Oggi si vota anche a Parigi e osservo con attenzione un appuntamento elettorale importante: sono elezioni amministrative, ma è il primo esame per Sarko dopo la vittoria alle presidenziali.
Lontano dall'Italia, quasi banalmente, il raffronto con il clima teso di casa nostra è impietoso.
Pacatezza, compostezza delle persone; molte occasioni per incontrare i candidati delle Mairies e avvicinarsi al voto con la giusta preparazione.
A Milano, invece, per il leader PDL è, come sempre, tutto simbolico: l'avversario politico non va vinto, ma stracciato.
Eccolo, dunque, volgare e improvviso, il gesto che è l'immediato correlativo oggettivo di una lacerazione antica.
Poco importa se su quei fogli ci fosse il programma del PD, una rogatoria per il processo All Iberian o la lista della spesa della signora Veronica. Domani sono certo che l'uomo che ride smentirà e ridimensionerà tutto, frainteso maliziosamente da una stampa piena di pregiudizi.
Quel foglio e chi lo strappa, però, sono la rappresentazione più fedele dell'Italia, in mano ad un uomo che, da 15 anni, divide e peggiora il Paese con la sguaiatezza di una battuta da bar.
Ovunque nascano i miei figli, mi piacerà farli crescere con l'idea che le parole scritte si possono certo combattere, ma mai distruggere con tanta superficialità.
Luciano Canova