Bene la vittoria dell'Aduc sulle Rsa, con un'importante decisione del Tar Toscana: le rette di ricovero in Residenze Sanitarie Assistenziali devono essere calcolate con esclusivo riferimento al reddito dell'assistito e i Comuni e le ASL non possono richiedere somme di denaro ai parenti.
Da tempo insieme all'Aduc abbiamo denunciato le prassi illegittime di molti Comuni d'Italia che a fronte di ricoveri di soggetti anziani non autosufficienti o di handicappati gravi, calcolano la quota di retta a carico dell'utente tenendo conto non del suo solo reddito, ma anche del reddito del suo nucleo familiare e ne richiedono il pagamento ai parenti. Prassi che di fatto mette in ginocchio intere famiglie costrette a pagare cifre esorbitanti rispetto al proprio reddito.
La legge prevede che le rette di ricovero in Rsa siano pagate per il 50% dal SSN e per il restante 50% dai Comuni con l'eventuale compartecipazione dell'utente, sulla base del proprio reddito.
I Comuni, non solo chiedono denaro ai parenti degli assistiti ma in sostanza su rovesciano i criteri di ripartizione economica delle quote: chi “eventualmente compartecipa” non è più il cittadino ma il Comune! Che la cosa non sia di poco conto lo dimostra l'opposizione che i Comuni hanno fatto al Governo bloccando l'emanazione di un decreto che avrebbe dovuto specificare tali criteri di compartecipazione.
Ma non tutti i Comuni si comportano così: è il caso di quelli del Piemonte che, grazie ad una delibera regionale, si sono visti erogare contributi, per una somma annua di 5 milioni di euro, «qualora i loro provvedimenti stabiliscano che il pagamento della quota alberghiera di ricovero di anziani cronici non autosufficienti venga calcolata esclusivamente sulla base delle personali risorse economiche degli assistiti, senza alcun onere per i parenti compresi quelli conviventi».
Ma non sono provvedimenti come questi, seppur positivi, che risolveranno la situazione. Nel resto delle Regioni italiane continuano veri e propri soprusi da parte dei Comuni ai danni di soggetti anziani non autosufficienti o di handicappati gravi.
La sentenza del Tar della Toscana non fa che dimostrarlo.
Lo scorso aprile il sottosegretario alla Salute Gaglione rispondendo ad una mia interrogazione sull'argomento, ci aveva comunicato che il ministero della Solidarietà sociale a breve termine avrebbe affrontato e riesaminato la normativa relativa alla valutazione della situazione economica dei disabili, in particolare al fine della elaborazione di un disegno di legge che avrebbe contenuto anche la individuazione e definizione dei livelli essenziali per la non autosufficienza.
Nessun segnale è arrivato per ora dal ministero, auspico che la sentenza del Tar Toscana possa essere un utile stimolo per ricordare quello che ancora va fatto e che molte persone stanno aspettando.
Donatella Poretti