Cinema anni 70 & 80
Paola Senatore – Parte 1
12 Agosto 2007
 

Paola Senatore nasce a Roma perché sua madre per metterla al mondo deve fuggire da una Calabria retrograda che non accetta le ragazze madri. Paola prende il cognome della mamma e per un certo periodo di tempo frequenta un collegio gestito da suore. La sua vita comincia in salita e le difficoltà da superare non mancheranno mai, pure se ad appena vent’anni sfrutta una grande occasione ed entra nel mondo del cinema. Paola Senatore è un’attrice interessante che manifesta spiccata propensione per l’erotico per via della sua bellezza mediterranea e la notevole eleganza. Forse il cinema di genere italiano poteva sfruttarla meglio che non relegarla ai soliti cliché da donna abbondante e di facili costumi. A un certo punto della carriera passa al porno perché costretta dal dramma della tossicodipendenza che vive sulla sua pelle. La discesa negli inferi ricalca passo dopo passo le vicissitudini di Lilli Carati ed è la stessa Paola Senatore che racconta la sua vita e la scelta dell’hard in due lunghe interviste rilasciate ad Antonio Padalino di Panorama.

«Ho fatto servizi fotografici e un unico film porno pensando che per avere quel figlio sarei stata due anni senza lavoro: mi bucavo e i soldi non bastavano mai. In più dopo il parto avrei dovuto fare la plastica al seno. Tante spese e non volevo che a mio figlio mancasse niente. Ecco perché ho fatto il porno: per soldi. È stato un episodio, ma non sono un’attrice porno», si legge nell’intervista. Paola Senatore comincia con le foto hard su Le Ore e Men, prosegue con il cinema a luci rosse e infine sconta addirittura un anno di reclusione per detenzione e spaccio di stupefacenti.

La carriera cinematografica di Paola Senatore comincia a vent’anni con una piccola parte nell’avventuroso Robin Hood l’invincibile arciere di José Merino (1970), uno dei tanti film sulla mitica figura dell’eroe svizzero che in quel periodo affascinavano i ragazzini. In questa pellicola Robin aiuta una coppia di fidanzati a sposarsi ed evita le trame maligne di un bieco barone. Nello stesso anno Demofilo Fidani la vuole per A.A.A. massaggiatrice bella presenza offresi, che Marco Giusti definisce «un porno thriller con protagonista la figlia del regista» (Simonetta Vitelli che si fa chiamare Simone Blondel). Si tratta di un film misconosciuto in Italia ed è impossibile giudicare senza aver visto, pure se la trama pare intrigante dal punto di vista erotico-morboso. Simonetta Vitelli è Cristina, una ragazzina borghese stanca dei genitori e del fidanzato che scappa da un’amica e si mette a fare la mignotta. Il thriller comincia qui perché i clienti della ragazzina vengono uccisi uno dopo l’altro. Paola Senatore e Yvonne Sanson sono due presenze erotiche di contorno ma si danno parecchio da fare. Il film è un porno ante litteram che viene realizzato all’insaputa dell’attrice addizionandolo di scene girate da controfigure per il mercato estero. L’amore quotidiano di Claude Pierson (1973) è un film ancora più erotico che parte da un pretesto psicanalitico e vede la Senatore interpretare Beatrice, una ragazzina con problemi sessuali che non riesce ad avere rapporti con gli uomini e per questo si dedica agli amori saffici. Lucretia Love è una delle protagoniste del gineceo che aiuta a guarire Beatrice dalla malattia, tanto che alla fine la ragazza rimane addirittura incinta. Il film è abbastanza esplicito per il periodo e rappresenta uno dei primi ruoli morbosi che caratterizzeranno tutta la carriera di Paola Senatore. Altrettanto scabrosa è la trama de Il fiore dai petali d’acciaio di Gianfranco Piccioli (1973), un film modesto che si regge su numerose sequenze lesbo. Si tratta del solo film realizzato come regista dal produttore Piccioli ed è anche l’ultima interpretazione italiana di Carrol Baker, molto credibile come cattiva lesbica incestuosa che fa una brutta fine. Paola Senatore recita una parte da amante saffica ma è anche innamorata di un affascinante Gianni Garko. Si tratta di un thriller erotico come al tempo andavano molto di moda, nel quale Garko veste i panni di un medico che provoca accidentalmente la morte della propria ragazza facendola cadere su un fiore dai petali d’acciaio.

