Diario di bordo
Donatella Poretti. Un bilancio della mia legislatura 
L'immobilismo sui diritti civili è un segno negativo e caratteristico di un paese che non vuole crescere
19 Febbraio 2008
 

Si riporta la relazione sull'attività parlamentare che Donatella Poretti, deputata radicale della Rosa nel Pugno, ha svolta al Congresso dell'Associazione Luca Coscioni. Salerno, 16 febbraio 2008.

 

 

Speravo di intervenire a questo congresso raccontando cosa era successo in questi 21 mesi di presenza parlamentare, per raccogliere poi spunti e idee su come portare avanti e potenziare le iniziative. Purtroppo mi devo limitare al resoconto di quanto abbiamo cercato di fare, di quanto avremmo potuto ancora fare e delle difficoltà che abbiamo incontrato. Un resoconto che potrà essere utile per capire l'attuale scenario politico e le resistenze -meglio le ostilità- nei nostri confronti e in parte per prepararci a dare battaglia sui nostri temi.

Ventuno mesi possono sembrare tanti, ma in realtà mi sono serviti appena per cercare di conoscere i meccanismi delle istituzioni, per capire e utilizzare gli strumenti parlamentari. Sono serviti per gettare dei semi, vedere in alcuni casi spuntare un germoglio, ma niente di più. Potremmo dire che il terreno non era dei più fertili, ma è anche mancata la mano d'opera!

 

In particolare, il lavoro di cui mi interessa farvi partecipe, è quello che mi ha visto in Commissione Affari Sociali. Fin dall'inizio mi sono ritrovata davanti alla situazione, prevedibile, di stallo. Occorreva cercare temi che non urtassero la sensibilità dell'area cattolica della coalizione. Pare, infatti, che gli unici ad essere sensibili siano loro, invece quelli che ritengono che a prescindere dal proprio credo personale, la politica debba occuparsi di fornire ai cittadini gli strumenti e i diritti per vivere nel miglior modo possibile la loro permanenza in questo mondo, evidentemente non hanno sensibilità, e così possono essere urtati, tanto sono laici, anzi laicisti e perciò senza cuore?!

 

Be', fatto sta che si possono organizzare audizioni sulla malvagità e mortalità della RU486, ma guai invitare Silvio Viale perché potrebbe urtare qualche suscettibilità. A chiedermi di soprassedere con questa scandalosa richiesta sono stati i cosiddetti laici: abbassiamo i toni, evitiamo le polemiche, invitiamo l'ospedale Sant'Anna e poi speriamo che mandino Viale. Così in una riunione convocata ad hoc con chi poi oggi fa parte della cosa rossa.

E ancora: si possono fare inutili indagini conoscitive sulla famiglia che occupano mesi e mesi, ma guai ad invitare le associazioni che rappresentano le coppie di fatto. I cattolici urtati nella loro sensibilità si alzano e lasciano l'aula. Mentre non si possono fare indagini conoscitive su un fenomeno noto a tutti come l'eutanasia clandestina, al massimo possiamo ancora una volta inutilmente parlare del fine vita a porte chiuse e senza atti, ma solo per qualche deputato che tra una telefonata e l'altra passa dalla commissione.

 

Provi ad inserirti, trovi argomenti bipartisan come la legge sul parto e tra la bontà del latte materno e l'assistenza alla depressione post partum, provi a far passare il concetto del parto senza dolore, e già che ci sei della necessità di non buttare via le cellule staminali del cordone ombelicale. Tutti d'accordo: destra, sinistra, sopra, sotto, cattolici buoni e laici cattivi. Si approva il testo all'unanimità la scorsa primavera, si manda alle altre commissioni per i pareri, si ferma alla commissione bilancio. Così si viene a sapere che la copertura economica trovata dal ministero della Salute è ritenuta sbagliata dal ministero dell'Economia. Aggiungo che il ministro della Salute aveva presentato un disegno di legge sulla materia, che evidentemente non ha voluto in concreto sostenere e far divenire legge. Una bandiera, l'ennesima! Dalla scorsa primavera si è aspettato che i due ministeri si parlassero, nel frattempo il parto senza dolore è lasciato al buon cuore e alle tasche delle Asl e degli Ospedali. A Roma mi dicono che funziona bene, a Firenze c'è solo un ospedale in teoria, e in pratica nessuno! In Italia si partorisce in anestesia locale solo in meno del 15% dei casi, in Francia, in Gran Bretagna, negli Usa in almeno il doppio. Del resto, che da noi il precetto biblico del “partorirai con dolore!” trovasse terreno fertile, non è da stupirsi!

 

Forse l'unica cosa che riusciremo a tradurre in legge e che aveva visto la commissione impegnata trasversalmente, ed io quasi in maniera maniacale, è la possibilità della raccolta e conservazione autologa delle staminali del cordone, misura inserita nel decreto milleproroghe (quello della rottamazione per intendersi) che dovrebbe essere licenziato dalle Camere, anche se sciolte, entro la fine del mese. Purtroppo lasceremo al prossimo Governo l'opportunità di regolamentare la materia emanando il decreto entro il prossimo giugno. Dopo anni di incomprensibili divieti, iniziati con l'era Sirchia e completati con quella Turco, divieti per le biobanche private, divieti di poter disporre di queste cellule per se stessi, si è consentito di conservare il cordone per se stessi solo con l'espatrio, scelta teorica, perché difficilissima nella pratica. Un dato per tutti: su oltre 500 mila parti nel 2006, 2.500 le donazioni e 5 mila i cordoni andati in biobanche estere. Il resto, 492.500, buttati, per l'appunto.

 

E queste erano battaglie buone, che non urtavano la sensibilità di nessuno. In alcuni casi urtavano qualche gruppo di potere, qualche corporazione che crede di sopravvivere nell'immobilismo. Inutile dire che aver ricordato alle prime riunioni dei capigruppo della commissione che avremmo dovuto intervenire per rivedere almeno alcuni punti più controversi della legge 40, ha scatenato delle reazioni a dir poco sgradevoli! Quando è stato chiaro che ero da sola a rivendicare il dovere di intervenire in materia, la reazione è stata quella del sorriso compiacente e della pacca sulla spalla: fai bene a dirlo, sei coerente, ma tanto questa maggioranza non ce la farà mai a rivedere quella legge!

Del resto, inutile ripeterci la vicenda incredibile della revisione delle linee guida della legge 40. Il ministro avrebbe “potuto” aggiornarle al momento del suo insediamento. Sarebbe stata una scelta politica forte; il ministro Turco avrebbe potuto dire: per quanto posso miglioro una legge che il Parlamento potrebbe modificare. Non l'ha fatto. Legittimo.

Il ministro avrebbe “dovuto” aggiornare le linee guida alla loro scadenza, dato che la legge recita che questo deve essere fatto: almeno ogni tre anni. Il ministro avrebbe “dovuto” farlo dopo che sono decadute a colpi di sentenze di tribunali. Il ministro ha rimandato. Il ministro non l'ha fatto. Il ministro ha lasciato, se possibile, l'Italia -i pazienti e i centri di fecondazione assistita- in una situazione peggiore: dal divieto assoluto di diagnosi preimpianto, alla decadenza del divieto senza l'autorizzazione a farlo. Un paradosso. In campo medico un paradosso normativo tale, è un atto contro la salute dei cittadini. Contemporaneamente la schizofrenia elettorale porta il ministro a manifestare per l'applicazione della legge 194 e quando torna al suo tavolo di lavoro non agisce con la stessa coerenza. Manifestare come una sorta di diversivo della pausa pranzo, finita la pausa si torna a fare le cose serie, e soprattutto ad ascoltare le persone serie.

È da settembre che mi dicono che il decreto è pronto ed è buono, ma in attesa del via libera della senatrice Paola Binetti, ministro ombra di tutto il Governo Prodi, in particolare del dicastero della Turco. Ma un buon decreto per essere buono è quello che viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale e non quello che resta nei cassetti. Oggi il ministro Turco dice -lo si sa attraverso un'agenzia stampa- che entro lunedì queste linee guida saranno inviate al Consiglio Superiore della Sanità e solo dopo questo parere lei potrebbe approvarle... quindi, visti i tempi, temo che non le vedremo mai!

 

Sempre sulla legge 40 a metà ottobre abbiamo promosso un appello con tutti i gruppi parlamentari de l'Unione -tranne l'Udeur- per impegnarsi a rivedere la legge e chiedere al ministro di aggiornare le linee guida nella direzione richiesta da pazienti, comunità scientifica, nonché dalle sentenze dei tribunali. Appello restato lettera morta. I colleghi che l'hanno sottoscritto, evidentemente non l'hanno tradotto in azione.

Molte sono state le interrogazioni in materia: sugli embrioni orfani destinati per legge alla crioconservazione infinita invece che destinarli alla ricerca scientifica; altre in cui si citano casi come quelli di condannati per mafia alla detenzione in 41bis che accedono alle tecniche di fecondazione assistita pur non essendo sterili, a differenza di coppie portatrici di malattie genetiche; la chiusura di centri come quello di Castellana Grotte (Bari) che con operazioni fatte a livello regionale in pratica rendono ancora più complesso accedere a queste tecniche.

 

Guardando a ritroso e provando a riassumere le iniziative fatte, tutte presentano un filo conduttore: la responsabilizzazione del cittadino, che in maniera cosciente deve poter scegliere e non essere ostaggio di una decisione imposta dallo Stato. Dalla ricerca scientifica, con particolare attenzione alla trasparenza dei finanziamenti pubblici, alla libertà di cura, il diritto di poter scegliere se accettare o rifiutare terapie, il diritto di accedere alle terapie contro il dolore, dalla cannabis terapeutica all'analgesia in sala parto, dalla necessità di liberalizzare il mercato delle farmacie alla volontà di mettere al centro dell'attenzione il malato come cittadino che possa scegliere e avere una vita indipendente. Puntualmente abbiamo riportato l'attenzione sulla legge 40, in particolare con interrogazioni, richieste di audizioni del ministro e appelli, come pure sulla legge 194 sull'aborto.

 

Sul tema della ricerca scientifica abbiamo cercato di fare chiarezza sui metodi di assegnazione dei fondi pubblici, in particolare scandagliando una vicenda oscura dell'Istituto Superiore della Sanità risalente al 2001: abbiamo presentato ben tre interrogazioni per fare luce sui finanziamenti assegnati dalla Commissione nazionale cellule staminali. Se grazie alle interrogazioni abbiamo saputo del metodo spartitorio di ricercatori che in pieno conflitto di interessi chiedono i fondi e decidono di assegnarseli, restano ancora da capire le cifre che oscillano da 7,5 fino a 17 milioni di euro. Il protagonista della vicenda, a capo sia dell'ISS che della Commissione, è stato Enrico Garaci, riconfermato alla guida dell'ISS nonostante la nostra contrarietà al momento di votare la sua nomina in Parlamento. Per contro c'è da riconoscere che la vicenda ha portato il ministero ad impegnarsi perché in futuro, per l'assegnazione dei fondi pubblici, vengano adottati metodi riconosciti dalla comunità scientifica internazionale di peer review. Ma tutti i dubbi restano anche su questo impegno: dopo avere stigmatizzato quella vicenda, avere riconosciuto e ammesso la spartizione, il protagonista è stato lasciato alla guida dell'ente cui spetta il compito di organizzare la ricerca e il suo finanziamento. L'ennesimo comportamento schizofrenico.

Con lo stesso spirito abbiamo presentato altre interrogazioni per sapere di finanziamenti destinati ad un vaccino anti-AIDS o quelli alla Vulcanologia, di cui ci ha parlato in apertura di congresso il prof. Benedetto De Vivo con cui abbiamo anche presentato l'interrogazione sulla costruzione dell'ospedale del mare. Una vicenda emblematica: costruire un ospedale in una zona a rischio di eruzione vulcanica farebbe inorridire chiunque, tranne che noi in Italia.

Abbiamo inoltre depositato, con una ventina di parlamentari, una mozione per sostenere il compromesso attuale raggiunto in sede europea sul finanziamento alla ricerca sulle cellule staminali embrionali nei Paesi che lo ammettono con leggi nazionali.

