[Vorrei dire una sola cosa, con una premessa che mi auguro non venga censurata.] Ho dedicato alcuni decenni non lontanissimi della mia vita per denunciare e combattere in Parlamento, in Italia, ovunque, con referendum, con leggi, con la nonviolenza, il fascismo degli antifascisti. Continuerei e continuerò a farlo.
Nel nostro paese oggi c’è tripudio per una novità: abbiamo l’unità fascista di fascisti, sfascisti, antifascisti, comunisti, clericali, chierici traditori, laici professi e vatico-talebani. Questa novità è viva ed operante, in un’atmosfera che è propria dell’era fascista, ormai da anni ’30, non più da anni ’20. Quegli anni ’30 nei quali 12 professori di università rifiutarono di giurare fedeltà al dittatore ed al monarca a lui succube.
Oggi quei 12 professori forse potremmo ritrovarli, almeno in parte, tra gli scienziati ed i professori che hanno obiettato non alla accettazione, da parte di Benedetto XVI, dell’invito fattogli, ma contro l’autore dell’invito e l’invito stesso. E oggi mi accorgo – non me ne ero accorto prima – che l’Italia di Giuliano Ferrara è piena di difensori del diritto di parlare… Ma che bravo! E dove sono quando si tratta del diritto mio, nostro e di tutti i radicali di parlare? Il nostro diritto-dovere di denunciare che ci è stata tolta, ufficialmente, parte essenziale dei nostri diritti civili? Oggi si tende a qualificarci come “assassini” o “complici di assassini”, noi che abbiamo vissuto una trentina d’anni, – anni, non ore, caro Giuliano! – per colpire e distruggere – come abbiamo fatto – l’immondo flagello di massa, di classe e clericale, dell’aborto nel nostro ed in altri paesi. Obiettivo per il quale la Presidente del Partito Radicale Adele Faccio, in un paese “democratico”, è andata in carcere per queste sue idee. Per cui un segretario del Partito Radicale come Gianfranco Spadaccia c’è andato anche lui. Obiettivi per cui, in tanti, abbiamo rischiato la vita (certo, non la morte!), messa in causa per sconfiggere – e l’abbiamo sconfitto – l’immondo flagello dell’aborto che è produzione industriale di coloro che oggi – a cominciare da Ratzinger - dicono essere, l’aborto, un omicidio.
Abbiamo vissuto, stiamo vivendo, dando corpo e parola ad una lotta che si è tradotta in milioni e milioni di non-aborti. Se non fosse per la mobilitazione per i diritti dell’embrione che contro di noi hanno difeso una legislazione che ha prodotto e imposto per generazioni l’“assassinio di massa” secondo il loro linguaggio, secondo noi, invece, il flagello dell’aborto obbligato e naturale, si sarebbe in una situazione nella quale l’aborto non esisterebbe più nel nostro paese se non per meno di centomila italiane l’anno.
Questa è la situazione. Noi proprio in queste ore stiamo cercando di denunciare, ma emettiamo silenzio, una operazione: quella che dura dal 2003, con una perfetta unità e compattezza tra il primo iniziatore della operazione, il “destro” Direttore Generale della RaiSet Flavio Cattaneo, ed il suo continuatore di oggi, il “sinistro” Claudio Cappon. Iniziata con il governo di destra e proseguita oggi con un governo di “sinistra”. In questo la continuità è perfetta. Si è trattato del tentativo di sbarazzare l’Italia di quel Centro d’Ascolto, l’unico tra l’altro che ha continuato a dare dati precisi, indiscussi, non contestati, sul monopolio assegnato al Vaticano per tutto quel che riguarda i problemi etici, morali, civili, costitutivi della stessa legalità repubblicana che abbiamo in Italia.
Oggi tutti dicono che il Papa deve avere diritto di parola. Nessuno, nessuno, nessuno dice che forse potremmo averlo anche noi. Anche se 28 delibere dell’Autorità garante dell’informazione hanno “condannato” il sistema audio-visivo per l’ostracismo persistente nei nostri confronti. Quello che non si è realizzato del tutto in altri campi, perché c’è un mondo ed una Unione Europea che a volte ci salvaguardano, ad esempio con la ricerca sulle cellule staminali che non è abolita del tutto solo perché permessa altrove, si è realizzato per il Centro d’Ascolto. Fatto fuori con gli stessi sistemi che hanno visto la magistratura italiana, come categoria e come Ordine, principale responsabile di quella strage di legalità che per noi sempre si traduce in strage di vite, strage di popolo. Sul piano ideologico-idrogeologico e sul piano morale.
L’unità fascista trionfa con gli stessi ingredienti degli anni ’30, quando il numero 1-bis del Partito comunista francese si accingeva a divenire uno degli eroi della unità nazista dell’Europa, quando appunto il nazismo ed il fascismo si affermavano per denunciare l’ingiustizia che le democrazie imponevano al mondo. E con la potenza di fuoco di cui erano capaci, intanto, erano dediti a massacrare i diritti e la vita dei loro popoli. Piangendo, perché erano discriminati, costretti a cercare “un posto al sole”.
Persino la satira, che pure è greve e grave come deve esserlo, quotidianamente si comporta come non si comporta nemmeno il mondo islamico nei confronti delle sue autorità religiose. Non c’è satira che metta i baffetti al Papa. Sarebbe pertinente, quasi spontaneo, e non sarebbe blasfemo. La satira, se non riguarda i potenti, se non è cattiva, non è satira. Persino la satira e – non dirò mai “persino” – quella maggioranza in nome della quale il Rettore Guarino pensa di potersi esprimere dicendo: “Coloro che non sono d’accordo con l’invito che ho fatto al Papa sono una minoranza”. Bene, possiamo parlare ancora, in questo ghetto dorato della clandestinità e della resistenza che è Radio Radicale. Radio di un partito e di una galassia che conta solo alcune migliaia di iscritti, militanti, contribuenti ed azionisti.
Dimentico una cosa: io credo di parlare, mentre emetto silenzio, così come si fa emettere silenzio ad Aldo Loris Rossi; non solo a “Porta a Porta”, ma su tutti i giornali italiani. E chi è Aldo Loris Rossi? E chi volete che sappia chi è Aldo Loris Rossi? Chi volete che sapesse, nell’Italia degli anni ’30, chi era Ernesto Rossi? Bene: noi lotteremo, non siamo battuti. Apparteniamo ad una storia, cantata pure da Benedetto Croce, che è anche quella dei rinchiusi a decine e decine di metri sotto terra, i quali, nelle loro galere, pregavano il proprio Dio perché proteggesse e perdonasse i loro carcerieri.
Lo ripeto: continuo a difendere, adesso, il Paese e la libertà di concepire e mettere alla luce, e non solo i pretesi fascisti, dall’unità fascista di antifascisti, fascisti, sfascisti, comunisti e clericali, e di rispettabilissimi giudici della Corte Costituzionale mafiosa, della assemblea dei nostri illustri scienziati democratici del diritto – uno per tutti il mio carissimo amico Stefano Rodotà – che trovano assolutamente normale e non pronunciano parola sul fatto che noi, eletti al Senato della Repubblica, abbiamo dovuto cedere il posto a favore di nominati.
Il tradimento dei chierici, fino a coloro – di quelli – che esercitano la satira, è totale. Qualcuno scrisse: basta che uno solo di noi resti tale e quale siamo e fummo per salvare la speranza del mondo. «Il suffit qu’un seul parmi nous reste tel qu'il fut et nous fûmes, pour sauver tout l'espoir du monde». Sono certo che questa affermazione della poesia è qualcosa che oggi ci indica la strada.
Marco Pannella
(da Notizie radicali, 16 gennaio 2008)
NOTA. Testo non rivisto dall’autore.