall'illusione.

Un profumo di mandarino, intenso, rompeva l'aria inondandola di primavera.

Che profumo di mandarini” pensò la ragazza mentre camminava via “come vorrei che fosse stato pensato per me” e sorridendo si riavviò.

 

Luciano Canova


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