Itaca
Bevilacqua e Osti. Corse su campi curvi
02 Marzo 2008
 

Itaca indaga attorno all’abbandono di certi luoghi e al sovraffollamento di altri. Il viaggio ha un carattere soprattutto mentale e il tramite per compierlo sono i ricordi e i sentimenti. Dunque Itaca indaga anche i sentimenti, con un occhio particolare: quelli che, nel corso del tempo, si sono un poco raffreddati; oppure, sull’altro fronte, geneticamente modificati.

Il poeta può sentirsi quindi un “manutentore” dei luoghi e dei sentimenti, della loro importanza, del loro decorrere nel tempo…

 

 

Corse su campi curvi

 

 

In un campo in salita si stravolgono le traiettorie

e la forza dei calci. Le punizioni si battevano

con la palla precisa sopra la zolla. E il treno

rubava la vista e null’altro poteva essere rubato.

Una volta la traversa cadde morta da un lato

e la porta divenne una Z. In un campo in salita

i più bravi non è detto che siano gli stessi dello stadio.

Tanti avevano una loro immagine là, il campo le aveva

costruite, venivano subito dopo i nostri nomi.

E si sperava che arrivassero alle compagne, ma lì

si era meno di moda, degli eroi reciproci

che bastavano alla gracile reciprocità.

Il passaggio di certe domeniche non era casuale,

pochi adulti si fermavano, lasciandoci ingrandire

le spinte, le grida, la palla di cuoio senza sapere

dove era il “fuori”. In un campo in salita i confini

si aggrovigliano e spira la libertà. Le urla dei ragazzi

sono frastuono e indistinte con la terra e i consigli dei grandi;

un ragazzo che sapeva fare le rovesciate. Nessuna rete che

ha mai contenuto i calci, la loro durata, come le vite

che dentro i tiri incredule sono passate.

questo testo è dedicato a chiunque abbia giocato al pallone
da ragazzo presso l’Area pubblica di via Merizzi…

Massimo Bevilacqua

 

 

Giocavamo ad una porta sola, con un unico portiere nominato a sorte fra i compagni più scarsi. Il tetto rotondo della fabbrica abbandonata faceva da spalto per uno sparuto pubblico di abusivi, e sotto, il sole del tramonto illuminava le vetrate immense di un giallo preistorico. Capitava il pallone finisse oltre quel limite di mondo, dove una volta, svelto su larghe macchie d’olio e poi giù a capofitto per delle scale, una volta avevamo visto… Spesso arrivava una donna corpulenta con una faccia da rettile, o come un pesce cieco della Fossa delle Marianne e rimaneva chinata nell’angolo del campo a cercare ortiche per il risotto, diceva. Oggi qui ci vengono le ragazze a prendere il sole e di tutto il resto rimane solamente il sudore spremuto di alcune parole.

Francesco Osti

 

 

Materiali per la manutenzione. Pierpaolo Pasolini, Una vita violenta. Belle & Sebastian, If you're feeling sinister.

 

 

(da 'l Gazetin, maggio 2006)


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