Dialogo Tf
Giuseppina Rando. Il peso dell’ignoranza 
A libro aperto: pensieri peregrini a sera… - 28
06 Ottobre 2024
 

Quanto più una società si allontana dalla verità,

tanto più odierà quelli che la dicono.

Poiché nel tempo dell’inganno universale,

dire la verità è un atto rivoluzionario.

George Orwell da La fattoria degli animali

 

 

Diogene Laerzio, scrittore greco del III sec. a.C., nell’opera Vite dei filosofi ci tramanda la voce sempre viva di Socrate:

Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male l’ignoranza”.

È necessario, tuttavia, precisare che il “conoscere” a cui rimanda Socrate non è un semplice sapere ma è la sapienza, il pensare, il riflettere, il giudicare.

È noto a tutti quanto questa realtà oggi sia carente a fronte dell’imperante superficialità, dell’arroganza e la presunzione di “tutto sapere”.

Wislawa Szymborska, poetessa polacca (Nobel per la letteratura nel 1996) in un’intervista ha dichiarato, a proposito dell’ispirazione poetica, che essa può nascere da “qualunque cosa” e che il suo atteggiamento di fronte alla complessità del “sapere” è un incessante non soed ama molto due piccole paroline: non so…. Piccole, ma alate. I versi semplici e malinconici della Szymborska svelano, di fatto, il proprio mondo interiore segnato dall’inquietudine e l’essere pronta a vagliare quello esteriore spesso segnato da volgarità e prepotenza. …È bella una tale certezza, ma l’incertezza è più bella… (da “Amore a prima vista”).

Semplicità e modestia sono i tratti distintivi dei suoi componimenti poetici: grande lezione di umiltà in un tempo in cui si sentenzia su tutto, si afferra il microfono come una mazza, non si perde tempo ad ascoltare le ragioni altrui, nella convinzione che le proprie siano inconfutabili e definitive. Atteggiamento proprio dei fondamentalisti (religiosi o politici) che, nutriti di ignoranza, rifiutano ed attaccano chi la pensa diversamente, peraltro facendo scadere di significato ogni genere di confronto.

Illuminante su questo argomento ritengo il saggio di Paolo Iacci Sotto il segno dell’ignoranza (ed. Egea, 2021) da dove si evince che l’ignoranza non è, di per sé, negativa o positiva, ma uno stato naturale dell’uomo.

Anche il più sapiente di noi non potrà conoscere che una piccola parte delle cose. Invece ignorare la propria ignoranza o addirittura farne uno strumento di consenso e di potere è molto grave.

Grave perché quando si è avvolti dal velo nero dell’ignoranza ci si lascia facilmente prendere dalle illusioni e ci si allontana dalla verità.

Vengono in mente i prigionieri del Mito della caverna di Platone, che, prigionieri senza sapere di esserlo, prestano ascolto solo a ciò che piace loro udire.

Coloro che in passato hanno cercato di destare le masse dal loro sonno sono stati eliminati: si pensi a Socrate, Ipazia di Alessandria, Antonio Gramsci (incarcerato, liberato perché malato e, subito dopo, morto) e a tanti altri.

Nella società odierna sono altri i sistemi per oscurare la ricerca della verità e, in particolare, certo protezionismo di stampo utilitaristico-economico considerano inutile lo studio della letteratura e della filosofia.

Che vantaggi comporta nella vita di tutti i giorni aver letto Seneca, il Simposio di Platone, Aristotele? Nessuno, se pensate in termini di vantaggio, di guadagno, di profitto.

Tutto ciò che non può essere comprato, venduto, ostentato viene giudicato inutile. Perché? Perché al sistema non servono uomini pensanti ma macchine. Non servono i filosofi, non servono i pensatori, non servono gli artisti ma soltanto operai altamente qualificati. Schiavi che non sanno di essere schiavi, che non conoscono altro che la caverna buia in cui sono rinchiusi. C’è un modo, uno solo per rompere le catene: pensare! (G. Middei)

Pensare, mettersi in discussione, confrontarsi e riconoscere ciascuno i propri limiti in quanto “la vera conoscenza sta nel conoscere l’estensione della propria ignoranza” (Confucio).

Attualmente, purtroppo, si assiste allo strapotere dell’ignoranza in tutti gli strati delle nostra società. È questa la nuova questione morale del nostro Paese?

Il “partito” degli ignoranti è trasversale, è a destra come a sinistra.

E non è solo un problema del ceto politico. Si avverte una sorta di ostilità anche verso i tecnici e gli esperti e per di più li si ostacola impedendo, di fatto, la realizzazione del pensiero meritocratico.

Ritengo che l’unica soluzione al dilagare dell’ignoranza potrebbe essere innanzi tutto curare la piaga dell’analfabetismo funzionale investendo nella scuola e nell’accesso alla cultura. Solo mirando a virtute e conoscenza, si avrà la possibilità di capire quanta strada ancora c’è da percorrere, quanto mare ci circonda… e quanto ancora c’è da imparare.

 

Giuseppina Rando


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