Le montagne divertenti
Pizzo Ceric (m 2536)
11/11/2006. Zio Luciano cammina lungo la spettacolare cresta che unisce Monte Motta a Pizzo Ceric
11/11/2006. Zio Luciano cammina lungo la spettacolare cresta che unisce Monte Motta a Pizzo Ceric 
20 Marzo 2007
 

Itinerario

 

Il Pizzo Ceric è una delle montagne più panoramiche dell'intera catena orobica. Si evidenzia come la maggiore prominenza rocciosa della dorsale che separa Val Vedello e Val d'Ambria correndo dal passo del Forcellino al Monte Motta.

Il toponimo è conseguenza dello storpiamento topografico di Pizzo Cèrec, “chierico” in dialetto, in Cèric, ma il nome usato dalle mappe si è diffuso a tal punto che l'errore è noto solo agli autoctoni.

I tracciati per la cima non sono banali, bensì esposti e scivolosi, in alcuni tratti un errore costerebbe caro, per cui, a dispetto della sua altezza, il Pizzo Ceric va trattato col dovuto rispetto.

La cresta S è impegnativa, specie nei tratti dove le zolle d'erba s'inframezzano alle rocce marce. Va assolutamente evitata qualora fosse bagnata.

 

Partenza

Vedello (1032).

Itinerario automobilistico

Dal Campus scolastico di Sondrio si prende la SS38 in direzione Tirano fino alla fine della tangenziale. Poco prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la SP che unisce Montagna Piano e Piateda fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in Val Vedello. Poco oltre la Centrale di Vedello (m 1000, 6 km) il fondo diventa sterrato misto cemento. Si lascia la macchina al bivio Ambria-Agneda.

Itinerario sintetico

Vedello (m 1032) - Agneda (m 1223) – diga di Scais (m 1454) – baita di Cornascio (m 1599) – alpeggio del Grasso (m 1742) – lago di Zoc (m 2126) – Pizzo Medu (m 2314) Pizzo Ceric (m 2536) salita per cresta N e discesa per cresta S - passo del Forcellino (m 2245)- lago Zapello (m 1530) – Ambria - Vedello (m 1032).

Tempo di percorrenza previsto

10 ore per l'intero giro.

Attrezzatura richiesta

Scarponi, utili corda e fettucce per la discesa dalla cresta S del pizzo Ceric.

Difficoltà / dislivello in salita

4- su 6, 1506 metri di dislivello in salita .

Condizioni trovate l'11 novembre 2006

Nebbia in basso e nuvole alte. Asciutto. Condizioni ottime di percorribilità.

Dettagli

Alpinistica f-: la salita per la cresta N, solo qualche passaggio d'arrampicata (II) un po' esposto e scivoloso.

Alpinistica f+: la discesa per la sfasciata e tormentata cresta N. Passi di II+ esposti su rocce friabili e pendii erbosi scivolosssimii che, se bagnati, sono assolutamente impercorribili.

Bilancio


11 novembre 2006

 

Lasciamo la macchina al secondo tornate dopo Vedello, al bivio fra Ambria e Agneda, accostandola con cura all'alto muro di cemento che protegge la curva. Strisce di vernice nera cercano di coprire le scritte contro i prodigi che l'Agip ha realizzato in queste valli.

Seguitiamo lungo la strada per Agneda, poi su per i tornanti che portano al muraglione della diga di Scais (m 1454, ore 1:15). Superiamo il bacino per il suo versante meridionale e ci introduciamo nell'alta Val Vedello passando per l'abbandonata stazione di partenza della funicolare alle miniere d'uranio. Qualche stalattite, brezza e una nebbia malaugurante sono il timido ruggito d'un inverno che non vuol proprio arrivare.

Al primo tornante una strada su erba si stacca sulla sx della ex-carrozzabile per le cave d'uranio e ci porta alla baita di Cornascio (m 1599, ore 0:30). Troviamo aperto e ne approfittiamo per curiosare all'interno: tutto molto essenziale e recentemente ristrutturato, nulla di che insomma.

Tagliamo dritti per il prato e riprendiamo la pista sterrata, poi, incrociato il sentiero che si diparte sulla dx (NNO) lo seguiamo fino all'alpeggio di Grasso (m 1742, ore 0:30).

Ora di vie segnalate non ce ne sono più, solo qualche pista delle capre, per cui ci adeguiamo alle cornute e saliamo direttamente, o lungo le tracce delle bestie, il vallone racchiuso fra la cresta N e la cresta NNE del Pizzo Ceric. Ci teniamo a ridosso del ruscello per evitare i cespugli, quindi usciamo dalla nebbia sul poggio panoramico che precede il laghetto di Zoc (m 2126, ore 1), oggi praticamente in secca. Il paesaggio è molto bello perché due strati di nubi, uno ai nostri piedi , uno sopra la nostra testa, confinano l'orizzonte entro due strisce bianche, quasi fosse una pellicola cinematografica.

