Siamo nel pieno della campagna elettorale europea che, in Italia come altrove, appare condotta su una china molto nazionale. I partiti non riescono ancora a concepire che l’elezione europea non serve a contarsi sul piano interno, ma a formare maggioranze politiche nel Parlamento europeo dove si dovrà votare la fiducia ad un governo, la Commissione europea, a sua volta incaricata di adottare un bilancio proprio per poter sviluppare politiche europee in base agli indirizzi delle forze che lo sostengono. Se le forze politiche italiane ne fossero consapevoli avrebbero almeno delle idee, e non semplici slogan, su temi e scelte europee da prospettare ai cittadini.
Forse, per aiutare la politica italiana ad uscire dal recinto del quotidiano e stucchevole scambio di accuse reciproche su fatti nazionali, può essere utile ricordare qualche punto fermo del processo di unità europea, anche per dire qualcosa di sensato quando si parla ad esempio di pace o di guerra. Bisognerebbe allora far ricorso alla memoria, ovvero ai principi che hanno posto le fondamenta del processo d’integrazione. Questi furono indicati nel Manifesto per un’Europa libera e unita, scritto a Ventotene nel 1941 da alcuni antifascisti (Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e altri) confinati in quell’isoletta dell’arcipelago pontino, che capirono in modo lungimirante come la guerra in atto avrebbe posto fine alla forza storica degli stati nazionali europei e che la salvezza della civiltà europea sarebbe passata attraverso il loro superamento, mediante l’edificazione di una nuova struttura politica, la federazione europea.
Il primo principio sancito in quel documento stabiliva un legame diretto tra la pace e l’unità politica, come a dire che se gli europei volevano porre fine ai conflitti secolari che li avevano contrapposti dovevano puntare alla creazione di istituzioni politiche sovranazionali. Sarebbero state queste, e non le politiche dei singoli stati, a garantire la pace tra gli europei. E così è stato di fatto: l’Unione europea, pur coi suoi difetti, ha garantito pace e stabilità a francesi, tedeschi, italiani e a tutti gli altri suoi popoli e l’Ue è realmente la terra della pace realizzata tra le popolazioni che vivono nei suoi confini. Basterebbe questa memoria per capire che chi chiede la pace in Ucraina deve volere al più presto dentro l’Ue quel Paese martoriato dall’aggressione russa e che pertanto deve sostenere la sua Resistenza. E che quella è dunque Resistenza europea al tentativo reazionario di riproporre la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, né più né meno di quella combattuta per la liberazione dal nazifascismo.
Il secondo principio fissato a Ventotene fu che l’unità europea non sarebbe calata dal cielo e che non era un bel sogno, come si sente dire da chi si dichiara deluso, spesso senza aver fatto nulla. Al contrario l’unità europea doveva essere un progetto cui dedicare energie politiche ed intellettuali, divenuto poi una necessità impellente nel nostro tempo che ci rivela la crisi profonda degli stati nazionali nella gestione di imprevedibili questioni contingenti (vedi la pandemia e la guerra in corso in Ucraina). È sufficiente questa constatazione per capire che chi dice che l’Italia (o la Francia oppure la Germania) deve contare di più in Europa prende in giro gli elettori, mentre chi sostiene una politica di sicurezza europea, estera e di difesa comune, deve anche dire cosa e come fare per raggiungerla, se vuole ottenere il voto dei cittadini europei, quali siamo.
Il 9 maggio il varesino Giovanni Bloisi, conosciuto come ‘ciclista della memoria’ e nominato di recente Cavaliere della Repubblica dal Presidente Mattarella, è partito appunto in bicicletta da Ventotene per portare in giro per l’Italia la memoria dell’unità europea. Toccherà vari centri (nella nostra provincia il 30 e 31 maggio sarà a Morbegno, Sondrio, Sondalo, Tirano e Aprica), in cui si svolgeranno pubblici eventi per richiamare i cittadini all’importanza del voto europeo e alla loro partecipazione alla discussione sul futuro dell’Ue. Tanto maggiore sarà la partecipazione alle elezioni, tanto più solida sarà la democrazia in Europa. Bloisi con la sua lunga pedalata che concluderà in cima al Mortirolo, dove sono posizionate le panchine europee più alte del Vecchio continente e si combatterono alcune delle ultime battaglie della Resistenza europea al nazifascismo, può riuscire a far comprendere quanto sia importante difendere quello che i nostri progenitori hanno duramente conquistato, anche per poter migliorare e rendere più stabile l’Unione europea.
Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione “Ezio Vedovelli” Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo
Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio