Cinema anni 70 & 80
La dottoressa ci sta col colonnello 
di Michele Massimo Tarantini (1980)
18 Febbraio 2008
 

La carriera sexy di Nadia Cassini si sviluppa negli anni che vanno dal 1970 al 1982, da Il Dio serpente di Piero Vivarelli a Giovani, belle… probabilmente ricche di Michele Massimo Tarantini, pure troppo viste le modeste qualità recitative della bella statunitense. Le pellicole che la vedono protagonista sono quasi tutte incentrate sull’analisi particolareggiata delle sue bellezze posteriori.

La dottoressa ci sta col colonnello (1980) di Michele Massimo Tarantini è un film che si ricorda per la parola coglionello che la dottoressa pronuncia, sbagliando, al posto del regolare colonnello. Pare che la gag nacque spontanea da un errore di recitazione della Cassini e alla fine divenne la battuta cult del film. Tarantini scrive e sceneggia la pellicola insieme all’ottimo Francesco Milizia e si avvale di un bel cast composto da Lino Banfi, Alvaro Vitali, Nadia Cassini, Malisa Longo, Enzo Andronico e altri caratteristi. Si tratta dell’ultimo titolo di una serie di dottoresse che aveva visto la capostipite Edwige Fenech dettare il passo, seguita da Karin Schubert (La dottoressa sotto il lenzuolo, 1976) e Sabrina Siani (La dottoressa preferisce i marinai, 1981). La storia di Milizia funziona e la Cassini può esporre il sedere per tutto il film sotto gli occhi estasiati di soldati e spettatori. Nadia Cassini è la professoressa Eva Russell, innamorata cotta di Lino Banfi che chiama affettuosamente coglionello. Banfi è sposato con Malisa Longo, ha problemi di erezione ma soprattutto è complessato per le ridotte dimensione del pene. Alla fine il colonnello si fa trapiantare il gigantesco membro di Alvaro Vitali, ma non supera il rigetto e finisce per cantare tra le voci bianche. In compenso Vitali consola moglie e dottoressa. Il film diverte ancora oggi, spesso lo passano sulle reti Rai, Mediaset e sul satellitare FX, il canale maschile per eccellenza.

Michele Massimo Tarantini si conferma grande autore della commedia sexy, costruisce situazioni assurde e le rende credibili, sfruttando la vis comica di un Lino Banfi al massimo della forma. La pellicola si regge sui duetti esilaranti tra il colonnello Banfi e l’attendente Vitali che riceve in continuazione sonori scapaccioni e improperi coloriti. Lino Banfi e Alvaro Vitali mettono in scena una comicità da cabaret ispirata a Stan Laurel e Oliver Hardy per certe situazioni ripetitive riprese dalle vecchie comiche e dal cinema muto. Basti citare la sequenza della torta in faccia a Banfi dopo un rutto enorme di Vitali con il primo che gli sputa una fragola in un occhio. Lino Banfi recita nel solito buffo dialetto pugliese con espressioni come: che bel confetto a mandolino che c’ha! (rivolto alla Cassini), sei il paziente? e allora abbi pazienza e fai il paziente con pazienza (che ricorda Totò), io resisto, ho fatto la resistenza, ho sempre fatto il coglionello, io sono un coglionello (rivolto ancora alla Cassini), a fra poco o come dicono i francesi a frappé, niente mele (per dire niente male, equivocando sulla frutta) e via di questo passo. Banfi è protagonista anche di una parte onirica durante la quale sogna una Cassini velata di plastica e con il sedere evidenziato da un completo intimo rosso. Il comico pugliese realizza l’immedesimazione del pubblico con il personaggio durante la classica scena della doccia. Vediamo il sedere della Cassini con la soggettiva di Banfi che guarda dal buco della chiave fino a quando un accappatoio calato ad arte non chiude la scena. Tarantini non rinuncia ai cliché della commedia sexy e una doccia con relativa spiata dalla serratura non può mancare. Banfi concretizza l’immedesimazione con lo spettatore costruendo la macchietta del maschio ipnotizzato dal sedere della Cassini. Non c’è una sola scena durante la quale non abbia gli occhi puntati sul suo delizioso posteriore. Nadia Cassini fa bella mostra di sé con la tipica andatura ancheggiante, vestita di rosa confetto, velata di sola plastica, fotografata in biancheria intima rossa, nuda sotto la doccia, danzando in perizoma nero, vestita rosso fuoco con vistosi spacchi, spesso a novanta gradi e con il sedere in primo piano, con le gambe in mostra e infine cantando una pessima canzone (Bang your door). Malisa Longo è la moglie di Banfi, diventa l’amante di Vitali quando ne scopre le virtù nascoste, resta delusa dopo l’operazione, ma è la Cassini che consiglia il rimedio con una cura al cortisone che fa crescere i peli. Vitali diventa una sorta di scimmione, al punto che Banfi lo presenta come nipote e quando gli chiedono: Da parte di chi? risponde Da parte di King Kong! La collaborazione erotica della Longo si limita a una rapida visione del seno durante un rapporto sessuale, non è più giovanissima, sono lontani i tempi del decamerotico, ma è sempre un’ottima attrice e una bella presenza scenica. Lucio Montanaro è un caratterista divertente nei panni di una suora muscolosa che pratica l’anestesia a colpi di karate. Dino Cassio è un sergente che grida a tutto spiano, si vede poco, ma risulta efficace. Bruno Minniti è il bel tenente Lancetti, inespressivo, tipico attore da fotoromanzo, che ci prova con la Cassini, ma lei preferisce Banfi. Enzo Andronico è il generale Mangiafuoco in una rapida ma riuscita caratterizzazione.

Michele Massimo Tarantini è un regista esperto di commedia sexy, dedica sempre grande attenzione ai particolari e ai personaggi di contorno. Le sue pellicole non sono mai tirate via, possiedono ritmo e verve, seguono le regole della pochade, spesso risultano surreali e persino fumettistiche, ma non invecchiano con il passare degli anni. La dottoressa ci sta col colonnello è ancora un film che si guarda con piacere e che fa trascorrere una serata in allegria.

 

Gordiano Lupi


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