Arte e dintorni
Annagloria Del Piano. Biennale di Sondrio, Arte Letteratura e Teatro 
A “Progetto Alfa” il merito di un appuntamento unico, pensato per la prima volta nel capoluogo sondriese
05 Ottobre 2024
 

L’evento che celebra tutte le forme d’arte e creatività nel capoluogo valtellinese, dal 04 al 13 ottobre, si è aperto ieri a Sondrio, con la lectio del professor Vincenzo Guarracino, critico d’arte e autore di numerosi saggi su Leopardi.

Presso la biblioteca comunale sondriese è stata dunque inaugurata la Mostra “Lettere a Leopardi”, che riprende l’originale progetto del 1998, a firma di Guarracino, nato per celebrare il bicentenario dalla nascita del poeta di Recanati. L’iniziativa si rivolgeva agli intellettuali del tempo, invitandoli a un dialogo immaginario con Leopardi, utilizzando il medium della cartolina postale.

Il prof. Guarracino, rivolgendosi alla platea, si è detto entusiasta della presenza di una classe di giovani dell’Istituto Tecnico “Mattei” di Sondrio e ha ricordato loro quanto quel mezzo di comunicazione, ad oggi tanto desueto che voi potreste non averne neppure riscontro nelle vostre conoscenze, fosse però assimilabile, negli intenti di farsi portavoce di pensieri e poi scritti, ai moderni messaggi su whatsapp e altri canali social. Furono molti gli artisti del tempo che parteciparono al progetto, da Sanguineti a Pomodoro, a Tadini e Baj: messaggi per il grande poeta. Diedero vita a una mostra che ebbe grande risonanza quell’anno e negli anni successivi, finendo nei luoghi più impensati e facendo parlare di un Leopardi in discoteca, o al cinema, grazie a esposizioni che vennero allestite in quei ritrovi giovanili.

«Leopardi aveva un rapporto molto particolare, potremmo dire, coi giovani quando lo era anche lui» prosegue Guarracino. «Nel suo piccolo borgo, proprio come tante volte succede anche oggi, veniva preso in giro, diremmo bullizzato, per il suo aspetto, per il carattere chiuso. Eppure ciò non gli impedì, nelle sue opere, di dare molto spazio al pensiero sulle generazioni future. E, addirittura, nello Zibaldone, quel suo incredibile diario, nel 1827 annotò un’idea che avrebbe voluto realizzare, cioè il progetto di scrittura di una lettera ad un giovane del ventesimo secolo!»

Tornando a illustrare lo Zibaldone, il prof. Guarracino ne sottolinea l’importanza imprescindibile per avvicinarsi al pensiero e alla poetica leopardiana.

«Si tratta di un diario monumentale, più di 4.600 pagine, denso di appunti, riflessioni, annotazioni che Leopardi fissava su carta quando non era intento a lavorare alle sue opere. Davvero scriveva 24 ore su 24! Erano, queste dello Zibaldone, pagine fittissime di fogli di protocollo, ricche di abbreviazioni, segni diacritici, moltissimi eccetera, posti quando il concetto era da lui già stato espresso. Insomma, un modo di scrivere per sé, codificato, proprio come – ancora una volta lo si può dire – fareste voi ragazzi oggi».

La lectio di Guarracino prosegue, ricca di aneddoti e dettagli sulla vita familiare dei Leopardi, sul rapporto difficile con la madre, rigorosa cattolica del tempo, avversa perfino all’opera del figlio, visto che la considerava addirittura immorale. Ricordiamo che la Chiesa mise all’Indice Leopardi, in particolare dopo la scrittura delle Operette Morali, ritenendolo eretico e pericoloso, a causa del suo pensiero filosofico definito pernicioso.

Anche il pensiero di altri importanti autori nei confronti di Leopardi prende spazio nell’esposizione del professore: Montale, ad esempio, che si rammaricava della scuola dei suoi tempi, che a volte non introduceva nei programmi, per i motivi suddetti, l’opera leopardiana. Così accadde a lui, durante gli studi di ragioneria.

«Vedete quanto possano far danni certe menti chiuse, irregimentate nelle proprie convinzioni e ideologie», sottolinea Guarracino.

Certo il pensiero di Leopardi era, anche, pensiero politico, in quell’accezione classica di arte di governare, trovando il modo di farlo senza schiacciare, senza annullare parti di umanità, ma occupandosi di vero amore fra tutti gli uomini, con l’amor proprio rivolto agli altri, al bene comune e ai publici fati, anche se dentro a un mondo, quel secol superbo e sciocco, di vili contro generosi, affinché il consesso umano potesse progredire in salute e giustizia sociale.

 

Annagloria Del Piano

 

 

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