Il vallone che s'insinua alle pendici del Ceric è diviso in due settori da un alto circo roccioso. Probabilmente, fino a qualche anno, fa ospitava una struttura glaciale.

Aggiriamo il lago in senso antiorario, poi risaliamo il versante orografico sx della valle prendendo quota lungo la pista delle capre (S). Quindi, sempre prossimi alle rocce alla nostra dx, ci appoggiamo a una ripida striscia d'erba e pietre a SO. Passiamo a fianco di una specie di tettoia naturale, un motel per erbivori, e usciamo sul ripiano superiore. Tutta a dx (O) e, dopo ripidi macereti, guadagniamo la cresta N del Ceric nei pressi del Pizzo Medù. La sommità è nostra dopo una breve arrampicata (tenersi a sx dello spartiacque, m 2314, ore 0:40).

Precipizi a dx e a sx prima della cima, poi solo a dx. Pianeggiamo verso S sullo spartiacque fino a raggiungere nuove pendenze rocciose. Ci manteniamo sempre a strapiombo sulla Val d'Ambria, concedendoci di tanto in tanto riparo a sx ove i passaggi sono più semplici (seguire sempre vie logiche è la regola, per cui è richiesta esperienza alpinistica).

Le rocce sono incise da profonde crepacce che sputano vento gelido e che vanno saltate. Gioia è terrorizzata per le vertigini, zio Angelo e zio Luciano la rassicurano, mentre io vado avanti a cercare i tracciati più semplici. Appena capisco che si passa, li chiamo e loro mi raggiungono. Dopo alcune prominenze che ci illudono d'essere in vetta finalmente conquistiamo il Pizzo Ceric (m 2536, ore 0:40).

Ambiente stupendo. Quella che sembrava una giornata di cattivo tempo ci sta invece regalando paesaggi mozzafiato. Dal lago di nebbia emergono le cime maggiori, bianco e nero, poi giallo e blu a tinte fortissime. Sembra d'essere dentro un quadro.

Abbandono i miei compagni in vetta a mangiare, intanto faccio un sopralluogo sulla tormentata cresta S per vedere se è fattibile.

Inizialmente si perde velocemente quota su una semplice groppa, poi si percorre il filo marcio, pianeggiante e sottile. È bene non cadere né a dx né a sx. Quindi ci si appoggia alla scarpata di dx per aggirare un salto roccioso e tornare sullo spartiacque. Si pianeggia fino ad avvicinarsi all'anticima meridionale del Ceric, quindi per scivolosissime liste erbose ci si abbassa dalla cresta (20-30m) e, grazie un delicato passaggio fra rocce, si intercetta una cengia che riporta sulla spalla immediatamente a S dell'anticima. Si scende sullo spartiacque, o appoggiandosi a sx di questo, quindi alla successiva spianata, si smonta a O per una ripida scarpata. Si torna a marciare verso S fino al centro del valloncello compreso fra l'anticima S e la montagnetta rocciosa che s'alza a N del passo del Forcellino. Lo si sale verso E fino al netto intaglio che lo conclude. Di qui un ripido colatoio getta in testa alla Val Vedello. Senza troppo cammino si intercetta la GVO e la si segue fra le gande (SO) fino al Passo del Forcellino (m 2245, ore 1:30).

Scendiamo la valle a O del passo. Una prima ripida gola, poi superiamo a N due laghettini (la traccia se ne tiene ben lontana), quindi una nuova gola sempre sulla dx orografica, poi traversiamo il torrente (spesso a secco) e abbandoniamo la valle mirando alla testa della Val d'Ambria. Tagliamo verso S entrando nella scarna vegetazione. I segnali spesso sono nascosti e la traccia incerta, ma basta andare sempre verso S ed evitare i salti rocciosi che ostacolano la discesa diretta in Val d'Ambria.

Raggiunte le pietraie alle pendici occidentali del Pizzo dell'Omo, ci portiamo nel fondovalle per gande non segnalate. Oltrepassato il letto del torrente, intercettiamo il sentiero segnato che, passando per le Baite di Cigola (m 1873, ore 1:20), costeggia sulla dx il lago Zapello (o lago fantasma, visto che appare e scompare a suo piacimento, m 1530, ore 0:30), valica il passo di Zapello (m 1560) e scende prima alle baite di Dossello (m 1593), poi ad Ambria (m 1325, ore 0:40). Per la carrozzabile siamo a Vedello (m 1032, ore 0:40).

 

Enrico Benedetti


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276