Io rifletto, nell’attesa della venuta di Gesù Cristo trionfante, sui termini –laico o religioso- comunemente ritenuti alternative di vita: vivere in assenza di Dio o vivere nella pratica di Dio.
Stamani, appena alzato, ho visto in tv una vecchia registrazione nella quale Monica Vitti, interrogata su Dio, diceva asciuttamente: -Sono credente-. La cosa mi ha fatto piacere, ma non sono sempre stato un credente schietto. Facendo una breve revisione di vita ho avuto queste fasi: da 0 a 15 anni credente (Battesimo, Comunione, Cresima). Da 15 a 41/42 anni: credente-agnostico, come la maggior parte degli italiani: uno che non si comunica con Gesù (e viaggia verso gli inferi), ma crede “per che non si sa mai che l’Onnipotente esista”. Nell’ultima fase, nell’autunno 2003: conversione che perdura gioiosamente. Posso dire di aver vissuto tutte le fasi.
Oggi leggo la parola ‘laico’ in zumero: LA- I- KU. Dal centro: I, cammino (di lacrime), KU, riconosco, LA l’andar oltre. Leggo in latino: religioso (in abl.) = pius erga Deum (pio nei confronti di Dio). Essere pio: pie Deum colere. Essere pietoso misericors- misericordis. Sanctitas.
Accantonato il laico = non credente (che non si pone mai la questione), nel laico normale c’è un cammino, fatto di domande e di risposte, ora alte ora basse, con illuminazioni e tempi bui, in mezzo a tante altre occupazioni.
Sono felice di averci pensato a lungo e di aver 21 anni alle spalle di una conversione a crescere. Dall’epifania 2021 so consapere. Ovvero, ho cominciato un’amicizia con lo Spirito di Dio che mi insegna a vivere sempre gioiosamente. E a ripensare la vita vissuta.
Caro Spirito Santo, oggi abbiamo iniziato, col primo giorno d’Avvento, l’anno 2025.
Dal 25 dicembre, col Natale della prima venuta di Gesù, o dal giorno dopo, inizia l’Anno santo, che rinnova il primo concilio di Nicea del 325 d.C.: inondaci di TE!
Carlo Forin