Luciano Canova. 12 dicembre 2007
13 Dicembre 2007
 

Ieri pomeriggio, intorno alle 17, magari siete entrati in banca. È il momento di fare un prelievo per gli ultimi acquisti di Natale. Una volta al calduccio, dentro l’ingresso, vi siete guardati intorno con più attenzione del solito: e magari avete contato sedici persone. Qualcuna, forse, era lì a confabulare dubbiosa sugli interessi di un mutuo per la casa; qualcun’altra, invece, sfogliava distratta le foto sempre uguali di un brutto calendario. Magari avete sorpreso un ragazzo a sbirciare le gambe di una donna avvenente. C'erano senza dubbio due amiche che parlavano della cena di Natale e della voglia di provare a fare un nuovo dolce. E c'era pure un tizio che urlava nel telefonino, non si capisce se stizzito con il suo interlocutore o imbarazzato di trovarsi a conversare di fronte ad un pubblico. È probabile che qualcuno avesse infine semplicemente lo sguardo assente, perso in quegli attimi irrimediabilmente prima in cui riesci a uscire da te stesso ma noti solo una confusa distanza.

Ecco, ora fate esplodere queste persone. Con una violenza troppo veloce. 38 anni fa è successo: come il fumo dopo un’esplosione, troppo rapidamente un Paese immaturo accetta il diradarsi delle sue tragedie. Ma quel che resta è un’immagine più buia di prima. Proviamo a pensarci.

 

Luciano Canova


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