Alivento: Ottavo discorso amoroso: la passione è vita
04 Dicembre 2007
 

Il settimo discorso amoroso ha scompigliato l’ordine del mio “trattato amoroso”, inframmezzando l’amore materno in un discorso che aveva avuto finora uno sviluppo lineare in progressione, avendo affrontato i temi paradigmatici dell’amore: l’incontro, l’interesse, l’innamoramento, la passione d’amore. Secondo la sequenza logica prestabilita era tempo di affrontare la passione intesa non come trasporto amoroso verso l’altro, bensì come trasporto verso tutto ciò che, oltre il mero rapporto umano, rende la vita interessante, per trattare successivamente del rapporto sessuale, del matrimonio o rapporto stabile di coppia, di riproduzione, d’amore materno, paterno, filiale.

Devo quindi riallacciare il filo dei discorsi riepilogando molto brevemente il contenuto del sesto discorso. Ricorderete che nel sesto discorso, in un crescendo abbagliante, ho esposto la forma di passione più irrazionale, quella che scatena così potentemente i sensi e gli ormoni da apparire come un meccanismo apparentemente incontrollabile, potenzialmente latente in ognuno di noi che si sviluppa in determinate circostanze e per determinati incontri, facendo provare l’amore, comunemente detto con la A maiuscola, in gradi crescenti fino, in alcuni casi, fortunatamente rari, a rasentare la follia.

Il fenomeno, se corrisposto, rapidamente si evolve in rapporto di coppia più o meno duraturo, se non corrisposto getta l’innamorato in uno stato di prostrazione più o meno grave in relazione al grado di coinvolgimento amoroso.

Per affrontare il tema centrale di questo ottavo discorso amoroso occorre riprendere i significati che si attribuiscono comunemente nel linguaggio al termine passione. Il termine passione, oltre che indicare il trasporto senso/sessuale con venature di afflizione e dolorosità maceranti, è usato anche per riferirsi a qualcosa che ci prende, ci avvince, ci interessa, alla quale dedichiamo tempo, denaro, energie, che però, a differenza del lavoro, dei doveri, degli oneri, ci ricarica, ci dà nuove energie, ci rigenera.

La passione può essere sportiva, artistica, hobbistica. Fare del bricolage, trekking, dipingere, scrivere poesie oppure cucinare, sono solo esempi della variabilissima gamma di attività che convogliano la passione, l’attenzione, l’interesse umani.

Accade comunemente che sopraffatti da lavoro e impegni vari, da acquisti, affari, visite dal dentista o riunioni condominiali, non si trovi mai tempo per niente; eppure, quando si tratta di una passione, si riesce sempre a trovare il momento da dedicarvi e il tempo speso per essa sembra sempre ben speso.

In ogni modo si cerca di ritagliare spazi riservati alla passione prescelta, quando non si sia già organizzato il proprio tempo in modo da praticarla con la frequenza stabilita periodica a noi più congeniale.

A dire il vero non sempre la passione è una, possono essere più d’una, anzi, è bene che lo siano; tante più passioni animano le nostre giornate quanto più ricca e coinvolgente sarà la nostra vita, tutta presa da molteplici cose piacevoli da seguire, da fare, da organizzare.

Le passioni possono succedersi nel tempo, possono restare latenti e poi nuovamente rifiorire, similmente agli amori possono accompagnarci per tutta l’esistenza, possono accendersi e spegnersi come un fuoco di paglia, subiscono vicende varie e alterne. Certo situazioni di vita complesse tendono a farle accantonare, altre volte proprio in uno stato di disagio mentale/spirituale si può trovare nella passione un naturale balsamo dell’anima che allevia il peso, ad esempio, di una malattia depressiva o di un’attività lavorativa poco gradita.

Ci sono poi casi fortunati in cui si riesce a coniugare passione e lavoro, non in termini di tempi definiti e ripartiti, ma di una vera e propria sovrapposizione. In altre termini alcune persone riescono a fare della loro passione l’attività di lavoro principale, il che è cosa buona, infatti quale miglior spinta a svolgere bene il proprio lavoro può mai trovarsi che quella di farlo per passione?

I termini del discorso si possono anche capovolgere nel senso che, una volta scelto il proprio lavoro, può accadere che questo diventi successivamente una passione, come avviene quando lo si svolga con entusiasmo perché si ama proprio il/quel lavoro in sé, oppure quando si è spinti dal senso del dovere, che diventa una sorta “d’imperativo passionale”, che spinge a lavorare con professionalità e competenza sempre crescenti.

Può accadere inoltre, specie quando si svolga un’attività redditizia, che si trovi nel compenso economico una molla potente a dedicare sempre maggiori energie ad un lavoro o professione ben remunerati per ricavarne crescenti guadagni, per arricchirsi.

Del resto è difficile trovare un uomo che non abbia attrazione per la ricchezza, anzi, si può ben dire che essa sia, per la comune convinzione che il denaro compri tutto o quasi, una passione condivisa dell’umanità.

L’interesse per il denaro si intreccia facilmente con altri elementi di attrazione che possono tradursi talora in comportamenti diretti ad arricchirsi in modo fortunato e strepitoso e quindi a canalizzare nel gioco e nelle scommesse energie, tempo, denaro fino al verificarsi di veri e propri casi di dedizione incontrollata, irrazionale, deviata per le quali si parla ancora di passione, casi in cui si perde di vista anche il miraggio della vincita fortunata, desiderando piuttosto l’emozione, il piacere del gioco, il rischio, l’alea, la sorpresa, la scoperta, l’attesa.

Ritorna così in considerazione l’accezione esasperata del termine passione, qualcosa che piace a tal punto che diviene una sorta di calamita traente  di perdizione del senno, del sonno, del tempo.

In generale ogni passione che oltrepassa determinati confini di vita, che attira in maniera esorbitante fino a turbare, sconfinando, il normale svolgimento delle attività quotidiane, relazionali, personali, lavorative, pur quando sia definita passione, in realtà rasenta la patologia psicologica, similmente a certe forme di amore malato delle quali prima o poi parlerò.

Tuttavia desidero chiudere questo articolo ritornando all’accezione positiva del termine passione espressa al principio di questo discorso e con l’esortazione a farsi prendere dalle passioni, a non restare mai inerti a subire la decadenza del tempo, lo spegnersi dei sentimenti, la carenza d’entusiasmo, perché appassionarsi a qualcosa (e ripeto qualcosa e non qualcuno) è normalmente elemento positivo d’arricchimento personale, di condivisione, investimento intellettuale e d’azione, impegna mente e corpo, impedendo l’ozio, la noia, l’isterilimento, la ripetitività delle condotte e delle aspirazioni, perché ogni cosa fatta con passione riesce meglio, è meno gravosa, dà maggiori soddisfazioni e, soprattutto, rende la vita stessa appassionante e quindi degna d’essere vissuta.

Riflettendo, infatti, potreste facilmente rendervi conto che non si muore perché o quando si muore e neanche perché finisce un amore, ma ciò che veramente uccide lo spirito dell’uomo è rinunciare alla capacità di progettare.

 

Alivento


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