Cinquanta linguisti, da tutta Europa, inviano al presidente Ciampi un appello firmato per «il riconoscimento di tutte le realtà linguistiche regionali e minoritarie oltre a quelle già riconosciute dalla legge sulle minoranze del '99», l’Unesco lancia l’allarme per la salvaguardia di oltre 3.000 lingue censite e catalogate in ordine di pericolo di estinzione e così oggi tutto il mondo della cultura si mobilita in difesa dei dialetti con petizioni, proposte di leggi e pressioni affinché questo importante patrimonio di tradizione non vada perduto. Sul nostro territorio la “vivacità dialettale” per fortuna non manca e anche se le nuove generazioni inesorabilmente tendono a relegare il dialetto nei ricordi nostalgici dei tempi che furono, una forte e strenua azione di difesa viene dall’arte e dalla letteratura che veicolano, spesso con la complicità della scuola, la comunicazione dialettale, scritta e parlata, come un prezioso valore da conservare intatto nel tempo.
Si inserisce a buon titolo in questo processo di salvaguardia, il lavoro di Ezio Maifré, che da tempo è caro ai nostri lettori per il suo amore nei confronti del dialetto. Amore che manifesta attraverso novelle, racconti e scritti. Dopo il premiato lavoro sul Beato Mario è prossimo alle stampe un secondo libro in dialetto, con traduzione in italiano, ambientato nella Tirano del 1600, in un particolare periodo pregno di vicende che sconvolsero i precari equilibri politici e militari di quel tempo. La storia è raccontata, nello stile vivace e snello di Maifré, attraverso il difficile amore di Michele e Martina, due giovani che la sorte ha voluto vicini nei sentimenti ma contrastati dalle convenzioni sociali e religiose.
f.s.
(da Tirano & dintorni, dicembre 2005)
Ezio Maifré (Méngu), Michele e Martina ai tempi del "Sacro Macello" di Valtellina. In italiano e dialetto tiranese, Tipografia Poletti, Villa di Tirano 2005, pagg. 168, s.p.
Il libro è in distribuzione in questi giorni