 

In merito all'applicazione della legge 194 che regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza, abbiamo presentato interrogazioni sulle convenzioni stipulate e in via di rinnovo di ospedali pubblici con i Centri di aiuto alla Vita, come l'obiezione di coscienza di medici per la prescrizione della pillola del giorno dopo. Sulla vicenda del Policlinico di Napoli e sull'irruzione della polizia in sala operatoria per interrogare la donna che aveva abortito, e di cui verrà domani a parlarcene l'avvocato Elena Coccia, dell'Unione Donne Italiane, abbiamo presentato un'interrogazione due giorni fa per sollecitare l'intervento dei ministri della Giustizia, Interno e Salute, ciascuno per la sua competenza: magistratura, polizia e policlinico. In parte è quello che è successo, e ora è intervenuto anche il garante della privacy.

Con una mozione sulla procreazione cosciente e responsabile abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi per la diffusione di informazioni sulla contraccezione, anche inserendo l'informazione sessuale tra le materie scolastiche, agevolando l'accesso alla pillola del giorno dopo abolendo l'obbligo della ricetta, garantendo il ricorso all'aborto farmacologico con la RU486 e consentendo che il personale non obiettore sia almeno il 50% di quello presente nelle strutture dove si pratica l'aborto. Sento ora di appelli sottoscritti da donne famose che chiedono al pd così come alla cosa rossa di impegnarsi nella stessa direzione, sarebbe facile replicare che c'è già una forza che sostiene esattamente quelle cose, ed è quella dei radicali.

Nota a margine di cronaca: abbiamo depositato questa mozione il giorno prima che il Governo Prodi cadesse al Senato. Cosciente che sarebbe stato un atto parlamentare da lasciare quantomeno agli atti ho sollecitato la firma di tutti i parlamentari, e in particolare di alcune donne, quelle di sinistra. Bene un paio mi hanno così risposto: ci abbiamo pensato, ma pensavamo che forse era meglio presentarne una fatta con l'ottica femminile, fatta da donne. Risultato, il nulla!

 

Abbiamo, fin dall'inizio della legislatura, presentato due proposte di legge per disciplinare l'eutanasia e il testamento biologico, prevedendo che il paziente non senziente possa rifiutare tutto ciò che gli può essere somministrato da terzi o macchinari, come già oggi può fare il paziente cosciente. Purtroppo la Camera dei Deputati poche ore prima della morte di Piergiorgio Welby rigettò l'ipotesi di realizzare un'indagine conoscitiva sulla pratica dell'eutanasia clandestina in Italia. Un'iniziativa avviata dalla lettera di Welby al presidente della Repubblica e su cui l'Associazione Coscioni aveva raccolto trentamila firme. In Parlamento si unirono alla richiesta una trentina di deputati, ma si ottenne solo un ciclo di audizioni a porte chiuse sul tema, che hanno comunque visto la presenza di Mina e Carla Welby e del dottor Mario Riccio.

 

Altre iniziative sono state fatte sulle terapie contro il dolore, sulla cannabis terapeutica, sul Comitato di Bioetica, il risarcimento per i soggetti affetti da sindrome da talidomide e la gratuità di Sms per i sordi. O ancora. Avere imposto la calendarizzazione della riforma sulle legge-droga è stato come una bandierina su un terreno completamente fertile ai divieti, ma non fertile agli approcci di riduzione del danno e di assunzione di responsabilità da parte dei consumatori in un mercato legale.

 

La richiesta della liberalizzazione della vendita dei farmaci senza obbligo di ricetta (SOP) e da banco (OTC), è stata oggetto del primo question time e di una delle prime proposte di legge: la vendita di questi prodotti in canali diversi dalle farmacie, adeguandosi alle direttive europee e spezzando il monopolio del sistema farmaceutico, con conseguenze positive per i consumatori sia nel prezzo che nel servizio. Su questo è poi intervenuto il decreto Bersani e l'approvazione alla Camera dell'emendamento -a prima firma Sergio D'Elia- che prevedeva di ampliare la vendita dei farmaci al di fuori delle farmacie anche a quelli con obbligo di ricetta.

