Un provvedimento ereditato dal Governo Berlusconi che prevedeva l'istituzione di nuovi ordini professionali in campo sanitario, che avrebbe dovuto trovare piena realizzazione con il Governo Prodi, si è per fortuna arenato nelle pastoie dell'ultimo stralcio di legislatura.
Questa vicenda è una cartina al tornasole per testare in pratica la politica liberale di un Governo. Quando il Governo Berlusconi aveva varato il provvedimento, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato espresse un parere negativo: l'istituzione di nuovi ordini professionali avrebbe determinato una restrizione della concorrenza causando limitazioni all'entrata di nuovi operatori, e di conseguenza un aumento dei costi e dei servizi senza garantire la qualità degli stessi. Un colpo al mercato, un colpo ai consumatori e agli utenti in particolare del sistema sanitario. Un favore al sistema corporativo che limita le possibilità di sviluppo del mercato del lavoro italiano.
Il Governo Prodi avrebbe potuto invertire la rotta decidendo di non istituire nuovi ordini e ripensare nel suo complesso la materia, invece aveva preso tempo e rimandato la decisione. Purtroppo non ci eravamo illusi troppo perché al momento del voto in aula aveva respinto un mio ordine del giorno che lo impegnava a tenere conto di quel parere dell'Autorità. Poi gli sviluppi della crisi e dello scioglimento del Parlamento lo avevano portato ad esercitare quella delega per l'istituzione dei nuovi ordini e in parte a subire il pressing delle categorie professionali interessate. Per fortuna il mancato accordo in Parlamento dei gruppi ha fatto saltare tutto. Ora l'eredità è nelle mani della nuova legislatura e del nuovo Governo. Tutti liberali in campagna elettorale, tutti corporativi al momento di legiferare? Questa vicenda potrebbe essere un discrimine importante.
Donatella Poretti