Una risata ci seppellirà?
“In ogni tempo l’ironia ha caratterizzato il genio filosofico e liberale, è stato il sigillo dello spirito umano, lo strumento irresistibile del progresso. I regimi stazionari sono costituiti da persone serie: l’uomo del popolo che ride è invece mille volte più vicino alla ragione e alla libertà dell’anacoreta che prega o del filosofo che argomenta” così la pensava Proudhon nelle sue Confessions d’un révolutionnaire.
Tuttavia la satira ha i suoi limiti e le sue ambiguità: con essa si ridicolizza l’avversario, ma allo stesso tempo si disinnesca le crisi, ci si sfoga e questo può contribuire alla tolleranza degli abusi.
Il riso, dal XX secolo in poi, è stato una dolce droga che si è insinuata in ogni anfratto e ha permesso all’umanità di sopravvivere alla vergogna. Il riso e diventato il respiro e il sangue della nostra società e non vi è verso di potergli sfuggire: ridere è obbligatorio, gli animi tristi sono esclusi, la festa deve essere permanente.
Forse la soluzione del problema sta nella modica quantità.