Abbiamo presentato emendamenti: per liberalizzare gli sconti dei farmaci anche di fascia C permettendo di risparmiare anche al SSN; per la somministrazione di dosi individuali di antibiotici, un sistema che in Galizia (Spagna) ha fatto risparmiare il 35% della spesa; per l'utilizzo dei farmaci off label; per la vendita diretta e a domicilio dei medicinali, possibilità prevista in Gran Bretagna che fa risparmiare il costo del trattamento dell'Hiv fino a 2.000 euro l'anno per ogni paziente.

Sempre sui farmaci abbiamo presentato una proposta di legge, calendarizzata in commissione ma mai discussa, per rivedere il recepimento restrittivo di una direttiva europea che ha confuso pubblicità e informazione. Il testo proibisce qualsiasi forma di informazione a scopo promozionale per i farmaci che richiedono prescrizione medica, non rispettando il diritto di accesso all’informazione.

 

All'ultima Finanziaria abbiamo presentato un emendamento, purtroppo non passato, per promuovere il concetto della vita indipendente, sancendo il diritto all'assistenza personale autodeterminata, sottolineando la differenza fra il modello medico e il modello sociale, della Vita Indipendente, della disabilità.

Era praticamente arrivato come delega alla Finanziaria un testo tanto atteso come quello per il Fondo per le non autosufficienze, occasione per intervenire sia in questa direzione sia per cercare di contrastare l'interpretazione per cui le rette delle Residenze Sanitarie Assistenziali possano ricadere sui familiari dell'assistito.

Così come c'erano le riforme avviate al Senato per la fine delle discriminazioni e delle differenze tra figli nati dentro e fuori del matrimonio, per il doppio cognome, per il divorzio breve.

Tutto nei cassetti e negli archivi di una legislatura interrotta.

 

Purtroppo su molti di questi fronti, come Parlamento e come Governo, non abbiamo sempre offerto l'immagine di un'Italia che lavora per i cittadini e per il loro diritto alle cure sanitarie, ma spesso quella di un'Italia che sottostà ai veti incrociati di gruppi di potere vecchi e decrepiti. Sono quei veti che stanno prevalendo anche in queste ore di trattative elettorali con il Partito Democratico, non ci sono retroscena e' alla luce del sole. A fronte di un'offerta politica nostra di collaborazione, di apparentamento elettorale della nostra storia e del nostro comportamento coerente, non ricattatorio, e di lavoro per il Governo e mai contro, l'offerta è di un paio di poltrone. La mobilitazione di queste ore, di appelli e di disponibilità a candidarsi, mi auguro che venga colta e non sprecata: nessuno cerca posti, ma luoghi e modalità per fare iniziativa politica.

 

Non sono brava a fare i ringraziamenti, ma credo che questa occasione non può restare senza. Devo un ringraziamento a Marco Pannella, ai radicali e all'Associazione Coscioni che mi hanno consentito di fare questa esperienza. Devo ringraziare l'Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, che mi ha fornito spunti, idee, iniziative e che anche nella pratica mi ha aiutato: scrivere testi, interrogazioni, proposte di legge. C'erano altri modi per fare la parlamentare, c'erano sicuramente modi migliori e forse anche peggiori; c'erano persone sicuramente migliori di me, e sono certa che ce ne saranno in futuro, ma una cosa è sicura, la passione con cui l'ho fatto, sarà un ricordo che mi accompagnerà per tutta la vita.

 

«Dal corpo dei malati, al cuore della politica» recita questo slogan bellissimo. Il mio corpo ha provato a toccare il cuore della politica, ma purtroppo in alcune stanze del potere la politica non ha un cuore!

 

Donatella Poretti

(da Notizie radicali, 18 febbraio 2008)

 

 

Per documentazione sull'attività parlamentare di Donatella Poretti vi segnaliamo anche l'indice dell'Oblò Montecitorio, con i rimandi che lì si possono trovare, che l'onorevole ha fin qui curato per Tellusfolio e che, in tutta sincerità, tanto ci piacerebbe potesse curare anche per la prossima legislatura...


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