01 Maggio 2007
17 febbraio 2007, il versante E del Monte del Forno dalla Vetta del Corno di Braccia (m 2908). In primo piano la cresta Punta Rosalba – Cima del Duca
Itinerario
Il Monte del Forno è una delle montagne della Valmalenco con le più belle e varie conformazioni rocciose. La vetta, localizzata fra il Passo del Forno e quello del Muretto, ha linee taglienti e severe. Offre grandi panorami ed è visibile da moltissimi luoghi della valle.
Esistono due vie principali di salita: la Normale, che dal Passo del Forno sale la cresta S e quindi la breve parete E (passi di III con funi di sicurezza), e la stupenda cresta E, di grande sviluppo, ma piuttosto facile ed incredibilmente varia per colori e paesaggi. In entrambi i casi si parte da Chiareggio e bisogna vincere oltre 1600 metri di dislivello senza punti d'appoggio.
In inverno la cresta E è sempre percorribile fino alla sommità, mentre l'innevamento può rendere inagibile l'ultima paretina della Normale.
Partenza
|
Chiareggio (m 1612)
|
Come arrivarci
|
Sondrio – SP 13 per Chiesa Valmalenco - Chiareggio
|
Via
|
Chiareggio – Valle del Muretto – Alpe .. - attacco della cresta ENE a quota 2800 (linea di confine) – Monte del Forno (m 3214)
|
Tempo di percorrenza previsto
|
5 ore per la salita, tempistica da dilatare molto in caso di neve
|
Attrezzatura richiesta (percorso completo)
|
carponi, corda, imbracatura. Per l'invernale aggiungere anche ramponi, piccozza/e e fettucce.
|
Difficoltà
|
3 su 6 estiva
4+ su 6 invernale
|
Dettagli
|
Alpinistica f+ (condizioni ideali) = Scalata con difficoltà alpinistiche fino al III grado.
PD in invernale = si affrontano creste innevate, talvolta con cornici e passaggi piuttosto impegnativi ed esposti.
|
Bilancio
(4 gennaio 2007)
|
|
4 gennaio 2007 (invernale)
Partiamo all'alba da Chiareggio e saliamo lungo la carrozzabile per l'Alpe Oro e il passo del Muretto. Mario se la ciaspola tranquillamente, io e Fausto strisciamo gli sci sui sassolini che affiorano dalla strada. Dopo molti tornanti si esce all'Alpe Oro, limite della vegetazione (m 2040, ore 1 – la tempistica fornita è quella estiva!).
La copertura nevosa diviene continua. Pianeggiamo sul versante orografico dx del vallone del Muretto, vinciamo alcuni valletti colmi di slavine, quindi, dove la mulattiera riprende a salire, ci portiamo nell'alveo del torrente e proseguiamo fino ad incrociare un valletto secondario che sale a sx della valle principale. Rimontiamo la ripida gola (d'estate è bene aggirare sulla sx la prima cascatina, quindi guadare il ruscello al primo ripiano – sentiero semi-segnalato). Seguitiamo verso O, la valle s'allarga e diviene meno incassata, quindi prendiamo il canale che s'impenna a O e pare puntare direttamente alle cresta E del Monte del Forno. Con qualche difficoltà emergiamo dal lungo solco in una ripida distesa di dune nevose (m 2700 ca, ore 2). Chissà che bello scender di qui con gli sci!
Ci teniamo a sx del costolone, per vincere un ripido pendio verso dx e guadagnare la cresta E al termine tratto pianeggiante oltre il primo gradino (ore 0:40, m 2900 ca.). Leviamo gli sci e li leghiamo alla bene e meglio allo zaino. Armati di ramponi e piccozza, aggiriamo le prime frastagliature della cresta dal lato settentrionale, quindi, in corrispondenza di un lieve intaglio, scavalchiamo il filo e saliamo le rocce del versante opposto poco al di sotto del culmine. Torniamo sullo spartiacque, pochi metri esposti e la spalla della montagna si fa ampia e facile (ore 0:30). Una faticosa rampa che rivolta a NE ci porta all'ultimo tratto roccioso della cresta, il più impegnativo. Evitata la prima prominenza, torniamo sul filo in corrispondenza di un'ovvia selletta. Rocce, brevi colatoi e paretine ci portano ad una lama di neve e ghiaccio (macereti in estate). Le pendenze si affievoliscono man mano ed appare la croce di vetta del Monte del Forno (m 3214, ore 1:30).
Nevica, ma le nubi del cielo sono tutte bucherellate da fasci di luce giallastra. Siamo stanchi morti. Scaviamo invano con le piccozze alla ricerca del libro di vetta, ma nulla da fare. Non si trova. Fausto s'accorge d'aver perso un rampone, che fare? Vorremmo scendere dalla Normale, quindi proseguire verso valle con gli sci ai piedi, ma la parete è tormentata da una bufera. Ghiaccio e neve impediscono di trovare una linea sicura. Affrontare il verticale senza ramponi è un suicidio. Si decide tornare in vetta e seguire la cresta E, scelta saggia e appena collaudata.
La notte ci viene incontro annunciata dagli splendidi colori del tramonto. I filoni rocciosi bianchi divengono rosa, mentre laggiù il Pizzo Scalino ed il Disgrazia sembrano castelli incantati. Una magia, tuttavia completiamo la cresta che sono le 18:00. È buio e non si può sciare. Tanta fatica a portare la nostra ferraglia fin quassù, ed ora dobbiamo trascinarcela fino a valle. Non c'è alcun contrasto, si inciampa, si affonda. Una tortura fino all'alpe Oro, poi si scivola sul ghiaccio. Con le schiene a pezzi, alle otto di sera siamo alla macchina.
Enrico Benedetti
|