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De Francesco Trio. Straordinario successo al “Torelli”
Joey De Francesco
Joey De Francesco 
26 Novembre 2007
 

Lunedì 19 novembre 2007, presso l’Auditorium Torelli di Sondrio, si è tenuto uno straordinario concerto di jazz: quello del trio dell'americano Joey De Francesco con Massimo Faraò al pianoforte e Byron Landham alla batteria.

Il successo non è stato solo dal punto di vista musicale e culturale, ma anche da quello di un pubblico: grande è stata la partecipazione di esperti e appassionati jazzofili. Il concerto è stato sostenuto dal Credito Valtellinese, ormai sponsor consolidato dei concerti jazz del Circolo Musicale di Sondrio.

Il C.I.D. ha pensato di presentare, come l’anno scorso, a latere dei concerti di jazz in cartellone, i musicisti valtellinesi che si sono fatti onore e sono stimati negli ambienti musicali jazzistici italiani, ma meno conosciuti dal grande pubblico dell'Auditorium “Torelli”. Per cui, nella mezz’ora precedente il concerto del Trio De Francesco, ha iniziato il Primitivo Sound jazz trio di Antonello Iannello alla chitarra con i due fratelli Xeres, Marco al basso elettrico e Paolo alla batteria. Il trio nostrano ha suonato quattro classici standard e un originale dello stesso Antonello con un buon sound jazzistico e buoni arrangiamenti.

Il quarantenne chitarrista sondriese, con una buona esperienza musicale avendo suonato con numerosi jazzisti italiani e alcuni stranieri, oltre che compositore, è anche un ottimo didatta, insegnando privatamente a Sondrio. La ritmica di Delebio, composta dai due fratelli Xeres, ha supportato ottimamente il solista, ma anche duettato con Iannello in ognuno degli standards. Il gruppo è piaciuto tanto allo straripante pubblico del “Torelli” da essere applaudito ad ogni assolo.

È toccato successivamente all’eclettico Joey De Francesco. Joey è un musicista che ha suonato, senza risparmiarsi, uno strumento digitale, sostituto del famoso organo elettromeccanico Hammond, entusiasmando letteralmente gli appassionati: infatti questo è uno strumento che emana un suono ancora più preciso dell’Hammond originale soprattutto nei bassi e nel lesley. De Francesco è divenuto il vero virtuoso ed erede di Jimmy Shmith: è fresco ed innovativo e le sue composizioni risultano tecnicamente complesse ed armonicamente profonde, ma ha stupito soprattutto la spettacolarità del suo approccio al soul jazz e il senso del blues. Riesce a suonare linee di basso capaci di sostituire egregiamente la perfezione dei grandi contrabbassisti e la sua tecnica, sia per la mano destra che per la sinistra, è fantastica. Inoltre suona ottimamente la tromba (le prime lezioni gli sono state impartite da Miles Davis) e canta da vero bluesman moderno. Nel concerto al “Torelli” è riuscito a coinvolgere tutti cantando un rhythm and blues molto accattivante e facendo ripetere alcune frasi ritmiche al pubblico.

Nato a Springfield (Pennsylvania) nel 1971 figlio d'arte, nonno palermitano e padre erano entrambi musicisti, all'età di dieci anni aveva la sua band con cui si esibiva al fianco di grandi come Jack McDuff ed era appena diciassettenne quando Miles Davis gli propose un ruolo nella sua band, con la quale affrontò un tour europeo ed incise il disco Amandla (1989). Ma l'esplosione di popolarità venne nei primi anni '90 quando fece parte dei Free Spirits Power trio di John McLaughlin. Con oltre venti dischi all'attivo (dei quali Live: The Authorized Bootleg with Special Guest George Coleman per la Concord è il più recente), De Francesco è uno dei pochi organisti jazz ad aver tenuto per molti anni di seguito il primo posto nelle classifiche di preferenza dei lettori di riviste specializzate.

De Francesco è stato accompagnato magistralmente da Massimo Faraò, pianista 42enne di Genova, che nel 1993 venne scelto da Nat Adderley per il suo quintetto. Nel 1995, in America, diventa il direttore musicale del Shawnn Monteiro Quartet composto, oltre alla bravissima cantante, figlia del contrabbassista di Ellington Jimmy Woode, da Keter Betts e Bobby Durham. È molto richiesto dai grandi solisti sia per la sua capacità di ottimo accompagnatore che per le sue qualità di swing.

L’altro musicista che ha accompagnato Joey è considerato uno dei migliori batteristi esistenti: Byron Landham. De Francesco sostiene che per la presenza di Byron, in concerto lo emoziona sempre: infatti il drumming di Landham è trascinante e nello stesso stimolante per la grande scomposizione che pratica. Il batterista, nato a Pennsylvania city, ha iniziato a studiare e suonare la batteria all’età di sette anni e a 17 è stato chiamato a far parte del gruppo del pianista-organista Shirley Scott. È stato influenzato dal modo di suonare di due grandi batteristi: Mickey Roker (batterista bop di Dizzy Gillespie che lo considera addirittura il miglior batterista del mondo) e Bobby Durham (batterista di Duke Ellington, Oscar Peterson e Ella Fitzgerald). È stato accompagnatore della mitica cantante Betty Carter e dell’organista John De Francesco, padre di Joey. Il suo drumming ha mandato in visibilio i batteristi presenti, ma è stato apprezzato sia dagli altri esperti di jazz che da tutto il resto del pubblico.

In sintesi un grande successo per un grande gruppo; ci si augura che anche gli altri concerti siano altrettanti stimolanti. A questo proposito bisogna dire che Chicco Cotelli, Direttore artistico del CID per il jazz, assicura che i prossimi concerti saranno altrettanto fantastici: infatti il 17 dicembre sarà di scena il gruppo del pianista comasco Carlo Uboldi, dotato di uno swing straordinario, (con il grande contrabbassista Stefano Dallora e il fido batterista Marco Castiglioni), il 7 gennaio il trio musicalmente più apprezzato del momento: quello di Dado Moroni con l’incredibile ritmica formata da Peter Washington al contrabbasso (Ron Carter lo considera il miglior contrabbassista) e Alvin Queen, amato e imitato da tutti i batteristi di jazz; l’ultimo concerto del 25 febbraio sarà quello del sassofonista americano Jimmy Green accompagnato dal pianista americano David Berkman, dal nostro contrabbassista Valerio della Fonte e dal batterista romano Massimo Manzi. Quindi buon jazz per Sondrio e tutta la Valtellina.

 

Alberto Frizziero


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