Ancora una scelta di poesia d’amore, una scelta motivata dall’autore e, ancora una volta, qualificata dal fatto d’essere operata da un poeta contemporaneo; una scelta che non è una soltanto, ma tante scelte, una sequenza di poesia d’amore dove è possibile riconoscere molteplici sfaccettature e un percorso, un dipanarsi di filo amoroso, una storia e cento storie d’amore, un amore di uomo verso una donna, più donne, l’approccio, per tramite della poesia alla vita e la parabola del sentimento più coinvolgente che pervade, inonda, investe, esalta la vita: l’amore.
Ho voluto riportare in calce a questo articolo le poesie che Antonio Fiori cita come sue preferite nel tempo, perché appare chiaro che dietro la mutevolezza della preferenza c’era il mutare dell’animo di lettore, qualcosa che penso noi tutti, nei panni di lettori di poesia, abbiamo potuto sperimentare personalmente, e cioè che quanto più la poesia esprime il nostro animo di quel momento o di un momento appena passato, quanto maggiormente intercetta la nostra esperienza umana, tanto più noi la sentiamo vicina, ci tocca, ci commuove, proprio perché riesce a dar pienamente voce al nostro sentire.
L’altra ragione per cui ho voluto riportare i testi degli autori citati (e di Giovanni Raboni anche qualcosa in più) è per sottolineare ancora una volta la finalità sottostante a tutta la rubrica di “In versi d’amore”: quella di proporre in lettura poesie d’amore selezionate.
Alla fine però la scelta di Antonio Fiori per Tellusfolio è particolare, non sceglie una poesia tra quelle amate, sceglie se stesso e il suo essere d’amore oggi, adesso, ieri appena, sceglie una sua poesia erotica; ne ho lette diverse di sue, tutte sospese in punta d’equilibrio su un filo tagliente, spiazzante di brevità ed ardore, di allusione e passione, come questa prescelta che rimanda ad un tempo futuro in cui l’amore vive di ricordi e di corpi stanchi, desiderio ancora vivo e fine vicina, di sguardi che scrutano il vuoto, forse amaro vuoto d’amore, guardato di spalle, di fianco, lontano.
Per comprendere meglio lo schema in A, B, C, del commento che segue la poesia ricordo che Inversi d’amore è strutturata come una sorta d’intervista a domande predefinite, nella quale, una volta espressa la scelta della poesia d’amore preferita, si prosegue a motivare la scelta (A), a raccontare la presenza del tema d’amore nella propria poesia (B), nella poesia d’altri o nella storia della poesia (C).
Antonio Fiori non ha un sito o un blog propri perciò, per chi volesse conoscerlo meglio, riporto a seguire una breve nota biobibliografica.
Alivento
Antonio Fiori è nato a Sassari nel 1955. Vive nella città natale dove svolge l’attività di fiscalista presso una società bancaria. Si occupa di poesia da molti anni. Ha pubblicato: Poesie ritrovate, 1997; Almeno ogni tanto,1998-99 (a cura di Crocetti Ed.); Sotto mentite spoglie, Manni, 2002; La quotidiana dose, Lietocolle, 2006. È presente nei diari poetici di Lietocolle Il segreto delle fragole (2004 e 2006), nell’Antologia Verso i bit – Poesia e computer (sempre Lietocolle, 2005) e nell’Antologia della poesia erotica contemporanea, 2006, ATì editore. È uno dei 7 annunciati vincitori del Premio Montale Europa 2004 per le sillogi inedite. Suoi testi sono stati pubblicati sulle riviste Gemellae, L’immaginazione e Arte-Incontro. Collabora ai siti internet di ItaliaLibri (www.italialibri.net e www.italialibri.org).
Edita inoltre nei blog letterari ‘Erodiade’ e ‘Viadellebelledonne’.
IN VERSI D’AMORE: LA SCELTA DI ANTONIO FIORI
Scegliere la preferita poesia d’amore è molto difficile. Vent’anni fa avrei detto “Nuda sei semplice” di Pablo Neruda, cinque anni fa “Le mani di Elsa”, di Louis Argon, forse un anno fa avrei indicato “Torna” di Kavafis, sei mesi fa “E vattene, sei troppo innamorevole!”, di J. Rodolfo Wilcock, oggi sono tentato da “Un giorno o l’altro ti lascio” di Giovanni Roboni… a questo punto mi divincolo sfacciatamente indicando una mia poesia, pubblicata nel 2006 nell’Antologia della poesia erotica contemporanea (Atì editore).
Eccola:
Dammi le spalle, girati di fianco
pensa che non vedermi sarà un vanto
ma non davanti agli altri, per te stessa
quando ricorderai le nostre gesta
in un futuro tempo di fatiche
coi corpi arresi, non la psiche.
A) Le ragioni di questa preferenza stanno nella difficoltà di sposare definitivamente un testo poetico d’amore scritto da altri. Come lettori, si è sempre adolescenti, ansiosi di imparare e pronti ad innamorarsi ogni momento di una poesia o dell’autore stesso; e se è così in genere, immaginiamoci quando si leggono poesie d’amore, laddove pesa enormemente l’età e lo stato d’animo di chi legge. Dunque agli amati poeti che prima citavo ho preferito sostituire, per sincerità di risposta, l’ultimo me stesso.