Paola Senatore interpreta anche un paio di film gialli piuttosto violenti come Servo suo di Romano Scavolini (1973), ambientato nel mondo della mafia, e L’assassino ha riservato nove poltrone di Giuseppe Bennati (1974) che ricalca la trama di Dieci piccoli indiani e la vede nei panni della perfida e ambigua Lynn. In questo periodo Paola Senatore esce come ragazza del mese su Playmen di febbraio 1974 e si impone ancora di più all’attenzione del pubblico. I suoi capelli rossi, lo sguardo deciso e malizioso, un corpo abbondante e prosperoso, il suo saper stare nuda sulla scena senza tanti problemi la fanno diventare sempre più ricercata dai registi. I ruoli che le vengono proposti sono spesso legati a interpretazioni lesbiche e si tratta sempre di caratterizzazioni molto esplicite. Diario segreto da un carcere femminile di Rino Di Silvestro (1974) è un esempio di women in prison molto esplicito, addirittura il primo girato in Italia, dove la Senatore mostra una grande carica erotica come detenuta lesbica. Rino Di Silvestro è al debutto dietro la macchina da presa e arruola un manipolo di starlettes al servizio di un film su una ragazza che si fa rinchiudere in galera per scagionare il padre dalle accuse. Tra le presenze femminili memorabili citiamo: Jenny Tamburi (protagonista assoluta), Anita Strindberg, Eva Czemerys, Gabriella Giorgelli, Valeria Fabrizi, Olga Bisera, Cristina Gajoni, Bedy Moratti ed Elisa Mainardi. Il film era molto esplicito ed ebbe un buon successo in tutto il mondo, visto che mostrava numerose scene di amore saffico tra detenute, torture alle carcerate, ispezioni anali da parte delle secondine e varie prelibatezze che hanno fatto la fortuna della pellicola. Le televisioni libere dei primi anni Settanta lo hanno riproposto a ruota libera sino alla saturazione della platea.

