Arte e dintorni
Alessandra Borsetti Venier: Vanessa Beecroft a Venezia
Vanessa Beecroft, Venezia 2007
Vanessa Beecroft, Venezia 2007 
19 Giugno 2007
 

VB 61 - Still death! Darfur still deaf? (Darfur, ancora morte! ancora sordi?). Venezia, Pescheria di Rialto: sessantunesima performance di Vanessa Beecroft dedicata a Darfur. L’artista riporta l’attenzione degli occidentali sulla guerra civile che dal 2003 sconvolge la regione del Darfur situata nell’ovest del Sudan. Sono oltre quattro milioni le persone colpite dal conflitto tra popolazioni sfollate nel campi di rifugiati nel Ciad e comunità intrappolate nelle aree di guerra: la metà sono bambini. Milioni di persone che, secondo le agenzie dell’ONU, soffrono la fame e vivono in condizioni disperate. Il numero delle persone appartenenti alle popolazioni animiste e cristiane oppresse dal governo integralista islamico viene indicato, nelle stime approssimate per difetto al 2006, in 450.000. Ma negli ultimi mesi le aggressioni ai civili sono aumentate e coinvolgono anche le popolazioni mussulmane. Un vero genocidio che ha provocato finora oltre mezzo milione di vittime. Pulizia etnica, genocidio, carneficina… Eppure la guerra continua. E l’Occidente è sordo? Ancora morte, fino a quando?

È questo il forte interrogativo che Vanessa Beecroft ha posto in occasione del vernissage della 52esima Biennale di Venezia. Anche per la sua sessantunesima performance l’artista ha scelto un luogo clou della città: il mercato del pesce di Rialto sul Canal Grande, affollato al mattino da turisti e casalinghe e alla sera dagli habitué dell’aperitivo lungo. Ha scelto come base della sua composizione una enorme tela quadrata che funziona sia da supporto per la pittura sia da palcoscenico della performance che in sintesi si è svolta così: sulla tela bianca La Beecroft fa stendere, in posizione prona, 30 donne sudanesi di carnagione scura rinforzata da un trucco che le fa sembrare totalmente nere. Poi, vestita di nero anche lei, ma senza trucco, impugna due secchi pieni di un denso colore rosso per pittura e a piedi nudi inizia a “pennellare” le sue figuranti ammassate una sull’altra. Nessuna parola o suono. Mentre si muove sui corpi scuri, la Beecroft sembra un aguzzino. Le donne, impassibili, accettano sulla schiena, sulle gambe, sulla testa il colore rosso che arriva violentemente, tanto che schizza oltre la tela e invade il pavimento del mercato. Quando il “quadro” è finito l’artista si mette in un angolo a braccia conserte, con le mani e i piedi “insanguinati”. L’impatto è molto forte, acuito dall’odore di pesce che infesta il mercato. Intanto le figuranti fanno dei movimenti lenti, quasi impercettibili, socchiudono gli occhi, muovono appena le dita… sembrano corpi ormai agonizzanti, in uno stato di limbo tra la vita e la morte. Paura, orrore, sgomento, impotenza… Anche se siamo abituati a vedere i morti in TV tra il primo e il secondo tempo di un film, tutti coloro che sono rimasti fino alla fine della performance sono stati accumunati da un forte turbamento. Molti quelli che si sono allontanati infastiditi e con frasi di sdegno. Comunque, la cronaca più nera e attuale, a Venezia, ce l’ha ricordata lei insieme alla necessità di conoscere e capire quel che troppo spesso distrattamente non stiamo più né sentire né a vedere.

 

 

Brevi note biografiche

Vanessa Beecroft (Genova, 1969), vive e lavora a Los Angeles. È nota al pubblico internazionale per le sue performance e per le fotografie che ritraggono modelle seminude e immobili negli spazi delle gallerie e dei musei più prestigiosi del mondo. Facendo della condizione femminile l’ampio territorio della sua ricerca e utilizzando come materiale primario il corpo della donna, Beecroft affronta alcuni degli aspetti più controversi della realtà sociale e culturale contemporanea tra cui il rapporto con il cibo e la sessualità e l’ossessione per la bellezza e la forma fisica. Il lavoro dell’artista è costruito attingendo da scultura, pittura, fotografia, cinema e teatro, tutti ambiti che appartengono al suo lavoro senza che la complessità delle opere possa essere ricondotta a un’unica categoria. In questo senso spesso nel suo lavoro sono riscontrabili riferimenti al mondo del cinema e dell’arte e, in particolar modo, della pittura.

 

Mostre personali le sono state dedicate da numerose istituzioni e gallerie internazionali come: Fondation Cartier pour l’Art Contemporain di Parigi (1995,1998); Institute of Contemporary Art (ICA) di Londra (1997); Moderna Museet di Stoccolma, Solomon R. Guggenheim Museum di New York e Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1998); Museum of Contemporary Art (MCA) di San Diego e Museum of Contemporary Art (MCA) di Sidney (1999); Peggy Guggenheim Collection di Venezia e Kunsthalle Wien di Vienna (2001); Castello di Rivoli, Rivoli (TO) (2003); Kunsthalle Bielefeld (2004); Neue Nationalgalerie di Berlino (2005) e National Gallery di Londra (2006).Vanessa Beecroft ha partecipato, inoltre, alla Biennale di Venezia (1997, 2001); alla Whitney Biennial, New York (2000); alla Bienal Internacional a San Paolo del Brasile (2002).

 

Alessandra Borsetti Venier


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