Diario di bordo
Prezzi carburanti. Il Governo si strappa le vesti che non ha: la sua vergogna è nuda come il suo 70% di tasse
20 Dicembre 2007
 

Il Governo, in primis il ministro dello Sviluppo economico, si accorge che i prezzi italiani della benzina sono troppo alti, da record in Unione Europea, e si accorge che ciò avviene a ridosso delle festività di fine anno proprio come accade tra giugno e luglio per le vacanze estive. Il Governo, cioè, scopre la cosiddetta acqua calda, di cui era ed è perfettamente a conoscenza e su cui, come in passato, non ha alcuna intenzione di intervenire se non facendo finta e, sostanzialmente, prendendo i giri i consumatori.

La minaccia del ministro Pierluigi Bersani, se l'andamento al rialzo continuerà, è di convocare i petrolieri. E cosa gli dirà? Li accuserà di fare il loro mestiere, cioè di fare business seguendo i consumi di un mercato che ha, come tutti i mercati, gli andamenti stagionali? Perché non dovrebbero farlo? Quali elementi coercitivi ha il ministro per impedire ai petrolieri di esser tali? O forse il ministro ci vuol far credere che un appello al loro buon cuore, per il bene delle tasche degli italiani, possa dare un qualche effetto? O forse li convincerà che la prossima lenzuolata, con più presunta liberalizzazione per l'apertura più semplice di punti vendita di carburanti, possa convincerli a moderare i guadagni... convincerli come? Barattando la liberalizzazione in cambio di minori costi al dettaglio? E quali garanzie i petrolieri dovrebbero dare per non aumentare i prezzi? Le stesse dei taxisti romani che a fronte di una proposta di aumento di licenze avrebbero dovuto avere prezzi maggiori e poi è finita che i prezzi sono aumentati e le licenze, per numero e tempi, sono una presa in giro rispetto alla gravità della situazione del trasporto pubblico romano? Oppure il ministro ha nella testa il ritorno a prezzi amministrati, con tanto giubilio da parte di alcuni suoi partner di governo?

Gli interrogativi con le nostre domande pleonastico/sarcastiche potrebbero continuare a iosa e non sarebbe solo un giochino lessicale ma un tentativo di comprensione della politica di un ministero e di un Governo che non vuole ancora assimilare –e farne tesoro- l'elemento base di una politica di liberalizzazione: la detassazione... che poi non sarebbe neanche tanto drammatica, visto che stiamo parlando di un livello del 70% in cui sono inclusi i contributi per la guerra d'Abissinia del 1935 e per la crisi del Canale di Suez del 1956, cioè tasse che, levate, farebbero fare cosi' tanta bella figura al Governo che si pagherebbe in immagine il lieve danno che ne avrebbe in termini economici stretti. Ma questo –ideologicamente? non è nei progetti di questo Governo, per cui l'ipotesi non viene per niente presa in considerazione: “tutti di un pezzo” è un modo d'essere a cui si può sgarrare solo se qualcuno ti blocca il Paese per alcuni giorni (padroncini dei camion) e tu li soddisfi levando soldi gia' destinati alla ricerca scientifica...

Un invito al ministro e al Governo: per favore, state zitti, non continuare a prenderci in giro, perché, oltre a deprimere il nostro senso civico di appartenenza all'Italia, contribuite al vostro declino di credibilità. Per strapparsi le vesti, come fate voi, occorrerebbe che queste ultime voi le aveste, mentre siete solo nudi e, pur se abitualmente vi vergognate della vostra nudità, vi sentite tranquilli col vostro 70%.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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