Cordone ombelicale. Mercificazione del corpo umano? Ne è proprio sicuro, prof. Marini?
16 Luglio 2007
 

In merito al ricorso dell'Associazione Osidea al Tar per il divieto contenuto nell'ordinanza del ministro della Salute, Livia Turco, di istituire biobanche private per la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale, leggo esterrefatta il commento del presidente del Centro di studi biogiuridici ECSEL e vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), Luca Marini. Secondo Marini con tale ricorso si mirerebbe alla mercificazione del corpo umano e all'apertura alle biobanche private, anticipando di poche settimane la scadenza del termine per recepire la direttiva comunitaria, che si ispira ad una logica puramente mercantilistica.

Probabilmente al dott. Marini sfugge che l'associazione è ricorsa al Tar per l'evidente violazione, contenuta nell'ordinanza, della legge n. 219/2005 sul sangue. All’articolo 10 questa prevede, infatti, che sia il Governo con un decreto a creare una rete nazionale di banche pubbliche e private accreditate per la conservazione ombelicale. Il Governo non ha ancora emanato il decreto dopo 12 mesi dalla sua scadenza e l’ordinanza del ministro Turco chiede al Parlamento, in evidente violazione della precedente legge, di farne un'altra che già c’è ma che non ha applicato! A riguardo ho presentato anche un'interrogazione al ministro della Salute e spero di avere al più presto risposta.

Voglio ricordare che il Comitato Nazionale di Bioetica, di cui Marini è vicepresidente, ha approvato la settimana scorsa una inutile e dannosa mozione sulla “raccolta, conservazione e utilizzo di cellule staminali derivate da cordone ombelicale”'. Inutile in quanto si è voluto affrontare soltanto la questione relativa alla donazione dei cordoni ombelicali senza volersi pronunciare sulla conservazione autologa. Dannosa perché contraria alla Direttiva Europea 2004/23/CE, da recepire entro agosto 2007, che prevede per la regolamentazione delle cellule staminali una normativa diversa da quella del sangue. Nella direttiva si sollecitano gli Stati membri a promuovere la donazione di cellule (tra cui quelle del cordone) e tessuti, uniformando gli standard per la raccolta e conservazione, ma senza impedirne la conservazione autologa.

Non è chiaro l'atteggiamento di Marini che continua ad accostare pericolosamente le sue dichiarazioni contro la mercificazione del corpo umano alla possibilità di istituire biobanche private. Ritengo che in questo modo si favorisca solo una gran confusione in cui si perdono di vista alcuni aspetti fondamentali. Come emerso nel corso dell’ultimo convegno del 17 maggio 2007 a Roma sulle Biobanche, nel 2006 su circa 600.000 parti sono state raccolte solo 18.000 unità di sangue cordonale, di cui oltre il 65% è ancora inutilizzabile perché non tipizzato per mancanza di fondi. Come poi spiegato dallo stesso ministro Turco, neppure nel 10% dei punti nascita è possibile donare il cordone e il numero delle sacche andrebbe triplicato.

Chiedo a Marini se è poi così sicuro che permettendo la conservazione delle staminali del cordone ombelicale ai laboratori privati che fanno analisi -convenzionati o meno con il Servizio Sanitario Nazionale- così come alle cliniche private che eseguono operazioni e terapie, si vada incontro alla mercificazione del corpo umano dal lui così temuta. Non potrebbe invece essere, come sostenuto da Osidea, che il lavoro di questi istituti privati potrebbe servire a rendere più semplice e praticabile la donazione, oltre che permettere la conservazione autologa?

 

Donatella Poretti


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