Laboratorio
Luciano Angelini. La pala della Cappella di san Domenico 
L’opera più antica del ‘bel san Giovanni’ di Morbegno
Morbegno, la pala della cappella di san Domenico
Morbegno, la pala della cappella di san Domenico 
20 Maggio 2023
 

All’interno della Collegiata di San Giovanni Battista di Morbegno, (risalente ai sec. XVII-XVIII), c’è una cappella dedicata a san Domenico di Guzmàn,1 il fondatore dell’Ordine domenicano (1215), e dal cui nome deriva la denominazione di domenicano. È la prima cappella sulla destra entrando dal portone principale.

L’altare marmoreo fu eseguito da Carlo Scanagatta di Varenna solo nel 1933. La pala della fine del sec. XVI è di autore ignoto, e sarebbe stata trasportata dal Convento domenicano di sant’Antonio;2 non lasciano dubbi al riguardo la datazione, il soggetto e la poetica del dipinto.

La curiosa tela, non valorizzata quanto meriterebbe, raffigura il celebre miracolo di Soriano, cioè la Visione di un frate domenicano del convento di Soriano Calabro,3 che avrebbe avuto luogo la notte tra il 14 e il 15 settembre 1530. Al frate converso Lorenzo da Grotteria sarebbe apparsa la Madonna accompagnata dalla Maddalena e da Santa Caterina d’Alessandria per consegnargli la tela con l’immagine di San Domenico da esibire nel convento. Nel giro di pochi anni il culto dell’immagine acheropita4 di San Domenico diede grande fama al Convento di Soriano Calabro tanto da divenire meta di pellegrini e cercatori di grazie da ogni dove d’Italia, d’Europa e del nuovo Mondo.

La Visione del frate Lorenzo, a cui vengono riconosciuti prodigi fin dalla sua apparizione, è un tema ricorrente nell’iconografia domenicana ed è rappresentata ovunque nelle chiese domenicane, il che spiega perché si trovi rappresentata anche a Morbegno e perché dovesse trovarsi nella chiesa del Convento domenicano di sant’Antonio.

Il dipinto della cappella di san Domenico di Morbegno rispecchia l’iconografia ricorrente della Visione: in alto al centro è raffigurata la Madonna, alla sua destra la Maddalena e alla sua sinistra santa Caterina d’Alessandria, che tengono dispiegata la tela con l’immagine di san Domenico con nella mano destra un libro, simbolo della sapienza dei membri dell’Ordine, e nella sinistra un giglio, simbolo della loro purezza, ma non vi sono rappresentati tutti gli attributi iconografici di santa Caterina d’Alessandria, che, invece, ritroviamo in molte altre rappresentazioni della Visione, come ad esempio in quella proposta in allegato.

L’attributo iconografico più riconoscibile di Maddalena di Màgdala, chiamata anche “apostola degli apostoli”, in quanto fu lei ad annunciare ai discepoli la risurrezione di Cristo, è un’ampolla d’unguento che ricorda l’episodio della lavanda dei piedi di Gesù; mentre gli attributi iconografici di santa Caterina d’Alessandria, patrona dei filosofi, sono la ruota chiodata, la spada, la corona in riferimento al suo sangue reale, la palma del martirio, l’anello e il libro, emblema di sapienza.5

 

Luciano Angelini

 

 

1 Domenico nasce a Caleruega, Spagna, nel 1170 e muore a Bologna il 6 agosto 1221. Viene canonizzato il 13 luglio 1234. Il Santuario principale a lui dedicato è la Basilica di San Domenico di Bologna, dove il suo corpo dal 1267 è custodito in una preziosa arca marmorea. Dante Alighieri scrisse di Domenico:

- «Io sono [Maestro Tommaso d’Aquino] degli agni della santa greggia / che Domenico mena per cammino, / u’ ben s’impingua, se non si vaneggia» (Paradiso X, 94-96).

- «Domenico fu detto; e io ne parlo / sì come de l’agricola che Cristo / elesse all’orto suo per aiutarlo» (Paradiso XII, 70-72).

- «In picciol tempo, gran dottor si feo... / Poi con dottrina e con volere insieme, / con l’officio apostolico si mosse, / quasi torrente ch’alta vena preme» (Paradiso XII, 85, 97-99).

2 Il Convento domenicano di Morbegno (1457-1798). Nel 1798 tutto il complesso religioso fu soppresso in ottemperanza dell’ordine napoleonico di sopprimere tutti i conventi con meno di 15 religiosi.

Il convento fu particolarmente importante nei secoli XVI-XVII. Fu un baluardo della chiesa cattolica contro la Riforma che si andava diffondendo in Valtellina, allora sotto il dominio dei Grigioni (1512-1815), e un centro di propaganda del Concilio di Trento (1545-1563); funzionò anche come centrale di spionaggio per la conoscenza delle attività degli eretici e principalmente dei loro ministri di culto e predicatori. La lotta politico-religiosa fra le opposte fazioni culminò con la strage di centinaia di donne, uomini e bambini inermi, e solo perché protestanti, strage passata sotto il nome di ‘Sacro Macello’ (1620). Fu ospite del Convento anche l’Inquisitore piemontese Michele Ghisleri (1504-1572), proclamato papa Pio V nel 1566, fu lui ad incaricare il domenicano Pietro Antonio Casanova, responsabile del convento di Morbegno, di organizzare il rapimento di Francesco Cellario di Lacchiarella (1520-1569), ex frate minore dell’Ordine francescano, convertitosi alla Riforma e pastore protestante della chiesa di San Pietro di Morbegno, abile predicatore e benvoluto dalla comunità, sposato con figli ad Antonia di Morbegno. Ai primi di giugno del 1568 il Cellario di ritorno da Zuts in Engadina, dove aveva partecipato ad un sinodo di ministri evangelici in rappresentanza della comunità di Morbegno, fu rapito presso il lago di Novate da una banda di otto sicari assoldati, trasferito in catene in barca a Como e da qui a Milano dove fu consegnato all’Inquisizione, trasportato a Roma sempre in catene fu condannato al rogo (1569) dal “Ufitio de la Santa Inquisizione)”: “menato in ponte” S. Angelo, vi “fu appiccato e poi abbruciato”.

3 Il Convento Domenicano di Soriano Calabro nella provincia di Vibo Valentia (Calabria).

La storia del convento domenicano ha inizio nel XVI sec. e precisamente nel 1510. Divenne presto famoso anche fuori d’Italia. Vi passò Carlo V nel 1534 e vi soggiornarono Tommaso Campanella e il cardinale Odescalchi (1678-79), che diventerà poi papa Innocenzo XI. Il monumentale monastero, tra i più grandi d’Europa, con una grande e ricca chiesa venne raso al suolo dal devastante terremoto del 1783. Si salvò la famosa tela, assai venerata e celebre in tutto il mondo, con l’effigie del santo Domenico, ora conservata nella chiesa annessa di san Domenico; è attribuita a scuola napoletana del principio del sec. XVI o della fine del XV.

4 Acheropita, cioè immagine sacra, ritenuta autentica e di origine miracolosa.

5 Santa Caterina d’Alessandria (287 circa-305), giovane cristiana, vergine, nobile, bella e colta, abitante ad Alessandria d’Egitto, tentò inutilmente di dissuadere l’imperatore Massimino dal culto pagano. Dopo aver convertito con la sua sapienza e fermezza numerosi intellettuali di corte, fu condannata al supplizio della ruota dentata, salvata da un miracolo, verrà poi decapitata.


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