L'universo a spicchi
Alberto Figliolia. Il male oscuro dell’Olimpia Milano
13 Gennaio 2023
 

Il male oscuro che travaglia la Pallacanestro Olimpia Milano. Eppure è in testa alla classifica di serie A, nonostante la recente sconfitta ai supplementari contro Napoli. Il discorso scudetto pare ristretto alle due storiche contendenti, vale a dire la stessa Olimpia e i virtussini di Bologna. Troppe le sconfitte in Eurolega, a un certo punto nove di fila, poi un minifilotto di tre vittorie. Quindi ancora due capitomboli. Bruciante, per come maturata, la sconfitta, - 20 con soli 63 punti segnati e neanche il 20% nel tiro da 3, contro l’Alba Berlino, fanalino di coda prima di incontrare Milano, che ora giace in fondo alla graduatoria.

Vero, la concorrenza in Eurolega è spietata: squadroni superattrezzati, con non meno storia dei milanesi (Real Madrid, Barcellona, Maccabi Tel Aviv), new entries ambiziose (Monaco), tutte le équipes, in ogni caso, ad alto tasso di rognosità tecnico-agonistica.

Eppure a questa Olimpia nulla parrebbe mancare. La guida dalla panchina è eccelsa – come poter discutere Coach Messina? Lui per risultati e scienza cestistica è un guru, e certo non bollito – la proprietà solidissima, la squadra non è una mera collezione di figurine. Il roster è amplissimo e può ben compensare il panorama degli infortuni (anche se quella di Shavon Shields è un’assenza ultrapesante). Kyle Hines dalla ricchissima bacheca è un califfo, pivot bonsai ma statuario, tonicissimo nonostante l’età, un magazzino di esperienza e sapienza tecnica; Brandon Davies è un campione, movimenti perfetti, i suoi tiri escono splendidamente dalle mani anche in caso di alto coefficiente di complessità, intelligenza cestistica, versatilità; Nicolò Melli è uno dei migliori difensori d’Europa, carismatico e punti nelle mani; Billy Baron sa essere un tiratore mostruoso; Devon Hall è stile e classe; Pippo Ricci, Mister Utilità. Potremmo continuare con l’elogio dei singoli…

Che manchi una quota e qualità di playmaking e leadership? La giusta tensione mentale che scema, talora addirittura scomparendo? Sono a ogni modo inspiegabili certi cali, quando non blackout, dei milanesi.

Perché ormai non basta più primeggiare sui parquet del Bel Paese, Virtus permettendo o altri improbabili incomodi (la genuina commovente Derthona-Tortona, la pur profonda Venezia, questa forse la più accreditata terza forza del massimo torneo italico).

Il palcoscenico su cui l’Olimpia di Giorgio Armani vorrebbe, soprattutto, esibirsi con successo è quello europeo. Ma, così facendo, l’itinerario pare oltremodo complicato, se non compromesso.

Certo dispiace vedere alcuni italiani nelle file dell’EA7 giocare poco o nulla: Tonut, Biligha, Baldasso (ora ai box), Alviti. È il problema delle lunghissime rotazioni per una stagione incredibilmente lunga e faticosa.

Innegabile che un male oscuro affligge i cestisti all’ombra della Madonnina. Eppure, con il recupero degli infortunati e sfruttando a proprio vantaggio la classifica corta, potrebbe bastar sistemare quelle due-tre tessere perché il puzzle continentale riesca. A Coach Messina, al prode Ettore, l’ardua sentenza.

 

Alberto Figliolia


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