Ho voluto cominciare a parlare d’amore iniziando dall’amore tra uomo e donna, l’ho definito consapevolmente l’amore che è a fondamento della vita. Questo concetto potrebbe sembrare ovvio, secondario, superato, alcuni infatti tendono a negarlo strumentalmente, infastiditi forse dal fatto che si leghi una vicenda che dà piacere, emoziona, coinvolge spiritualmente ad una mera esigenza di sopravvivenza della specie. Probabilmente è anche un’affermazione che mette in crisi di contraddizione perché noi viviamo nel tempo del controllo delle nascite e di quello genetico, di sovrappopolazione e di cultura della contraccezione.
Ed allora in un senso tendiamo ad esaltare principalmente l’aspetto fisico del piacere derivante dall’atto sessuale disconoscendo, sorvolando, sopprimendo la funzione riproduttiva, in altro senso temiamo di trascurare l’aspetto, altrettanto rilevante, dell’unione spirituale tra uomo e donna, frutto del fatto che siamo gli essere più intelligenti della terra, convinti, tra l’altro, d’avere un’esistenza futura ultraterrena e una consistenza attuale ultracorporea.
Inoltre porre l’accento sull’aspetto naturale contrasta e fa vacillare le ciclopiche sovrastutture mentali costruite sulle vicende sessuali: la verginità, la castità, il tradimento. Tanto per fare qualche esempio.
Tuttavia il mio discorso di oggi non è, e non vuole essere, di critica morale o sociale, culturale o religiosa ma una constatazione che guarda dritto al cuore esatto delle cose, un approccio che si distacca dalla singola storia d’amore, dalle vicende personali, ignora per un momento, (giusto il tempo di un lampo necessario per argomentare un assunto che in chiusa enuncerò) le esigenze e le problematiche sociopolitiche dell’umanità,e, senza voler propugnare un ritorno al naturalismo, osserva le trame millenarie messe a punto dalla natura.
Si provi a guardare con lucida analisi a quel meccanismo d’attrazione che prima latente e, per così dire, in prova, nell’infanzia e nell’adolescenza, si scatena a maturazione sessuale avvenuta, cioè al fenomeno dell’innamoramento e consideriamo come esso sia chiara manifestazione del nostro essere non macchine, non spirito, non cose, ma sangue e carne, peli e ossa, pelle e sesso, cioè del nostro essere animali inseriti in un ciclo biologico vitale che dalla nascita, attraverso la nutrizione, ci permette di vivere, crescere, riprodurci e, solo dopo, concluso questo ciclo, di morire.
In questa spiegazione elementare, troppo spesso mediata, surclassata, minimizzata, io ravviso la ragione del fatto che l’amore di coppia sia amore di vita, in questo concetto trovo anche il fondamento, praticamente inconsapevole, del fatto che l’amore negato, soppresso, deluso, provochi nell’amante frustrato un dolore morale acuto, un senso profondo di disistima, incapacità, inutilità fino, nei casi più intensi, ad un vero e proprio senso della morte.
Perché qualunque sia stato l’impedimento alla propagazione del sé, alla proiezione e fusione nell’altro essere simile a sé e prescelto come complementare, l’impulso traente, l’istinto di fuoco, la radice, la placenta, il cuore pulsante nel ventre della vita è stato rinnegato.
In questa sequenza logica/biologica si fonda la correlazione tra amore e vita - amore e morte, nel che forse s’è esaurita ogni cosa importante dell’esistenza.
Alivento
LA VITA SOGNATA
Chi mi parla non sa
che io ho vissuto un'altra vita -
come chi dica
una
fiaba
o una parabola santa.
Perché tu eri
la purità mia,
tu cui un'onda bianca
di tristezza cadeva sul volto
se ti chiamavano col labbra impure,
tu cui le lacrime dolci
correvano nel profondo degli occhi
se guardavano in alto -
e così ti parevo più bella.
O velo
tu della mia giovinezza,
mia veste chiara,
verità svanita -
o nodo
lucente - di tutta una vita
che fu sognata - forse -
oh, per averti sognata,
mia vita cara,
benedico i giorni che restano -
il ramo morto dei giorni che restano,
che servono
per piangere te.
Antonia Pozzi