È stata convocata definitivamente per il 25 dicembre a Roma la Marcia di Natale per l'amnistia, la giustizia e l'indulto che partirà alle ore 10 da Castel Sant'Angelo (concentramento alle 9.30).
È la prima volta che in Italia si manifesta per quella che consideriamo la più grande questione sociale del nostro paese, determinata dalla non-amministrazione della giustizia e dalla disastrosa situazione delle carceri, fatti per cui lo stato italiano è stato condannato dalla giustizia europea, sin dal 1980 e ripetutamente, per violazione di diritti umani fondamentali.
Non si tratta solo della condizione delle carceri nelle quali 60.000 detenuti sono ammassati in celle che potrebbero ospitarne al massimo 42.000, si tratta anche e soprattutto della vita di almeno 18 milioni di cittadini italiani e delle loro famiglie che sono parti in causa negli attuali 9 milioni di processi pendenti, molti dei quali destinati a risolversi per prescrizione (come è accaduto a 1 milione di processi negli ultimi cinque anni). Secondo il recente rapporto del Consiglio d'Europa, circa il 30% della popolazione italiana è in attesa di una decisione giudiziaria.
Da Castel Sant'Angelo, un carcere storico ma anche il luogo più vicino a San Pietro e al ricordo di Papa Giovanni Paolo II che nella sua visita in Parlamento chiese clemenza tra gli applausi, la marcia proseguirà per il Carcere di Regina Coeli, per il Senato e la Camera dei Deputati che da quindici anni non approvano una misura di clemenza, per Palazzo Chigi, sede del Governo, ma anche per Piazza Santi Apostoli, sede dell'Unione di quei partiti di centrosinistra che hanno dimostrato di volere rimuovere la grande questione sociale della giustizia e del carcere.
Ti chiediamo di esserci, e di preannunciare subito la tua presenza su questa pagina internet:
http://www.radicali.it/amnistiaxnatale/form.php
I perché della Marcia
«Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni»
Dostoevskij, Memorie da una casa di morti (1862)
Con la Marcia di Natale i promotori intendono manifestare sia per l'amnistia che per l'indulto. Entrambi i provvedimenti, adottati per l'ultima volta 15 anni fa, sono necessari per diverse ragioni, che riguardano le inique condizioni carcerarie ma anche il cattivo stato della giustizia in Italia, rallentanta da migliaia di processi arretrati, che provocano un'amnistia di fatto, strisciante e di classe, costituita dal milione di reati prescritti per scadenza dei termini soltanto negli ultimi 5 anni.
Il 30 novembre scorso il Consiglio d’Europa ha denunciato che «i ritardi della giustizia in Italia sono causa di numerose violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sin dal 1980», ritardi che «costituiscono un pericolo effettivo per il rispetto dello stato di diritto in Italia».
Attualmente sono 60.000 i detenuti nel nostro paese, contro la capienza regolamentare di 43.000 unità. 21.000 di questi sono in attesa di giudizio. La nuova legge ex-Cirielli, che inasprisce le pene per i recidivi, si calcola che porterà in carcere in breve tempo altri 20.000 detenuti.
Chi si oppone alla clemenza dimentica che in Italia esiste un'amnistia strisciante che si chiama "prescrizione" e che è spesso riservata a chi può permettersi un bravo avvocato. Solo negli ultimi cinque anni, ben 865.073 persone hanno beneficiato della prescrizione dei reati penali per i quali erano state inquisite.
Chi si oppone alla clemenza dimentica che l'aumento delle carcerazioni non determina la riduzione dei reati. Se in Italia la mano pesante della giustizia si scarica quasi per intero sugli esclusi, senza avvocato e senza difesa, soprattutto immigrati e tossicodipendenti. Il 32,2% dei detenuti sono extracomunitari, mentre il 27,4% sono tossicodipendenti. Solo il 4,4% dei detenuti ha terminato la scuola media superiore.
In totale sono 8.942.932 i processi pendenti, di cui 5.580.000 penali. Tra la data del delitto e quella della sentenza la durata media è di 35 mesi per il primo grado del processo e di 65 mesi per l'appello. Sono moltissimi i reati che non vengono nemmeno perseguiti: nel 2003 le persone denunciate sono state 536.287 e i delitti denunciati per i quali è iniziata l'azione penale sono stati 2.890.629 (in crescita rispetto all'anno precedente), ma nell'80,8% dei casi l'autore era ignoto.
Chi si oppone alla clemenza dimentica che spesso sono leggi inique a produrre criminalità. Basti osservare come sia risibile il numero degli immigrati regolari in carcere, mentre è crescente quello degli immigrati senza permesso di soggiorno. L'impossibilità di ingresso legale produce illegalità e reati, mentre chi ha possibilità di regolarizzazione dimostra di essere pressoché esente da pratiche illegali e criminali.
Chi si oppone alla clemenza dimentica che in molti casi è il carcere stesso a portare alla commissione di nuovi reati. I dati dicono che se la percentuale della recidiva è del 75% nei casi di detenuti che scontano per intero la condanna in carcere, questa si abbassa drasticamente al 27% nel caso di tossicodipendenti condannati che scontano la condanna o una parte di essa in affidamento ai servizi sociali, e al 12% nel caso di non tossicodipendenti affidati ai servizi sociali.
L'amnistia e l'indulto, dunque, non sono contraddittori con un'attenzione ai temi della sicurezza. Investire sul recupero e sulla prevenzione è la vera politica per la sicurezza, una politica meno costosa socialmente, umanamente ed economicamente. Tenere una persona in carcere, peraltro nelle attuali condizioni miserevoli e spesso illegali (basti pensare che il Regolamento penitenziario, varato nel 2000, è rimasto in buona parte lettera morta), costa 63.875 euro l'anno, in gran parte per la struttura, mentre per il vitto di ogni recluso si spendono mediamente solo 1,58 euro al giorno. Tenere un tossicodipendente in carcere (e sono almeno 18.000) costa il quadruplo che assisterlo in una comunità o affidarlo a un servizio pubblico.
Sono passati 5 anni dal Giubileo e dalla campagna per l'amnistia e l'indulto e per un “Piano Marshall” per le carceri e il reinserimento sociale. Sono passati 3 anni da quando il Parlamento applaudì ripetutamente Giovanni Paolo II mentre invocava una riduzione delle pene. L'amnistia e l'indulto sono oggi l'unica risposta possibile a quella che nel frattempo è diventata la più grande emergenza sociale del nostro paese. Una questione che, direttamente e indirettamente, riguarda la vita e le condizioni di milioni di cittadini e di famiglie italiane.
Per costruire una nuova giustizia, occorre sbloccarla con un'amnistia. Attraverso l'indulto, invece, è possibile riportare il numero delle presenze a quello delle capienze, vale a dire ridurre di almeno 15.000 gli attuali detenuti.
I promotori della Marcia
Rosa nel pugno - Nessuno Tocchi Caino - Il Detenuto ignoto
e molte altre personalità e associazioni (per una lista completa clicca qui)