Un discorso pienamente condivisibile quello tenuto dal Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni sabato scorso presso la sala “Fabio Besta” della Banca Popolare di Sondrio. Nella sua semplicità, l’angiologo e ricercatore di Viterbo, che in quest’ultima legislatura ricopre questa autorevole carica, ha saputo riassumere in pochi punti cardine le note dolenti del sistema – scuola.
Con l’inizio del nuovo anno scolastico, in effetti, si ripropongono, gli annosi problemi che angustiano la scuola sin dagli albori. La realtà diventa ogni giorno sempre più complessa e le difficoltà che incontra la scuola in quanto “società in miniatura” si aggravano. Basta ascoltare un telegiornale per rendersi conto di quanto sia intenso il malessere radicato nella nostra società, in particolare quello vissuto dalle nuove generazioni, che faticano a trovare una propria dimensione e una propria ragion d’essere. Trovare degli ideali positivi da poter condividere è diventata ormai impresa ardua. Anche a scuola è diventato un problema non da poco riuscire a spiegare ai bambini come ci si comporta nel rispetto della convivenza civile. Troppi esempi negativi che partono dalla televisione e molto spesso anche dalla famiglia. Ed è infatti “nell’incapacità della famiglia e della società di educare i propri figli” che Fioroni individua un grosso problema che travolge anche la scuola come “comunità educante”. Educare è una sfida quotidiana e nell’emergenza attuale, bisognerebbe che tutti noi, ognuno nel proprio ruolo, facessimo uno sforzo per migliorare il mondo nel quale viviamo.
Nella scuola, in particolare, tutti i soggetti in questione, quindi studenti, famiglie e insegnanti dovrebbero trovare un terreno condiviso di confronto sul quale costruire e progettare. È quello che il Ministro sostiene con la “riassunzione di corresponsabilità” e di “un patto educativo comune”. Purtroppo, l’opinione generale che si ha degli insegnanti, non è molto edificante. Si parla solo dei tanti giorni di vacanza e di quelli che magari fanno solo il minimo indispensabile. Gli insegnanti invece sono una categoria di professionisti, che nella stragrande maggioranza dei casi fa molto di più del proprio dovere, dedica tempo e passione ai figli degli altri, cercando con gli strumenti e i mezzi a propria disposizione di compiere una delicata “missione” che è quella di costruire la “società del domani”. E questo supplendo molto spesso alle tante carenze del sistema, affrontando mille difficoltà, cercando di barcamenarsi nell’odissea burocratica, percependo oltretutto uno stipendio inadeguato.
La scuola, in particolare quella primaria, ha bisogno di tenersi ancorata ai suoi compiti basilari e cioè quelli di insegnare educando, anche se della prima educazione dovrebbe essere titolare la famiglia, in un ambiente il più possibile sereno. Più facile a dirsi che a farsi. I continui cambi di direzione da parte dei Ministri che con le loro riforme credono di lasciare un’impronta significativa del loro operato hanno in questi anni gettato nella confusione gli insegnanti, che ogni volta devono affrontare corsi di aggiornamento volti a capire i nuovi programmi, la nuova terminologia e i nuovi strumenti di lavoro, e una volta iniziato a comprendere è già arrivato il momento di cambiare. Fioroni sembra aver compreso anche quest’aspetto. Infatti dice di credere nella centralità delle quattro materie basilari: italiano, matematica, storia e geografia.
Anche i progetti devono essere pochi e a supporto delle attività disciplinari. La troppa “burocrazia”, il compilare una serie inutile e infinita di documenti non rende certo migliore una scuola. La qualità della scuola sta nel saper trasmettere dei saperi e dei valori universali, che contribuiscono a formare positivamente e integralmente una persona. Occorrerebbe ripristinare un’educazione all’affettività per riportare “in auge” alcuni valori, l’impegno, l’importanza della fatica per ottenere qualcosa di significativo. Ma nonostante i buoni propositi, i tentativi di innovazione, i problemi radicati nella scuola, che si trascinano da sempre, sono rimasti finora inalterati. La società non si cambia dall’oggi al domani e il buon funzionamento della scuola è ancora lasciato al buon senso di qualche dirigente scolastico, alla buona volontà dei tanti insegnanti che ogni giorno cercano di compiere il proprio dovere nel miglior modo possibile.
Paola Mara De Maestri
(per 'l Gazetin, ottobre 2007)