Che Partito Democratico sarà quello che ci si appresta a costruire? È l’interrogativo che pone, e si pone, Cinzia Dato (foto), che ha deciso di lasciare la Margherita. Non sapremmo dare risposte – non è neppure compito nostro farlo – a questa fondata domanda. Sappiamo però qual è l’idea di partito che Cinzia Dato coltiva, e per quale partito lavora: un partito laico e rispettoso dei diritti di tutti, aperto alla società; un partito dei diritti e delle facoltà, che ha saputo conquistare fondamentali diritti di libertà, e che sta lottando per allargare la sfera di questi diritti. Un partito che ben conosce: l’ha visto il 12 maggio a piazza Navona, in occasione della giornata per il “coraggio e l’orgoglio laico”; un partito che non ha bisogno di quote rosa imposte per legge, perché autonomamente ha deciso che il ministro radicale al governo Prodi e le tre maggiori cariche interne – segretaria, tesoriere, presidente – siano ricoperte da donne: Emma Bonino, Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Maria Antonietta Farina Coscioni.
Si sta evidentemente parlando dei radicali. A Cinzia Dato, che tante volte abbiamo trovato al nostro fianco, chiediamo se non ritenga che questo possa essere il suo partito: per continuare a fare quello che crede giusto e opportuno fare.
Proprio nel momento in cui la laicità dello Stato viene messa a repentaglio dall’offensiva scatenata dalle forze clericali, spalleggiata dal “fuoco amico” di chi insegue avvilenti “aperture” rinunciando al confronto democratico, rigoroso e pubblico, occorre lavorare per garantire l’unità laica delle forze, contro la fallimentare unità delle sedicenti forze laiche. È tempo che i veri volenterosi diventino solidali.
Gualtiero Vecellio
(da Notizie radicali, 21 maggio 2007)