Oblò cubano
Gorki Carrasco di nuovo libero
“Porno para Ricardo”: Oscar Pita bas., Luis González bat., Ciro Díaz chit., Gorki Águila chit., voce
“Porno para Ricardo”: Oscar Pita bas., Luis González bat., Ciro Díaz chit., Gorki Águila chit., voce 
08 Novembre 2005
 

In Italia non sono stati molti i quotidiani che hanno raccontato le vicissitudini del cantante cubano Gorki Luis Aguila Carrasco che ha fatto due anni di galera per motivi politici. Gorki è chitarrista, voce solista e compositore del complesso rock Porno para Ricardo, che tratta con la sua musica irriverente temi sociali scottanti, critica la morale e i tabù sessuali.

La sfida tra Gorki e il governo cubano ha inizio nell’aprile del 2003 quando la polizia impone prima il cambio del nome al gruppo, ritenuto contrario alla morale e subito dopo la modifica dei testi di alcune canzoni troppo esplicite e critiche verso il governo. «Le cose non sono più come prima!»” dice un funzionario governativo a Gorki che per tutta risposta rifiuta con decisione di sottomettersi a ogni tipo di censura. Il vento però sta cambiando davvero, tanto che il 20 aprile 2003 ha inizio la cosiddetta Primavera nera di Cuba che porta repressione e arresti per molti dissidenti e per alcuni personaggi ritenuti scomodi dal regime. Gorki è uno dei primi a subire l’arresto che avviene subito dopo aver partecipato al Festival del Rock di Pinar del Rio. L’operazione si inserisce nel contesto delle nuove normative antidroga, che conferiscono all’autorità il potere di togliere di circolazione una persona basandosi su un minimo sospetto. Il regime di Castro vara questa rigida legislazione antidroga per utilizzarla soprattutto contro i nemici politici, le persone scomode e contestatrici, gli antisociali e i cosiddetti controrivoluzionari.

Gorki è arrestato in seguito a una presunta denuncia di un partecipante al concerto che accusa il musicista di avergli venduto una pasticca. Gorki viene subito incarcerato e confinato nella prigione di massima sicurezza di Pinar del Rio dalla quale non può uscire nemmeno dietro pagamento di una cauzione. Un processo pubblico, tenuto nell’agosto del 2003, non porta nessuna prova in merito al reato di spaccio di droga. Le sole cose che si dibattono durante il processo riguardano la musica rock e il suo presunto carattere antisociale che avrebbe indotto Gorki a compiere azioni controrivoluzionarie. Il processo-farsa si conclude con la condanna di Gorki a quattro anni di carcere per un inesistente traffico di droga.

La galera di Gorki è molto dura e lui viene costretto a condividere con un altro prigioniero una cella di totale isolamento di metri 2,5 per 1,5. In prigione Gorki e gli altri reclusi per motivi politici (pure se nel suo caso la scusa è la droga) ricevono poca acqua, cibo scarso e assistenza medica insufficiente. Gorki non può mai abbandonare la cella, neppure per lavarsi o per mangiare, le sue uniche uscite dalla cella sono previste per due ore a settimana quando viene chiamato a frequentare i corsi di rieducazione. Non ci vuole molta fantasia per capire in cosa consistono. Ovvio che Gorki non può leggere giornali, pure se a Cuba leggere il Granma è come leggere niente, né ascoltare radio o guardare televisione. Le visite sono previste solo una volta ogni tre mesi.

Una campagna in favore della liberazione di Gorki viene lanciata il 17 ottobre 2003 dal Freedom of Musical Expression che chiede al governo cubano la revisione del processo. Nel marzo 2004 Gorki riceve una nomina al prestigioso premio Index On Censorship nella categoria musica che incorona vincitore il pianista argentino-israeliano Daniel Baremboin e il palestinese nordamericano Edward Said.

Gorki viene rimesso in libertà solo il 16 marzo 2005 dopo ben due anni di carcere duro. La sua disavventura è una prova ulteriore che i prigionieri politici a Cuba sono una realtà e che non si tratta di pericolosi controrivoluzionari pagati dalla CIA. Gorki è uno dei tanti giovani cubani che hanno fatto loro il motto: “Vogliamo vivere felici nella nostra terra” e che hanno il brutto vizio di pensare con la loro testa. La strada per fare di Cuba una vera repubblica democratica è lunga ma non impossibile se tra le frecce all’arco degli oppositori del regime comincia ad avere un posto d’onore anche la musica rock.


Gordiano Lupi


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