Mariolina Venezia
Mille anni che sto qui
Einaudi, 2006, pagg. 244, € 15,00
È la saga di una famiglia del sud, quella che ci racconta Mariolina Venezia nel suo libro Mille anni che sto qui che le ha valso il “Premio Campiello 2007”. Una storia che è ambientata a Grottole, nei pressi di Matera, e che attraversa quattro generazioni, a partire dal 1861, col capostipite don Francesco Falcone – possidente locale – fino ad arrivare alla giovane Gioia, che vive ai nostri giorni e sente su di sé il peso a volte scomodo della memoria. Una memoria che non è nemmeno sua, ma è un insieme di domande e stati d’animo dalle radici profonde, che a volte risalgono dentro lei senza neppure volerlo: un passato che sembra tornare all’improvviso con la forza «di ciò che esiste prima della tua stessa nascita».
Una trama nota, si potrebbe dire, già ampiamente utilizzata da molti autori. Ma la scrittura di Mariolina Venezia cattura il lettore con la semplicità e a tratti la poesia di cui è permeata. Con l’intenzione – che si avverte essere quella della scrittrice – di restituire un mondo ben preciso: quello di un Sud poco esplorato, ricco di tradizioni e di consuetudini ancestrali, imposte dall’alto con forza di legge e accettate a volte supinamente, altre volte sfidate e sovvertite. Non sempre con l’uso della forza o della ribellione o attraverso la classica fuga risolutiva, bensì anche con la sicurezza data dai legami forti e dagli amori appassionati, con la fede nella vita stessa, nella terra, nella propria storia che diventa perno di un’esistenza contro tutte le avversità.
Ecco quindi, al principio dell’intreccio, la storia di Concetta, la serva contadina sulla quale ha messo gli occhi don Francesco, che si ritrova in pochi anni madre di otto figli, oggetto di un destino ineluttabile di chi è nelle mani del padrone e nulla può scegliere (come successe a sua nonna, a sua madre e alle sue cugine... prima di lei): una storia nata sotto l’insegna di una violenza quasi obbligata – e accettata – e sfociata poi in un amore indissolubile e bello. Ma c’è posto anche per il matrimonio iroso e forzato, accettato solo per rispetto alla tradizione, fra Albina e Vincenzo o ancora quello nato da un amore predestinato, fra Candida e Colino, riconosciutisi al primo sguardo.
E naturalmente c’è altro nel romanzo, come altro c’è nella vita, oltre alle grandi passioni e ai primi amori: tradimenti, ideali politici per cui lottare, delusioni, ripensamenti, rapporti fra genitori e figli…, una costellazione di personaggi ben delineati, ognuno con le sue peculiarità, colti nei momenti più salienti della loro esistenza e poi ricatturati dal vortice di un tempo che trascorre, non come un cerchio – afferma Gioia, l’ultima protagonista del romanzo – ma come una spirale, in cui «lo sforzo che fai per abbracciare il passato ti proietta di nuovo con forza verso il futuro».
Non è una retorica sul tempo che fu (che, in fondo, è un po’ la tentazione di tutti i tempi): è un’operazione che porta a scoprire l’importanza di conoscere le proprie radici per poter davvero ramificarsi incontro al domani.
«Non è facile», conclude l’autrice con la voce di Gioia, «raccontare questa storia a chi non conosce la valle del Basento, il cielo celeste come i colori a matita dei bambini, i pendii che il grano rende verdi a primavera e gialli d’estate, i fuochi nelle stoppie, i tralicci per l’estrazione del petrolio, i paesi agonizzanti sulle colline, il volo del nibbio. Cosa c’entri con me non saprei dirlo. Somiglia all’espressione che mi scopro in faccia certi giorni, quando mi guardo nello specchio di sfuggita. (…) Ai piani continuamente sconvolti. A tutto ciò che ha un senso, non importa quale».
Mariolina Venezia è nata a Matera nel 1961 e vive a Roma. Ha pubblicato tre libri di poesie in Francia. Collabora con varie riviste letterarie e lavora come sceneggiatrice per il cinema e la televisione. Nel 1998 ha pubblicato, per la casa editrice Theoria, la raccolta di racconti Altri miracoli.
Annagloria Del Piano
(da 'l Gazetin, novembre/dicembre 2007
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