Ormai molto vecchio, già ingegnere progettista in Sondrio, rispondo all'interessante articolo “Delle brutture urbanistiche di Sondrio” pubblicato sul Gazetin di gennaio 2008 a firma del Sig. Gino Songini.
Premetto quanto segue: il professore americano Kidder Smith nel suo testo The new Architetture of Europe 1961 scriveva che l'architettura contemporanea italiana è estremamente interessante perché viva, ricca e caratterizzata in modo ben preciso; ma l'Italia ospita anche più errori architettonici di qualunque altro paese Europeo e l'utilizzazione delle aree è quasi sempre disastrosa. In effetti, le nostre planimetrie sono molto spesso vincolate da piccole e irregolari mappe catastali e da servitù prediali con piani urbanistici il più delle volte modesti. Nei progetti non si nota, quasi mai, la differenza tra gli edifici per le residenze e quelli per gli uffici e i negozi. La sacrosanta “legge di Antonio Cederna”: il verde sotto le abitazioni, è sconosciuta.
Ed arrivo al condominio Campello.
Il mio progetto, è passato mezzo secolo, prevedeva una grande galleria che univa le due piazze, Campello e Gualzetti, quest'ultima con la prospettiva della soprastante collina verde ora scomparsa. Nelle testate della galleria il progetto ha due condomini di tre piani collegati da due corpi più bassi laterali.
La soluzione urbanistica, ricordo, fu lodata dall'arch. Alberto Sartoris dell'Università di Losanna. Tale progetto comportava la completa demolizione del rione, situato tra le due piazze, nell'interno composto di oscuri tuguri. In corso d'opera risultò, per i consulenti finanziari e per le banche, disastroso dal punto di vista economico. Si minacciava il fallimento; l'impresario Giulio Rebai piangeva: «Ritornerò puerèt come eri prima». Insomma si decise, per salvare l'operazione, di costruire sulla galleria, un “grattacielo”.
Proposero al sottoscritto di fare il progetto ma rifiutai non approvandolo. Infatti l'iniziativa di costruire, nella zona centrale della città, un edificio di grande dimensione senza prevedere nuove strade, spazi liberi di verde, zone di rispetto, smentiva, a mio parere, le fondamentali ragioni urbanistiche.
Il progetto del “grattacielo” fu poi redatto da un ingegnere di Lecco.
Oggi questo brutto “contenitore” rovina il paesaggio urbano di Sondrio e crea un grosso sipario che interrompe le vedute sul retrostante contorno collinare verde della città.
Per il cinema di Piazza Garibaldi a Sondrio, ricordo che il signor Pedretti mi raccontò come aveva superato i vincoli posti dalla Soprintendenza per il teatro disegnato dall'arch. Canonica. In una notte una squadra di “guastatori” distrusse tutto l'interno del teatro, fu così possibile realizzare il cinema secondo il progetto dell'ing. U. Martinola.
Da quanto ho detto è ovvio che l'economia si impone sempre sulle costruzioni, specialmente quando si ha come in Valtellina, un passato di povertà.
Ing. Corrado Merizzi
(per 'l Gazetin, febbraio 2008)