Amavi l’ulivo contorto dai venti, l’amavi padre.
Furente di vita sgranavi la terra e la sera il rosario.
Padre mi manchi, l’ulivo mi manca, ucciso dalla saetta.
Denti anneriti spuntano dalla terra riarsa
muore di sete il germoglio stento.
Mettevi l’abito buono e io le scarpe bianche, le fibbie d’oro.
Le Palme. L’augurio di pace e il ramo d’ulivo benedetto.
Infranto il quadro della Sacra Famiglia,
spento il sorriso dei bambini.
Mi manca l’olio verde sulla fetta di pane di frumento.
C’è ancora tanta vita, e vuole dare vita.
Padri chini chiedono alla terra sostegno,
benevolenza al cielo.
Silenzio.
Acquietati i rumori malvagi degli scontri
tornano gli uccelli migratori.
Rabbrividiscono d’ali le braccia ventose dell’ulivo
Maria Lanciotti
Premio “Venere Lavinia”, 2000
da Sangue di passero, Sovera Edizioni, 2001