Farmaci cannabinoidi. Lunghe procedure per i rimborsi... Per poi non averli
16 Ottobre 2007
 

Lo scorso 26 luglio avevo presentato un'interrogazione al ministro della Salute, Livia Turco, sulla terapia del dolore e l'utilizzo di farmaci cannabinoidi, in particolare dopo l’entrata in vigore del decreto che ha dato il via libera all’autorizzazione all’importazione di questi farmaci, in attesa che l’Aifa autorizzi la loro commercializzazione nel nostro Paese.

Chi intende utilizzare questi farmaci dovrebbe richiederne l’importazione da un Paese estero dove sono regolarmente registrati, pagandoli a proprie spese. Tranne alcune Asl che li rimborsano è possibile chiedere il rimborso al ministero della Salute. E così aveva fatto un signore fiorentino di 65 anni affetto dal virus Hiv, invalido civile al 100% e con 750 euro di pensione al mese. Per cercare di trovare sollievo ai dolori provocati dal massiccio utilizzo di antivirali si è sottoposto ad un'altrettanta massiccia dose di analisi e test per chiedere al ministero il rimborso per l'acquisto all'estero di alcune confezioni di farmaci dal principio attivo dronabinol, ma il ministero aveva deciso di non elargire il rimborso a causa dell'eccessivo prezzo di questi medicinali.

In risposta all'interrogazione con cui chiedevo le motivazioni di questa decisione ed i criteri per avere i rimborsi, oggi in XII commissione ho avuto l'ennesima non-risposta. Oltre a non emergere assolutamente le motivazioni di carattere economico fornite al signore fiorentino, il ministero ci ha fatto sapere che questi farmaci sono rimborsabili solo nei casi in cui le richieste arrivino direttamente dagli ospedali, mentre vengono ignorate se sono i singoli a richiederli. Non capisco come il ministro della Salute, Livia Turco, possa continuare con i suoi proclami rassicuranti sui rimborsi che il SSN sicuramente farà riguardo farmaci come quelli a base di cannabinoidi, che, secondo recenti dati, sono utilizzati da ben 200 mila pazienti.

Per questo mi sono dichiarata insoddisfatta. È evidente che non si è voluto rispondere ad un caso specifico citando leggi e decreti, per altro già presenti nel testo dell'interrogazione. Non esiste una risposta attendibile per spiegare una storia del genere, come si possono giustificare test di 800 domande, le numerose analisi e a cui è stato sottoposto il signore, se il ministero in partenza era sicuro che non si sarebbe potuto avere il rimborso? Per quale motivo il signore di Firenze ha dovuto perdere tempo e probabilmente anche soldi per richiedere un rimborso che già si sapeva non sarebbe arrivato? A riguardo sto preparando un'ulteriore interrogazione.

 

Donatella Poretti


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