I cattivi personaggi e le brutte notizie si sa, suscitano nei lettori sempre molto interesse. Con la storia che sto per raccontarvi vorrei ugualmente destare la vostra curiosità, ma ribaltando tanti luoghi comuni, specialmente quelli che imputano agli “extracomunitari” qualsiasi colpa. La miseria, purtroppo, si fa complice del crimine, esistono però diversi stranieri clandestini che non si sono lasciati condurre sulla cattiva strada. Merito della fortuna, dei tanti incontri casuali, ma anche della forza e nobiltà d’animo. Il protagonista della storia è Çlirim Muça, poeta albanese e giovane editore milanese.
Per sfuggire al regime comunista che lo avrebbe voluto contadino, soffocando il suo amore per la poesia e la letteratura, Çlirim arriva in Italia nel 1991, a 25 anni. La città che lo vede approdare clandestino è Gorizia, dove giunge via terra. Poi si sposta a Trieste, ma la città adriatica è pericolosa: se le autorità ti scoprono clandestino ti rimandano indietro col foglio di via, cosa che invece non accade a chi arriva nel sud Italia dove vengono “elargiti” i permessi di soggiorno. E la zona in cui occorre fare più attenzione è proprio quella del porto, occorre quindi cambiare aria. La scelta cade su Milano: il capoluogo lombardo è grande abbastanza per sopravvivere indisturbato in qualità di clandestino. La vita “fuori legge” dura cinque lunghi anni nei quali Çlirim compie la trafila di tanti emarginati: la Stazione Centrale è la sua casa, la mensa dei poveri di S. Francesco il suo ristorante mentre pizzerie, cantieri e uffici di terz’ordine diventano i suoi luoghi di lavoro; lavapiatti, aiuto cuoco, fattorino, manovale… finché a un certo punto ecco la svolta, che si manifesta nella figura di un sacerdote di Sesto S. Giovanni. L’incontro, casuale, avviene lungo le oscure rotte della vita clandestina e presto Çlirim si ritrova a vivere presso la sua Parrocchia e, aiutato dalla Comunità, inizia a trovare lavori più sicuri. Il passo verso l’agognato permesso di soggiorno è breve. Così come breve è il tragitto che lo conduce nelle braccia di Virginia. L’incontro avviene in posta dove lei lavora: Çlirim colpito dalla freccia di Cupido, le allunga una poesia d’amore, Virginia risponde che “Questi telegrammi non vengono spediti”, ma lui insiste tanto che alla fine andranno a convivere, allietati negli anni seguenti, dalla nascita di due figli. Potere della poesia!
Già, la poesia, primo amore di Çlirim (Virginia, lo perdoni). Grazie all’amicizia con Halil Jacellari, grande poeta albanese, Çlirim aveva iniziato a pubblicare versi su riviste letterarie che davano più margini di libertà nella blindata Albania degli anni ’80 senza dover offrire contributi elogiativi al regime. E l’ispirazione poetica di Çlirim non viene scalfita neanche dalle dure condizioni di vita clandestina; anzi, saranno proprio gli anni vissuti ai margini, fonte di maggior lirismo poetico. Un lirismo un po’ malinconico che porta con sé una vena d’orgoglio accompagnato da un desiderio di riscatto e che si esprime nelle prime due raccolte di versi, Da oltre il mare – poesie clandestine e Milano-Tirana senza ritorno, scritte in perfetto italiano con testo albanese a fronte. Altre pubblicazioni in cui si vede il pessimismo di Çlirim, occasione per fare denuncia sociale, sono le raccolte in Grido e in Ombre sul mondo. Un Çlirim più leggero, invece, possiamo trovarlo ne I racconti della terra, in cui l’autore mostra il lato tragicomico dell’esistenza narrando storie che si svolgono in Albania e a Milano, la sua città d’adozione.
Ma è soprattutto il desiderio di raccontare la nobiltà d’animo albanese agli italiani unita alla necessità, all’impulso febbrile per la scrittura che condurranno Çlirim verso la sua terza vita, ovvero quella di editore. Fortificato dall’amore di Virginia e dal posto sicuro presso una multinazionale, fonda nel 2000 la casa editrice Albalibri. Con l’aiuto dei fratelli trova il capitale per pubblicare i primi libri a cui si aggiungerà l’incontro casuale con Alberto Figliolia giornalista, poeta e scrittore che ben presto diventa l’anima artistica della casa editrice. Sarà proprio Alberto a presentarlo la prima volta presso la libreria “Oltre confine” di Baggio. E Çlirim si emozionò davvero quando si trovò a leggere a un pubblico italiano i versi di Oltre il mare in cui si svela tutta la sofferenza di quei bui 5 anni. Questo piccolo successo insieme alla filosofia editoriale di Çlirim e alla forza del gruppo, sono le prerogative della casa editrice, che le hanno permesso di scoprire talenti letterari nascosti, dando soprattutto ai giovani possibilità d’espressione. Chi desidera essere pubblicato da Albalibri, infatti, non deve versare alcun compenso economico, come invece richiedono molti altri editori scoraggiando così gli aspiranti scrittori. Si è formato, quindi, un piccolo circolo letterario italo-albanese, esempio di integrazione culturale: Çlirim, Alberto Figliolia, Carlo Riva del Cenacolo di S. Eustorgio – altro circolo letterario –, Antonio Prudenzano, Andrea Pellicani, Astrit, Avni Ali e molti altri. Tra loro spicca il genio di Andros (www.androsart.com) eclettico artista e punta di diamante della scuderia che spazia dalla pittura alla scultura arrivando alla narrativa e, ultimamente, alla poesia. Ciascuna presentazione letteraria, recentemente unita a momenti musicali, diventa così un piccolo evento in cui si “sente” l’affiatamento del gruppo in cui qualsiasi spettatore viene messo a proprio agio. Memorabile è stata la sfida poetica con un'altra piccola casa editrice, presso la Casa della Cultura lo scorso inverno. Di mese in mese le iniziative di Albalibri si moltiplicano, così come aumenta la prolificità degli autori che tra mercatini, fiere e presentazioni nelle librerie, si sottopongono a vere tournée letterarie. E va ricordato anche il tour de force televisivo di Çlirim che ha presenziato a varie trasmissioni su Sky e su Telelombardia.
Una bella favola, quella del poeta dell’Est, ex clandestino ora piccolo editore, ma soprattutto uomo soddisfatto e orgoglioso di aver scritto e voltato tante pagine.
Simona Borgatti