Il 19 novembre scorso, in occasione della giornata internazionale dei diritti dei bambini, la cittadinanza sondriese ha potuto incontrare nel corso di un convegno dal titolo “Crescere altrove – Insieme per i bambini” una delegazione rappresentativa di associazioni operanti a São Mateus, in Brasile, nell'ambito del volontariato e della cooperazione.
Le due città sono ufficialmente gemellate dal novembre 2004, data in cui venne sottoscritto il protocollo fra il Sindaco di Sondrio Bianca Bianchini e il Sindaco di São Mateus Lauriano Zancanela.
Primi fautori di questo progetto Maria e Francesco Racchetti (già noti ai lettori de 'l Gazetin per la bella rubrica da loro tenuta fino a due anni fa, “I protagonisti invisibili”), appassionati conoscitori della realtà brasiliana e di São Mateus in particolare. Insieme al Comune di Sondrio e ad altre associazioni che si occupano di cooperazione internazionale hanno fondato A Dança da Vida, gruppo che gestirà nel concreto il gemellaggio ed i progetti d'intervento che ne costituiscono l'essenza. Della delegazione brasiliana in visita a Sondrio facevano parte, oltre al sindaco Zancanela, padre Edivalter Andrade, collaboratore di monsignor Aldo Gerna, attivo da anni in quelle zone e referente principale ai tempi dei primi, ufficiosi contatti, Monica Bonomo, segretaria esecutiva della Caritas diocesana di São Mateus, Maria da Penha Rocha Santos, presidente e coordinatrice pedagogica del “Progetto Araçá”, Joana Assunção de Almeida, educatrice di strada, Elizeu Bonomo, presidente dell'Associazione Escola Família Agrícola ed Elizier Nardoto, curatore del Museo e storico di São Mateus.
I campi d'intervento sono svariati, come ha ben saputo illustrare ognuno dei presenti. Il Brasile è un Paese di quasi 190 milioni di abitanti; di essi 32 milioni vivono sotto il livello minimo di povertà, spiega Nardoto, e São Mateus, anche se con i suoi “soli” centomila abitanti non corrisponde agli standard delle città brasiliane, è comunque rappresentativa di tutte le drammatiche contraddizioni del Paese: terre vaste e produttive, materie prime ricche e abbondanti, un livello tecnologico buono, accanto però alla pessima distribuzione di tali ricchezze, da sempre accentrate nelle mani di pochi. Questa situazione di sfruttamenti, schiavismi, razzismi etnici, povertà... inizia ai tempi del colonialismo portoghese, pertanto ha origini molto antiche e radicate. È solo nella consapevolezza di voler lottare per un mondo più giusto, più umano e solidale che occorre muoversi, affermano gli ospiti della delegazione e appaiono concordi nell'attribuire la massima importanza al diffondersi dell'istruzione, della formazione e della prevenzione, in particolar modo nell'ambito dell'infanzia e dell'adolescenza. La priorità in ogni settore d'azione diventa quella di fare in modo che sempre meno bambini finiscano nella strada, sempre più siano quelli sottratti alla criminalità, al traffico di droga, alla prostituzione, all'abuso di alcool e stupefacenti...
Oggi la scolarizzazione in Brasile, diversamente anche solo rispetto ad una decina d'anni fa, è abbastanza diffusa, considerando l'età dell'obbligo. Resta però un 5% di bambini in età scolare che non frequenta l'istruzione scolastica; si tratta di bambini e ragazzi che provengono dalle famiglie più disgregate, povere e bisognose, famiglie in cui spesso domina la violenza e l'alcool, ad esempio.
Maria da Penha si occupa del progetto Araçá, nato nel 1994 per affrontare proprio questi problemi. Attualmente i ragazzi seguiti sono circa cinquecento, spiega; l'azione di sostegno, educazione e informazione viene estesa anche alla famiglia di provenienza ed è affiancata da attività ludico-ricreative, come canto, danza, informatica. Molti degli educatori coinvolti nel progetto, precisa Maria, sono i ragazzi stessi cresciuti al suo interno, sfuggiti a destini di emarginazione e criminalità.
Segno che progetti come questi funzionano e danno dei frutti!
Joana segue attivamente i bambini di strada, quelli alle cui spalle spesso non c'è una famiglia in grado di occuparsi minimamente di loro; cerca di accattivarsi la loro fiducia, di convincerli ad accettare l'aiuto dei volontari, delle associazioni. È un'impresa ardua, questi bambini sono stati deprivati non solo dei mezzi per vivere le loro esistenze, ma anche della consapevolezza che da qualcuno possono essere aiutati, della possibilità di predisporsi all'affetto, ad essere amati. Uno solo di questi bambini “salvati” – conclude Joana – è una gioia indescrivibile per ciascuno di noi!
