Piero Cappelli: Come intendo "I Care... communication"
03 Settembre 2007
 

Don Lorenzo Milani nella bottiglia del web… I Care: c’importa, ci stanno a cuore le sorti dei nostri ‘mondi’… “E che vor’ dì?”, avrebbe detto una trentina d’anni fà il personaggio televisivo Felice Allegria impersonato dal comico e imitatore Enrico Montesano di fronte al motto I CARE. Ma oggi qualcuno dei giovani lettori di Tellus mi potrebbe dire “Ahhhhh! Matusa!” (ambientato ancora agli anni ’70…). Cioè, “oh vecchio, ma che ce racconti…?!”.

Sì, vi racconto cose che forse non conoscete, ma che altri – con qualche annetto sulle spalle come me, per la precisione un mezzo secolo… – conoscono. O anche perché incontrato, cammin facendo, lungo i crocicchi della propria esistenza culturale…

Il motto I Care con il quale ho voluto intitolare questa mia rubrica – in condivisione culturale con il direttore di TELLUSfolio-Critica della Cultura Claudio Di Scalzo –, fa parte di un patrimonio assunto dalla conoscenza di quel personaggio – non abbastanza indagato e studiato e meditato – qual è don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, nel comune di Vicchio del Mugello sul monte Giovi, in provincia di Firenze. È qui dove fu mandato per punizione a scontare i peccati, ché secondo il vescovo di Firenze Elia Dalla Costa era un prete che aveva diviso la parrocchia di San Donato, dove svolgeva il suo primo incarico di cappellano. Era troppo sbilanciato verso i non-credenti comunisti e i poveri, in sostanza un ‘uomo di frontiera’, in tutti i sensi… Ma sarà nella parrocchia di S. Andrea di Barbiana che invece il caro don Lorenzo troverà il modo di sviluppare la sua creatività, il suo talento e divenire così famoso nel mondo…Era il 6 dicembre del 1954.

Da questa canonica rattoppata – di fianco alla chiesetta – fu adibito uno stanzone ad aula di scuola, dove il priore svolgeva le sue lezioni a quei figli di montanari e carbonai delle famiglie mugellesi. La storia la faccio breve. E fu così che un bel giorno sulla parte della scuola di Barbiana ci volle scrivere I Care che può essere tradotto dall’inglese in “me ne importa, mi sta a cuore” quale esatto contrario del motto fascista “me ne frego”. Per dire quanto invece gli importassero le sorti del mondo, del suo mondo, di quel mondo: il mondo della povera gente che gli fu affidata dalla curia fiorentina; del mondo della Chiesa che stava vivendo momenti difficili di conflitto; di quel mondo sociale e politico nel quale lui, prete, e i suoi ragazzi erano e si sentivano immersi e partecipi e quindi attori nonostante l’emarginazione da cui è scaturita la grande opportunità, là su quei monti. Monti lontani mille miglia, da quelaltro mondo che invece – a valle – nelle città di un’Italia che voleva dimenticare tutto e ricostruire un nuovo un Paese e anche una nuova Chiesa con il Concilio Vaticano II.

E “…communication”, ri-che vor’ dì?

Vuol dire per quello che si traduce sempre dall’inglese – “comunicazione”. Cioè, il mettere insieme un termine di una tradizione per me, e per moltissimi altri ancora valida, ma da rivalorizzare e ri-estendere al mondo intero, quell’insegnamento e la testimonianza di vita di don Lorenzo Milani.

Con “comunicazione”, intendiamo far sì che questo ‘messaggio milaniano’ possa prendere la strada della moderna comunicazione che oggi chiamiamo Web, massmediale, inter-comunicativa a livello globale…

Ecco. Dopo tanto dire, si è voluto azzeccare insieme: una ‘storia di vita’ con un ‘mezzo’… che si fa contenuto… Un po’ come lanciare nel mare magnum della comunicazione intermediatica il messaggio milaniano: I Care, mi sta a cuore, m’interessa… Cioè, una specie di ‘bottiglia post-moderna’ nella quale infilare il donMilani-verbum per affidarlo all’oceano della vita e del mondo della comunicazione, degli uomini e delle donne di ogni tempo…

 

Piero Cappelli


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