Bene il ministro Giuliano Amato nella sua intervista al quotidiano La Repubblica. Un po' di realismo e di certezza del diritto e della pena è ciò che serve per far capire a chiunque come e perché muoversi per rendere sicura la nostra vita. Certezze che devono essere tali per chi ci governa, chi fa le leggi, chi ci amministra e per il cittadino. E se a quest'ultimo occorre ricordare e dimostrare in ogni occasione che le regole vanno rispettate, a maggior ragione questo rispetto deve esserci da parte delle autorità, nelle assemblee rappresentative come nell'applicazione delle leggi. Il ladro è ladro, come l'assassino è assassino e lo stupratore è stupratore: le attenuanti per il delitto d'onore sono un retaggio superato dalle norme ma ancora presenti nella nostra cultura e in quella giurisprudenza che fa più giustizia che non le leggi.
Mi auguro che il ministro dell'Interno abbia consapevolezza di quanto sta accedendo in varie amministrazioni locali dove, l'esempio dei lavavetri di Firenze, è solo l'ultimo clamoroso atto di non certezza del diritto e della pena: gli amministratori fiorentini, che hanno lasciato per anni i lavavetri illegali ai semafori proprio in virtù della loro filosofia socio-buonista che lo stesso Amato attacca nella sua intervista, si sono illegalmente erti a legislatori ed hanno deciso di mandare in galera non tanto chi commetteva un reato ma chi esercitava un mestiere (il lavavetri) che non è vietato. Su questa specifica vicenda sto operando per portare gli amministratori fiorentini davanti al Tar: ho chiesto l'autorizzazione a fare il lavavetri e, siccome è molto probabile che me la negheranno, li porterò in tribunale per farli giuridicamente argomentare su un'ordinanza che sta in piedi solo per un “furore popolare” da “bastone e carota” piuttosto che rispettando i più elementari principi normativi e costituzionali.
Mi auguro che il ministro Amato e il Governo si muovano in questa direzione, dando l'esempio di rispetto delle leggi per invogliare i cittadini a fare altrettanto. Non si deve consentire al primo amministratore in cerca di consenso elettorale di sostituirsi al legislatore: amministratori che, per emergenze da loro stessi create grazie a incompetenza, disattenzione e non applicazione delle norme, modellano ad hoc provvedimenti che hanno le sembianze dei bandi militari, in quanto non sottoposte alla convalida dell'organo politico (le assemblee degli eletti), come invece avviene per i decreti legge del Governo.
Donatella Poretti