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Annagloria Del Piano. La notte dei poeti 
Il Gala della Biennale d’Arte di Sondrio
10 Ottobre 2024
 

Si è tenuta sabato scorso, 5 ottobre, la serata di gala della Prima Biennale d’Arte e Teatro di Sondrio, presso il Teatro Sociale del capoluogo.

Alla presenza di un folto pubblico, un grande evento ricco di nomi d’interesse nel panorama culturale italiano per premiare i finalisti dei diversi Premi previsti in Biennale.

A introdurre la serata, Massimiliano Greco e Antonio Muraca, del Progetto Alfa, che sono stati gli ideatori della grande kermesse. Grazie al loro lavoro e al sostegno di diversi enti pubblici, la Biennale ha potuto da sogno che era concretizzarsi in realtà: un appuntamento che ha riscosso grande partecipazione e che si riproporrà appunto a cadenza di due anni.

Con la frizzante conduzione dell’attrice e insegnante di teatro Gigliola Amonini, il gala ha preso il via con l’esibizione del Coro Monti Verdi di Tirano, diretto con grande maestria e passione da Tamara Della Vedova. Tre brani dal forte impatto emotivo, a cantare di montagna, soldati in partenza per la guerra e un inno d’amore per la terra di Sardegna, a completare un trittico di spessore per questo coro maschile da decenni attivo in Valtellina.

La serata è continuata con l’intervento del critico d’arte Giorgio Grasso e il suo endorsement alla manifestazione sondriese, dove ha colto l’attenzione riservata al canone estetico, alla bellezza e, al contempo, alla fruibilità davvero accessibile a chiunque si faccia portatore di questo assioma.

Basta con l’arte per pochi e, pure, con ciò che viene spacciato per artistico e invece è portatore assente di Bellezza, in nome di un’arte povera e solo concettuale, che non sa emozionare – queste le parole anche controverse del critico, che in effetti hanno trovato un’opinione diversa nel discorso del critico letterario Vincenzo Guarracino, poi intervenuto a premiare la poesia vincitrice di Maria La Bianca (dedicata dall’autrice alla città di Palermo e a tutte le città in pace e in guerra) del Premio Bertacchi, annesso alla Biennale.

Guarracino ha sostenuto dal canto suo che l’arte non può e non deve rispondere a generici canoni di Bellezza, completamente soggettivi, e che anche l’espressione creativa di ciò che è brutto, ripugnante o inizialmente poco comprensibile ha voluto, nelle varie correnti e tutt’oggi, proporre riflessioni, nuove forme di conoscenza, nuovi modelli di bellezza, capaci di indagare l’inconscio e le parti più buie dell’essere umano. Così è stato, ad esempio, per l’art brut e il Dada, per le Avanguardie, il Surrealismo…

Come si vede, un dialogo aperto che ha sottolineato il valore di questa Biennale sondriese agli esordi, ma gìà portatrice di significato!

È poi salito sul palco Stefano Curreli, noto influencer di Spazio Letterario, oltre che insegnante di lettere, a illustrare agli spettatori la scommessa di un luogo fatto di parole e scambi su Instagram, l’utilizzo dunque di un canale social quasi fosse un caffè letterario che riunisce più di 220.000 follower, con la passione della letteratura. Il mio quotidiano pubblicare su instagram, in questo Spazio, pensieri, citazioni, video di brevi presentazioni letterarie e poetiche testimonia quanto la gente, noi tutti, siamo bisognosi di parole, di arte, a volte senza averlo nemmeno sospettato – racconta Curreli.

Grande apprezzamento ha infine avuto la lettura del monologo teatrale vincente, di Mara Melon, (per la Sezione Teatro del Premio Bertacchi, coordinato da Benedetta Carrara), interpretato per l’occasione da una luminosa Stefania Casini, attrice nativa della Valchiavenna, poi regista e documentarista, che ha portato sotto i riflettori il monologo di una donna di mezza età che sentendo di aver sacrificato la propria carriera e anni della sua vita a un marito egoista e assai poco attento a lei, decide di attuare una piccola vendetta veniale nei suoi confronti, pungendolo sul vivo della sua superbia.

Al termine delle esibizioni e premiazioni, ecco infine l’atteso concerto di supporto alla serata: l’anteprima del tour dei Finisterre, gruppo italiano attivo dal 1994, di musica progressive/post-rock, che ha letteralmente conquistato il pubblico del Teatro per bravura di esecuzione di cantanti e musicisti, con la proposta dell’album cult dei Pink Floid “The dark side of the moon”.

Quella parte scura che c’è in ognuno di noi, e in ogni artista è ancor più foriera di ispirazioni (insieme all’altra, a quella luminosa), per creare e indagare il sé. Nella convinzione che la conoscenza, lo studio, il talento alimentino il fermento da cui nasce l’Arte. Quel fermento che deve trovare spazi anche in luoghi un po’ decentrati come la nostra Valle, interlocutori e fruitori in manifestazioni come questa, della Biennale.

 

Annagloria Del Piano


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