Piero Cappelli: Sacco & Vanzetti. Uccisi due volte, ieri e oggi.
Sacco e Vanzetti
Sacco e Vanzetti 
27 Ottobre 2007
 

Nicola e Bartolomeo. Due nomi, due vite, una storia. Partiti dall’Italia per trovare fortuna in America si sono visti inchiodare ad una sedia elettrica nello stato del Massachusetts, precisamente ottant’anni fa nella notte del 23 agosto 1927. Come tutti i nomi, anche questi ci raccontano esistenze umane ricche e cariche di vissuto. Ma di Nicola e di Bartolomeo, nel loro Paese, nel nostro Paese, ce ne siamo dimenticati. E quanti ‘Nicola e Bartolomeo’ sono passati e passeranno ancora da questi gioghi della società civile e cosiddetta ‘democratica’, negli Usa, in Italia e nell’Occidente?!

Si sta parlando di questi due italiani immigrati negli States quand’avevano vent’anni, alla fine dell’800. Sono loro, Sacco e Vanzetti. Loro, forse non fanno nemmeno parte di quella storia contemporanea che qualcuno dovrebbe trasmettere alle future e giovani generazioni, mentre la nostra, sembra, averli fatti cadere nell’oblio…

Due nostri giovani, giovani italiani, che circa un secolo fa sono partiti da questo povero paese, dalla loro povera provincia italiana, per raggiungere ‘il lido della speranza lavorativa e sociale’ d’oltreoceano - come veniva di fatto concepita e sognata l’America -; con tutto l’entusiasmo di un ciabattino e di un operaio. Nicola Sacco aveva trentasei anni e Bartolomeo Vanzetti trentanove. L’uno dalla provincia di Foggia, Torremaggiore e, l’altro, dal cuneese, Villafaletto, un antico borgo sulle colline d’Alba. Uno del sud e l’altro del nord, ma tutti e due poveri. E a tutti e due è stata spenta quella voglia di vivere - per una vita nuova e diversa -, con la condanna alla sedia elettrica perché anarchici e considerati colpevoli di due omicidi. Lì, in quell’America, dove la costituzione gridava e grida alla libertà dell’uomo, ma condanna in nome di quella stessa libertà. Scriveva quest'estate Moshik Temkin su The Nation: «Oggi è chiaro che il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti furono un atto di barbarie, ingiusto e intollerabile. Con molte caratteristiche in comune con l’America di Bush» (si pensi allo sterminio degli Indiani, alle invasioni in mezzo mondo, alle prigioni dei dissidenti... di ieri e di oggi…, a Martin Luter King... e così via).

Quest’America che non ha ancora perso il vizio di credere alla propria sussistenza solo attraverso la morte del colpevole, dell’altro, del diverso: il nemico. Molti stati negli Usa adottano ancor oggi la pena di morte cercando di debellare così la delinquenza. Ma – statisticamente è stato appurato – dopo un primo periodo di flessione dei reati, da quando è stata inaugurata questa pena capitale, c’è stato un ritorno ‘normale’ alla delinquenza. Un gruppo di avvocati-investigativi americani si sono dedicati al riesame di casi di condannati a morte e sono riusciti a salvarne alcuni. La maggior parte di questi disgraziati sono per lo più poveri e ‘non-bianchi’. Non possono permettersi spesso un avvocato decente e quindi vengono assistiti da professionisti d’ufficio di bassissimo livello.

Allora i nostri Sacco e Vanzetti chi li avrà difesi? Quando all’epoca l’essere anarchici era peggio d’essere comunisti… Cioè non degni di vivere né socialmente né politicamente ma facili capri espiatori di una giustizia ingiusta che scambia(va) con facilità la libertà di parola e d’opinione con il terrorismo. E oggi gli americani cosa racconteranno, se lo faranno, alle loro giovani generazioni di questi due italiani? Diranno che sono stati terroristi? Rivoluzionari? Assassini? Solo i vincitori fanno la storia, i vinti invece la subiscono due volte, prima e dopo…

E in Italia che fine hanno fatto i nostri connazionali Sacco e Vanzetti? Non li ricorda più nessuno. Nemmeno le tv, pubbliche e private, mandano in onda films che li raccontino. In cambio, però, ci propinano serial hollywoodiani, dove violenza, droga e sesso occupano le ore del pomeriggio fino ad entrare ai bordi della nostra tavola da pranzo. Quando per una visione di culi e di tette, ci viene consigliano che il programma è per un “pubblico adulto”… (sic! e ri-sic!).

Provo commozione e rabbia di fronte a casi come questi. E a tutto quanto ci sta intorno. Nessuno vuol disconoscere le responsabilità politiche delle proprie idee. E nemmeno Sacco e Vanzetti l’hanno fatto. Due italiani veri e autentici. Uccisi più per conto di una morale e di una ideologia che per la vera responsabilità di un omicidio non ancora ben chiarito. Questi nostri due eroi, così voglio chiamarli, sono scomparsi dal calendario della liturgia storica e civica di questo nostro Paese. A distanza di oltre un secolo si continua ad uccidere il prossimo quando fisicamente, quando moralmente perché non la pensa come ‘i vincitori’. E per ricordarli anche dopo un secolo abbiamo dedicato loro questo breve pensiero.

Anche loro testimoni, i nostri Sacco e Vanzetti, di una libertà di parola e di pensiero che – nonostante la sopraffazione, la condanna e l’annientamento – continuano a vivere nei cuori di tutti quei ‘vinti’ che le epoche di tutti i tempi continuano a produrre sotto il segno della ‘democrazia’, della ‘legge’, della ‘giustizia’.

La loro memoria – comunque - ci resterà per sempre cara.

 

Piero Cappelli


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