B) L’amore è entrato nella mia poesia quasi subito, ma non come manifestazione diretta di sentimenti o carnalità, bensì come spinta continua a ritornare sui luoghi, fisici e mentali, dell’incontro amoroso. Una delle miei prime poesie di ri-cercato amore è intitolata, appunto, “Sopralluogo”
C) Sto scoprendo nella produzione del compianto Giovanni Raboni una interessante articolazione della poesia d’amore: dalla capacità di osare l’erotismo più crudo e comune, alla rilettura dell’amore-sentimento dentro lo scorrere del tempo. Ed è una visone che implica impegno e meditazione continua, perché vi si accetta la sfida vile che il tempo impone all’amore umano e gli si oppone un’orgogliosa resistenza (“Le volte che è con furia/che nel tuo ventre cerco la mia gioia/è perché, amore, so che più di tanto/ non avrà tempo il tempo/ di scorrere equamente per noi due…”)
Antonio Fiori
Nuda sei semplice come una tua mano
Pablo Neruda
Nuda sei semplice come una tua mano
liscia, terrestre, piccola, rotonda, trasparente
riservi linee di luna, sentieri di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte cubana,
riservi rampicanti e stelle nei capelli,
nuda sei vasta e gialla
come l’estate in una chiesa d’oro.
Nuda sei piccola come una tua unghia,
curva, sottile, rosata se nasce il giorno
quando raggiungi il mondo sotterraneo
nella lunga galleria di vestiti e lavori:
la tua luce si spegne, si veste, si sfoglia
torna ancora ad essere una mano nuda.
Le mani di Elsa
Louis Aragon
Dammi le tue mani per l'inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch'io venga salvato.
Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita.
Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m'invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire.
Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz'occhi specchio senza immagine
Questo fremito d'amore che non dice parole
Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D'una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d'insaputo saputo.
Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi s'addormenti
Ché la mia anima vi s'addormenti per l'eternità.
Torna
Costantinos Kavafis
Torna sovente e prendimi,
palpito amato, allora torna e prendimi,
che si ridesta viva la memoria
del corpo e antiche brame trascorrono nel sangue
allora che le labbra ricordano, e le carni,
e nelle mani un senso tattile si riaccende.
Torna sovente e prendimi, la notte,
allora che le labbra ricordano, e le carni...
E vattene, sei troppo innamorevole!
J.Rodolfo Wilcock
E vattene, sei troppo innamorevole!
Sei troppa seta per questa plastica rotta,
troppi smeraldi, fibbie con cinghiali,
e quando ti carezzi lo sguardo con le ciglia
io Ravenna e Pisa su un sedile
non so da dove cominciare a ammirarle,
né so guidare con un Tiziano accanto
che di sbieco e lontano tra alberelli
mostra come un segreto un‘acqua azzurra
ma di un azzurro che non è che un‘idea,
l‘idea del fondo che sta di là del fondo
di un labirinto come te di bellezza,
che dall‘avorio ti porta alle perle
e dalle perle alla schiuma del mare
e dalla schiuma...scendi da questa macchina,
sei troppo interamente seducente
da Canzonette mortali (Crocetti 1985)
Giovanni Raboni
Le volte che è con furia
che nel tuo ventre cerco la mia gioia
è perché, amore, so che più di tanto
non avrà tempo il tempo
di scorrere equamente per noi due
e che solo in un sogno o dalla corsa
del tempo buttandomi giù prima
posso fare che un giorno tu non voglia
da un altro amore credere l'amore.
Un giorno o l'altro ti lascio, un giorno
dopo l'altro ti lascio, anima mia.
Per gelosia di vecchio, per paura
di perderti - o perché
avrò smesso di vivere, soltanto.
Però sto fermo, intanto,
come sta fermo un ramo
su cui sta fermo un passero, m'incanto...
Non questa volta, non ancora.
Quando ci scivoliamo dalle braccia
è solo per cercare un altro abbraccio,
quello del sonno, della calma - e c'è
come fosse per sempre
da pensare al riposo della spalla,
da aver riguardo per i tuoi capelli.
Meglio che tu non sappia
con che preghiere m'addormento, quali
parole borbottando
nel quarto muto della gola
per non farmi squartare un'altra volta
dall'avido sonno indovino.
II cuore che non dorme
dice al cuore che dorme: Abbi paura.
Ma io non sono il mio cuore, non ascolto
né do la sorte, so bene che mancarti,
non perderti, era l'ultima sventura.
Ti muovi nel sonno. Non girarti,
non vedermi vicino e senza luce!
Occhio per occhio, parola per parola,
sto ripassando la parte della vita.
Penso se avrò il coraggio
di tacere, sorridere, guardarti
che mi guardi morire.
Solo questo domando: esserti sempre,
per quanto tu mi sei cara, leggero.
Ti giri nel sonno, in un sogno, a poca luce.