Lui è un vecchio taccagno arcimilionario, ha un mare di soldi che tiene custoditi in un deposito-cassaforte grande come un salone; ogni mattina indossa il costumino e da un trampolino si tuffa nel denaro, questa è la sua goduria perché il vecchio è un avaro e non gioisce spendendo, non si gode il suo denaro ma gode del suo denaro. È un accumulatore, un collezionista di denaro, soffre di un disturbo ossessivo compulsivo che non si manifesta solo nell’accumulo di denaro, ma, anche, nel patologico attaccamento al primo cent che ha guadagnato: la numero uno. Quali traumi abbia subito nell’infanzia il vecchio taccagno non sappiamo. In vecchio si chiama Scrooge, in Italia è conosciuto col nome di Paperon de Paperoni.
Paperon de Paperoni non ha figli, non ha moglie e non si è mai spostato, è un vecchio scapolone che non può amare una papera perché l’unico suo amore è il denaro, ama sì, non riamato, una papera che si chiama Doretta Doremì e ci chiediamo se l’ama per via di quel nome che gli ricorda tanto l’oro. Doretta non può amare il vecchio taccagno pieno di oro perché già nel suo nome c’è tutto quello che le serve e tutto quello che le serve è già in lei. Si assomigliano ma l’amore di Paperone non è corrisposto.
Di Paperon de Paperoni è innamorata pazza Brigitta. Nata dalla penna di Romano Scarpa, uno dei più grandi autori di fumetti del nostro tempo, scomparso nel 2005, Brigitta non è conosciuta in America ed apparve in Italia per la prima volta nel 1960 in Zio Paperone e l'ultimo Balabu dove lei è presentata come una vecchia conoscenza di Paperone. La povera Brigitta fa di tutto per farsi amare da Paperone, usa tutte le tecniche di seduzione disponibili, ma è tutto inutile, il vecchio non ne vuole sapere. Eppure Brigitta è un buon partito, una che si dà da fare, che si industria, sapendo che il vecchio ama gli affari spesso si inventa manager facendosi aiutare da Filo Sganga che è un altro uomo d'affari. Ha aperto anche agenzie matrimoniali per cuori solitari ed è un’ottima cuoca, in particolare è bravissima a cucinare torte, quasi quanto come Nonna Papera, che è sua amica, torte che Paperone accetta di mangiare ben volentieri ma poi finita la torta immancabilmente finisce per cacciare via la povera Brigitta. Una volta Brigitta usò un profumo ai soldi per attirare il vecchio taccagno, ma anche questa volta senza grandi risultati. Paperone e Brigitta stavano per sposarsi. Brigitta possedeva un fazzoletto di terreno che serviva allo spilorcio per annetterlo al suo, sul quale doveva costruire un grande supermercato, ma Brigitta non voleva venderglielo. Paperone pensò bene di sposarla per appropriarsi di questo terreno, ma ritardò tanto le nozze fino a che il terreno non fu suo per un’usucapione paperidiana, derivata da fatto che anni prima una pallina da tennis appartenuta a Paperone era caduta nel terreno di proprietà di Brigitta. Così il matrimonio interessato non si fece perché era venuto a mancare l’interesse.
Che dire di tutta questa storia di amori non corrisposti? Dico che le coppie ci sono: Doretta Doremì e Paperon de Paperoni; Brigitta e Filo Stanga. E invece no, perché lui ama lei ma lei non ama lui, lei ama lui ma lui non ama lei. Trovarsi in questa condizione nel mondo paperiniano non sembra, però, molto doloroso, anzi, sembra necessario, come se fosse una fonte di realizzazione di sé, come se avere qualcuno da amare è già quello che si cercava, come se tale soddisfazione ricompensi la sofferenza che si deve patire. Ciò che abbiamo osservato nel mondo paperiniano si sospetta che avvenga anche qui. Se ciò è vero non ci resta che affermare una grande verità: tutto il mondo è paese.
Antonella Pizzo
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