Anche con gli adolescenti è possibile svolgere progetti interessanti, quali la Escola Família Agrícola, una scuola – spiega Elizeu Bonomo – che agisce in sintonia col metodo pedagogico dell'alternanza, ossia occupandosi dell'aspetto teorico dello studio e di quello pratico e alternando una settimana di scuola ad una settimana nelle proprie case, per applicare le metodologie di coltivazione apprese sulla propria terra. Gli alunni imparano a produrre rispettando natura e ambiente, muovendosi naturalmente all'interno di un discorso di sostentamento interno, quindi non di tipo monocolturale e impoverente, bensì più attento alla terra. Il fine è quello di far capire alle nuove generazioni che esiste la possibilità di vivere esistenze dignitose e soddisfacenti anche nelle realtà rurali, non seguendo necessariamente il mito della città industriale, rivelatosi troppo spesso più che fallimentare. La Escola Família Agrícola esiste da più di trent'anni ed ha portato ad un successo ragguardevole: circa l'80% dei ragazzi che l'hanno frequentata ha deciso di restare nelle campagne, solo il 20% ha optato per altre scelte. Un dato, questo, in controtendenza rispetto a quello generale nazionale. Esiste una seconda ragione per considerare l'attività della Scuola agricola un successo ed è la tenacia con la quale questi ragazzi si occupano anche delle comunità in cui vivono, dei vari progetti messi a punto per ottenere buoni livelli di vita, con un'attenzione a quelle che sono le tradizioni, il folclore, la bellezza del Brasile.
Anche Padre Edivalter e Elizier Nardoto tengono a sottolineare questi aspetti: crediamo molto in questo gemellaggio e noi tutti manteniamo alte le aspettative, insieme a voi, affinché si riesca a dare il via a progetti di sostegno alle attività illustrate e ad altre che si potranno ideare conoscendoci e proponendo. C'è un motivo umanitario e laico per farlo: l'incontro con altre persone fa crescere confrontandosi; aprirsi al nuovo, alle differenze, alle altre persone non può che rinnovarci. E ci dev'essere un'altra marcia ancora come cristiani, perché si tenda a realizzare il comando d'amare il prossimo come noi stessi. Un sogno che si sogna da soli è soltanto un'illusione; un sogno che si sogna insieme è realtà, conclude cantando Padre Edivalter.
Ed Elizier Nardoto afferma che il Brasile è il Paese giusto per un simile approccio, visto che, con i suoi molteplici ceppi etnici e culturali, rappresenta un immenso e ricco calderone che abbraccia tutta la gente di tutto il mondo.
Per concludere Francesco Racchetti ha fatto il punto sui progetti che rappresentano finora i primi frutti del giovane gemellaggio fra Sondrio e São Mateus, premettendo che si è decisa un'area territoriale ben specifica per cui lavorare: il quartiere più povero della città, sorto ai suoi margini sotto forma di baraccopoli. Lì abitano per la maggior parte famiglie composte da diverse persone, con parecchi bambini, figlie ancora minorenni a loro volta con prole, nonni a carico. Sono interi nuclei familiari – spesso non originari di São Mateus, ma venuti da zone rurali anche distanti – che sopravvivono di quel che riescono a trovare tra i rifiuti delle discariche. La prima urgenza ci è sembrata essere la creazione di un asilo in cui ci fossero insegnanti ed educatori pronti ad accogliere i bambini più piccoli, sottraendoli a quella situazione costante di rischio igienico e sanitario oltre che ad una tanto drammatica realtà. In questo siamo stati aiutati finanziariamente da una famiglia valtellinese che ha voluto destinare a tale scopo i fondi lasciati dalla figlia prematuramente scomparsa, molto attenta ai problemi del Terzo Mondo. Anche il comune di São Mateus ha subito offerto una piena disponibilità, quindi l'asilo oggi esiste, il personale è stipendiato dall'amministrazione comunale che ha provveduto anche a portare fino a quei locali l'acqua (e che si sta occupando di fare altrettanto per tutte le abitazioni del quartiere). Sempre grazie all'attività di educatori volontari si stanno frequentando le famiglie al fine di mettere a punto altre iniziative di sussistenza che costituiscano un'alternativa valida alla raccolta dei rifiuti. In tal senso l'asilo è diventato punto d'incontro, quindi ha inaspettatamente avuto questo duplice successo, lì ci si incontra e si ha così la possibilità di fare conoscenza fra persone di diverse provenienze. Altro progetto prioritario è volto ad avvicinare i bambini di strada per avviarli ad una vita normale, passando attraverso la proposta di attività sportive, artistiche... fino ad arrivare ad integrarli nella scuola. Il tutto con aiuti psicologici e finanziari alle famiglie.
Esistono poi i progetti pensati per noi, qui in Italia – continua Francesco Racchetti – un percorso di preparazione sugli aspetti linguistici e sociologici di São Mateus rivolto a giovani sondriesi e valtellinesi da svolgersi fra dicembre e maggio prossimo, al fine di poter fare un'esperienza sul posto nell'agosto 2006. Infine la possibilità di aderire a progetti mirati di adozione a distanza di nuclei famigliari bisognosi.
La peculiarità di un gemellaggio, del nostro gemellaggio, sarebbe bello fosse determinata da un rapporto diretto fra le due realtà, quella sondriese e quella di São Mateus, che possano incontrarsi periodicamente e sentirsi vicine, un patto, una dichiarazione di reciproca amicizia– termina Francesco Racchetti – come del resto si è iniziato a fare in questa occasione, grazie alla disponibilità di famiglie sondriesi ad ospitare i membri della delegazione e a condividere questi giorni di conoscenza.
Annagloria Del Piano
per informazioni:
www.lavops.org
www.comune.sondrio.it