Madeleine - Anatomia di un incubo di Roberto Mauri (1974) è solo un giallo psicologico con Silvano Tranquilli e una poco nota Camille Keaton. Non è un film memorabile ma è un lavoro come andava di moda in quel periodo di forte contaminazione tra cinema e psicanalisi. Paola Senatore recita una piccola parte anche nel thriller Un tipo con la faccia strana ti cerca per ucciderti di Tulio De Micheli (1975), ma la vera protagonista è Barbara Bouchet. Un film importante per la carriera della Senatore è Salon Kitty di Tinto Brass (1975), pellicola che abbiamo già analizzato parlando di Thérèse-Anne Savoy e Malisa Longo. La Senatore è Marika, una prostituta sadomaso che deve recitare anche scene difficili. Ha confessato la Senatore a Marco Giusti: «Dovevo fare una scena molto forte, dove si doveva capire che avevo fatto l’amore con un nano. Superai me stessa, perché ero terrorizzata, la deformazione fisica mi mette un po’ di paura. In pratica dovevo salire sul letto e abbracciarlo in modo affettuoso, quasi materno. L’unico personaggio umano del film era il mio». Paola Senatore entra a far parte del gineceo dell’importante Salon Kitty di Tinto Brass, pure se non recita da protagonista. Da Salon Kitty derivano tutti i nazi-erotici italiani, ma il film del regista veneziano è un’opera d’autore originale e non si può confondere con tanti prodotti di basso livello. Brass non riconosce come sua la versione del film che circola per le sale, visto che viene rimontata dal produttore Giulio Sbarigia per evitare il sequestro. Il film scandalizza abbastanza pure così ma passa al vaglio della censura e circola con un divieto ai minori di anni diciotto. Un film folle e sensazionale per certe scene di rapporti con monchi, nani, depravati ed esseri mostruosi che sono il piatto forte della recitazione. L’efebica e perversa Thérèse-Ann Savoy fa la parte del leone, ma Paola Senatore se la cava da par suo soprattutto nella scena d’amore con il nano che anticipa quella di Debora Caprioglio in Paprika (1990). Càlamo di Massimo Pirri (1976) segna il debutto della bella starlet erotica Paola Montenero che sarà solo una meteora nel firmamento cinematografico italiano. Lino Capolicchio e Valeria Morioni sono gli altri interpreti del dramma erotico accanto a Paola Senatore, che impersona un’hippy nudista. Come cani arrabbiati di Mario Imperioli (1976) è un poliziottesco atipico che vede Paolo Carlini nelle vesti di un commissario e un bel cast femminile composto da Anna Rita Grapputo, Paola Senatore e Gloria Piedimonte. Gli omicidi da risolvere si verificano tutti nel mondo della prostituzione e il colpevole è un ragazzo della Roma bene che fa una brutta fine. Dimensioni giganti di Mircea Dragan (1976) è un film che non conosciamo e non è facile reperire notizie anche perché non ha avuto una distribuzione italiana. Paola Senatore lavora pure con Joe D’Amato prima in Emanuelle in America (1976) e Il ginecologo della mutua (1977), regalandoci parti molto disinibite. Nel primo è una nobile veneziana dedita al triangolo amoroso e nel secondo una delle tante clienti-amanti di un arrapatissimo Montagnani che rileva uno studio da ginecologo. Nel 1977, Emanuelle in America viene ritenuto «offensivo del comune senso del pudore e privo di valori artistici» dal Tribunale di Avellino, che condanna Paola Senatore a tre mesi di reclusione e quattrocentomila lire di multa, per fortuna con la sospensione condizionale della pena. Immagini di un convento (1979) è ancora di Massaccesi e restano memorabili le scene lesbo tra lei e Marina Frajese. La storia è quella di Isabella (una stupenda Paola Senatore) costretta a farsi suora dai genitori. Lei è stata tolta a Don Ascanio, uno zio privo di scrupoli con cui aveva una relazione amorosa. Il convento però è indemoniato. Non si sa se la colpa è di Isabella, che ha portato il peccato tra quelle mura con atteggiamenti, masturbazioni e ricordi lussuriosi. Fatto sta che la statua del diavolo è in primo piano sin dalle prime sequenze. Le finestre si spalancano a causa di un vento infernale, uno spirito maligno possiede le suore e le spinge a masturbarsi selvaggiamente e a compiere eccessi di natura sessuale. Da qui lo spunto per gli accoppiamenti saffici tra Paola Senatore e Marina Frajese (suor Marta) e anche tra le altre suore, che per un soft-core sono molto audaci. Nel film c’è una scena incriminata che è molto dura e sconfina nell’hard, tanto che nelle copie messe in circolazione sul mercato italiano è stata eliminata dalla censura. Marina Frajese, non ancora diva del porno, viene costretta a una ripetuta fellatio (che si vede in primo piano) e a una doppia penetrazione con tanto di membri in bella erezione. I film di Aristide Massaccesi sono stati da noi analizzati a fondo nel libro Erotismo, orrore e pornografia secondo Joe D’Amato (Profondo Rosso, 2004). Voglia di lei di Claude Pierson (1976) è un erotico minore coprodotto tra Italia e Francia, che ha per tema la crisi di un uomo che non ce la fa più ad avere rapporti con la moglie. Paola Senatore lavora accanto a Lucretia Love e Mauro Nicola Parenti ed è la conturbante amante del marito che scopre il motivo della crisi coniugale.

Paola Senatore lavora molto ma è sempre alla ricerca disperata di un uomo che sostituisca la figura del padre che non ha mai avuto e forse per questo mette in piedi diverse relazioni che la deludono e pare innamorarsi sempre delle persone sbagliate. Per completare la serie di incontri negativi, quando ha 27 anni, resta incinta di un uomo che la costringe ad abortire. Poi avviene l’incontro che la porta sulla via della droga ed è con un ragazzino di diciotto anni che si innamora di lei. Vivono insieme e all’inizio Paola cerca di farlo smettere, poi cade anche lei nella spirale perversa che va dalla prima sniffata al buco di eroina. Nel 1977, Paola incontra Paolo Campiglia, che lei stessa definisce “il mio amore tossico”, mentre gira Nené con Salvatore Samperi (1977). A 34 anni resta incinta e per quel figlio sogna un futuro senza privazioni, oltre a questo c’è il bisogno di droga che non le fa bastare mai i soldi.

 

Gordiano Lupi

 
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